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Ordini infermieri FVG: professione non ambita da giovani

di Redazione

Mancanza di attrattività della professione infermieristica tra i giovani; paghe tra le più basse in Europa assenza di benefit; impossibilità di fare carriera facendo fruttare la propria esperienza e professionalità; trasferimenti per tappare i buchi nelle strutture sanitarie; sostituzione con figure come Oss o medici di medicina generale, o anche con infermieri da paesi dell'Est dai dubbi livelli professionali. Sono i problemi degli infermieri del Friuli Venezia-Giulia illustrati in audizione nella commissione Salute del Consiglio regionale da Luciano Clarizia, presidente dell'Ordine degli infermieri (Opi) di Pordenone e coordinatore degli Opi in Regione.

Clarizia: fuga nel privato, posto pubblico non è più apprezzato

Secondo la stima degli Opi del Friuli Venezia-Giulia, in regione in questo momento mancano circa 500 infermieri, che diventano mille se si considerano gli obiettivi del Pnrr.

Problemi, sottolinea, che perdurano da oltre 10-15 anni e che la pandemia ha ulteriormente esacerbato arrivando al punto che è in corso una vera e propria fuga degli infermieri dalla sicurezza del posto pubblico verso il privato o all'estero, dove viene maggiormente valutata la professionalità e l'esperienza nel fare carriera e le condizioni di lavoro, di conciliazione con i tempi della famiglia sono molto migliori.

Vi è poi il fenomeno dell'abbandono professionale per insoddisfazione, continua Clarizia nel documento condiviso da tutti e quattro gli Opi del Friuli Venezia-Giulia, casi in cui si perdono preziose professionalità e anni di investimenti in formazione con i soldi pubblici.

E non ultimo il disinteresse dei giovani a intraprendere gli studi universitari in Infermieristica, che percepiscono l'infermiere come un elemento della sanità poco considerato che viene spostato dove c'è bisogno.

Che in parte sia così lo confermano gli stessi Ordini quando suggeriscono alla Regione una riorganizzazione del personale nelle strutture sanitarie che parta dalla valorizzazione della professione, sia economica che di carriera; una campagna pubblicitaria nelle scuole e forme di incentivazione economica per attrarre i giovani alla professione infermieristica; investimenti regionale nella professione infermieristica extra-contratto, nei benefit e nel welfare aziendale; un numero adeguato di dirigenti infermieristici nelle aziende pubbliche e strutture private accreditate; coinvolgere gli infermieri nelle scelte strategiche aziendali; valorizzazione delle carriere a seconda delle 'skills' e delle specialità acquisite; ed eliminare la clausola di esclusività che vale per gli infermieri ma non per i medici.

Secondo la stima degli Opi del Friuli Venezia-Giulia, in regione in questo momento mancano circa 500 infermieri, che diventano mille se si considerano gli obiettivi del Pnrr da raggiungere, commenta Clarizia rispondendo a una domanda del consigliere pentastellato Andrea Ussai.

Pur in un quadro di oggettiva difficoltà, il Friuli Venezia-Giulia, replica il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, è una regione dove il personale infermieristico a tempo indeterminato è pari a 6,4-6,5 unità ogni mille abitanti, rispetto alle 4,5 unità medie a livello nazionale. Tuttavia, questo ancora non basta per garantire un adeguato standard dei servizi.

Negli ultimi anni, aggiunge, la Regione ha aumentato il numero di professionisti: si è passati da 7.352 infermieri del 2017 ai 7.808 registrati a giugno 2022. Eppure non basta, precisa. Le Regioni hanno chiesto unanimemente al governo, sottolinea Riccardi, di intervenire rimuovendo regole superate per consentire loro maggiori autonomie nelle politiche del personale, ma anche di aumentare i posti disponibili nelle facoltà di infermieristica, e la retribuzione media sia di medici sia degli infermieri. Richieste che oramai erediterà il prossimo governo, mentre la Regione, conclude il vicegovernatore, avrà bisogno dei prossimi 4 anni per fare la sua parte evidenziata dagli Ordini degli infermieri.

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