Contratti a tempo indeterminato, turni flessibili, lavoro responsabile, stipendio ottimo in relazione al costo della vita ed essere una figura rispettata in ambito lavorativo e nella società. Sono questi i motivi che - secondo Michele Liberatore, infermiere di Terapia Intensiva in Germania – spingono all’esodo sempre più giovani infermieri italiani. E, messa su questo piano, sarebbe anche difficile dar loro torto.
Germania, Michele: Qui l'infermiere è un professionista specializzato
In questi ultimi anni stiamo assistendo in Italia ad un nuovo fenomeno migratorio: giovani italiani alla ricerca di un avvenire migliore lontano dalla nostra cara Italia. Solo nel 2016 sono stati ben novemila i giovani in più rispetto al 2015 che hanno deciso di intraprendere un’avventura all’estero.
Io mi chiamo Michele e mi sono Laureato in Scienze Infermieristiche nel 2010. Nel 2011 ho frequentato un Master di primo livello in Area Critica e nel 2012 un altro Master di primo livello come “Management per le funzioni di coordinamento”.
In Italia sono riuscito a trovare solo occupazioni precarie o con partita iva e i concorsi… o erano annullati o alla fine non sei mai chiamato per l’assunzione.
Nell’estate del 2013 approdai in Germania. Dopo aver superato l’esame di lingua, che è stato pagato dalla struttura sanitaria che mi aveva assunto, iniziai subito a lavorare con un contratto a tempo indeterminato, con uno stipendio base da circa 1800 euro mensili cui sommare le varie indennità aggiuntive. Insomma uno stipendio che i colleghi italiani possono solo sognare!
La vita dell’infermiere in Germania non è poi molto distante da quella del collega italiano. Si lavora in turni divisi tra mattina, pomeriggio e notte, ma non in questa rotazione fissa come accade in Italia, bensì con maggiori flessibilità che offrono la possibilità di poter accumulare più giorni liberi e magari riuscire a fare delle mini vacanze o delle gite, cosa che in Italia sarebbe impossibile senza dover per forza utilizzare dei giorni di ferie.
Grazie al master in Area Critica ho iniziato a lavorare in una Intensiv Station e cioè in una Rianimazione. In questo reparto ci sono colleghi che in Germania hanno tutti frequentato un corso di specializzazione della durata di due anni, pagato dall’ospedale, col quale gli infermieri sono formati per assistere un paziente che ha bisogno di cure intensive.
Come in Italia, anche qui in Germania è l’infermiere che sta 24 ore su 24 col paziente e quindi la sua formazione non può prescindere dal saper gestire la ventilazione meccanica, un accesso venoso o arterioso, valutare i dati di un'Ega o della Pressione Arteriosa Cruenta o della PVC o della PIC come anche saper comprendere in maniera tempestiva quei segni e sintomi che possono essere indice di criticità per il paziente.
Il tutto non solo a livello pratico, poiché la corretta pratica deve essere supportata necessariamente, soprattutto in un reparto intensivo, da una giusta e specializzante formazione teorica. L’Infermiere di Rianimazione in Germania è un professionista specializzato ed in quanto tale rispettato e stimato non solo dagli altri colleghi, ma anche dai medici e soprattutto dagli utenti.
Il passo in avanti della professione Infermieristica che in Italia a mio avviso non riusciamo a fare è quello di ottenere il giusto riconoscimento dalle altre figure professionali.
Qui in Germania l’Infermiere è coinvolto in maniera attiva nei processi di cura del paziente. Partecipa, infatti, a riunioni periodiche con lo staff medico ed eventuali altre figure sanitarie, per discutere insieme del procedere delle terapie, delle cure e delle necessità biopsicosociali dei pazienti.
Insomma: contratti a tempo indeterminato, turni flessibili, lavoro responsabile, stipendio ottimo in relazione al costo della vita ed essere una figura rispettata in ambito lavorativo e nella società sono a mio avviso i motivi che spingono sempre di più i miei giovani colleghi a lasciare l’Italia per la Germania.
Michele Liberatore, Infermiere
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