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La Spezia e la pubblicità dinamica per rilanciare l'infermiere

di Francesco Falli

L’immagine degli Infermieri in Italia, sul versante della comunicazione e della “comprensione del ruolo”, non è esattamente quella che gli stessi professionisti vorrebbero. Spesso si sono accese roventi discussioni su ciò che potrebbe essere fatto per migliorare la permeazione, nell’immaginario collettivo, di questa figura, semplicemente indispensabile nell’equilibrio della Sanità italiana, così come, molto spesso, riconosce chi viene a contatto diretto col sistema sanitario.

L'infermiere, un professionista ancora poco conosciuto

La campagna pubblicitaria di Ipasvi La Spezia

Ai cambiamenti normativi (compiuti ed effettivi, arrivati ormai da molti anni), all’ingresso in Università, alle reali attività erogate sul campo - qualunque esso sia - non sempre corrisponde un adeguato riconoscimento sociale e ciò è certamente legato anche al retaggio di un passato che non passa.

Se osserviamo la formazione di molti professionisti italiani così come era prevista all’indomani della conclusione dell’ultima guerra mondiale (ormai oltre 70 anni fa), noteremo che è la stessa di oggi: un diploma di scuola secondaria superiore, la famosa maturità; mentre la professione che più ha visto crescere il suo percorso di formazione è proprio quella dell’Infermiere, passata dal poco, pochissimo, all’Università.

La società ha impiegato, ed impiega, molto più tempo del previsto a metabolizzare il cambiamento che è avvenuto ormai da parecchi decenni, sul piano formativo ed anche operativo.

Purtroppo in questi ultimi 20 anni si sono avute situazioni particolari - a parere di chi scrive - che hanno ulteriormente rallentato il processo di recepimento di un ruolo nuovo. Un’occasione perduta è storicamente coincisa con l’ultimo decennio del XX secolo: in quella fase, la domanda di Infermieri da parte del mercato del lavoro era superiore all’offerta formativa. E lì, tutti coloro a vario titolo impegnati nella professione - specialmente a livello delle varie rappresentanze - avrebbero dovuto “spingere” ancora e con calcolo mirato.

Arrivando ai giorni nostri, non hanno certamente aiutato alcune vicende criminali che hanno coinvolto colleghi infermieri, né pianificate strategie mediatiche di erosione dell’immagine (già abbastanza traballante) del dipendente pubblico: eppure, in pochi sembrano ricordare che fra i dipendenti pubblici in servizio a Natale, Pasqua, domeniche e in ogni notte dell’anno abbiamo soprattutto Infermieri, oltre alle Forze dell’ordine e a non molte altre categorie professionali.

Inoltre, almeno la metà degli iscritti agli Albi IPASVI italiani non lavora come pubblico dipendente e dunque è anche sbrigativo abbinare forzatamente la figura dell’Infermiere all’ospedale tradizionale, in una struttura Asl.

Che cosa si può fare per migliorare l’immagine dell’infermiere?

Si possono fare molte cose; a livello nazionale la Federazione Ipasvi ha da qualche tempo dedicato più interventi a questo scopo e sono in arrivo ulteriori novità, che conosceremo presto.

Importante sicuramente, sul piano della comunicazione, anche la aumentata presenza di siti web, pagine social, con altre moderne dinamiche comunicative, che vedono la larga presenza sia di spazi istituzionali (Federazione e Collegi provinciali), sia di testate giornalistiche dedicate in toto alla professione.

Se un tempo (circa 10-15 anni fa) il mondo infermieristico si raccontava e “celebrava” solo il 12 maggio, nell’occasione della tradizionale giornata mondiale dell’Infermiere, oggi questa ricorrenza è – fortunatamente - solo una delle tante occasioni per parlare di noi.

Per quanto riguarda il nostro piccolo Collegio (La Spezia viaggia sui 2050 iscritti e, in ordine di grandezza, si colloca solo al 75° posto in Italia), il rapporto con i cittadini è stato per noi un obiettivo crescente, sempre vivo e sempre più prioritario.

Abbiamo pensato, fra le altre iniziative, ad un modo attivo di contattare i cittadini e di dire loro: ecco, guardate, noi siamo questo organizzando, grazie alla collaborazione di Colleghi esperti, giornate di dimostrazione al pubblico su manovre di soccorso, come le tecniche di disostruzione delle vie aeree (docenti gli Infermieri del 118, ad esempio, o Infermieri compresi in Associazioni professionali dedicate).

Queste giornate le abbiamo ripetute spesso e ne abbiamo in programma altre. Inoltre abbiamo pensato ad una forma di comunicazione passiva, ma di impatto sulla cittadinanza: già diversi anni fa affittammo, per un intero mese, l’intera flotta dei bus dell’azienda trasporti locale.

Costo ingente (alcune migliaia di euro), messaggio intensivo con tanti concetti infilati in un solo cartellone pubblicitario, appeso alla coda o sul fianco dei bus, ma sicuramente viziato dal fatto che l’intero comunicato, per poter essere letto, necessitava di tempo.

Nel traffico si può solo dare uno sguardo e se il bus passa veloce a fianco di un marciapiede nessuno può “rincorrere” il messaggio.

Così abbiamo preso una pausa di riflessione ed accettata una nuova offerta, questa volta più mirata: un solo filobus, ma sulla linea più frequente in città, con circa 18/20 passaggi giornalieri nelle vie più centrali e trafficate.

Due anni fa sul bus inserimmo anche la nostra pressante richiesta di ottenere un hospice nel territorio spezzino, ultimo lembo di Liguria sprovvisto della fondamentale struttura per le cure di fine vita; oggi la struttura è stata attivata e siamo contenti di avere lottato per questo progetto indispensabile, nel quale lavorano nostri colleghi frequentemente ringraziati per la professionalità e per la loro umanità.

Era necessaria un’immagine in grado di catturare l’attenzione e in grado di invitare al contatto visivo. Ed un comunicato secco, senza tanti giri di parole:

Senza infermieri, non c’è salute

Ci ha fatto piacere l’attenzione che la stampa locale ha dedicato al messaggio e le seguenti interviste circa il “bus sponsorizzato” ci hanno permesso di sviluppare il concetto, citando le evidenze scientifiche di molte ricerche internazionali che hanno ricordato, più volte, il rapporto fra la qualità delle cure erogate, la sicurezza dei pazienti, il numero e la preparazione degli infermieri presenti.

I costi sono piuttosto contenuti, rispetto a quello che è stato il ritorno, in termini di immagine, e per questo motivo dopo l’esperienza del 2016 abbiamo ritenuto, come Consiglio Direttivo, di proseguire anche in questo 2017, utilizzando le risorse messe a bilancio come promozione immagine.

Siamo sicuri che solo questo non basterà, non può bastare: ma pensiamo di avere comunque offerto uno spunto di riflessione e di ragionamento sul valore di una figura che, veramente, fa la differenza, come è dimostrato – appunto - da evidenze scientifiche raccolte in numerose ricerche internazionali e soprattutto da chi, con onestà intellettuale, racconta le sue esperienze di assistito, o di familiare di assistito.

Una conseguenza, crediamo, di questa iniziativa è stata anche la non rara comunicazione via mail di ringraziamenti che sono giunti direttamente a noi dai cittadini che non sapevano come contattare i loro Infermieri.

Li abbiamo naturalmente raccolti per assegnare poi, in sede di assemblea ordinaria, un piccolo premio a quelle équipe citate dai nostri concittadini, sia nel settore pubblico, sia in quello privato.

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