Quella Infermieristica è davvero una professione sulla via dell’estinzione? È facile concordare sul fatto che vi sia disagio tra gli infermieri , un disagio al quale spesso si aggiungono punte di rassegnazione . Ma se alle analisi seguissero, da parte di chi ha ruoli di rappresentanza professionale e sindacale, interventi nelle decisioni che riguardano l’organizzazione del lavoro, l’evoluzione specialistica, la pari dignità professionale e se gli stessi rappresentanti si avvicinassero costantemente ai professionisti e ai loro collaboratori attivando relazioni serie, strutturate e costanti , allora gli infermieri potrebbero guardare al futuro con fiducia, perché quella Infermieristica è una professione con grandi potenzialità .
Non esistono vincoli giuridici che tarpino le ali agli infermieri
La risposta della Silvestro alla lettera di Colamaria
Ho avuto modo di leggere, anche se con un qualche ritardo, l’interessante articolo di Nicola Colamaria pubblicato su Nurse24.it il 14 luglio scorso. Dell’articolo mi hanno colpito particolarmente due affermazioni.
La prima è che c’è smarrimento tra gli infermieri per i più recenti accadimenti ossia le gravi difficoltà nei Pronto soccorso e servizi di emergenza/urgenza, la posizione del Veneto e presto della Lombardia sull’OSS/Aiuto infermiere , la bocciatura del Consiglio di Stato sull’unità a gestione infermieristica . La seconda è che c’è l’impressione che si voglia circoscrivere la professione infermieristica nel pantano in cui è stata costretta negli ultimi decenni, determinandone implicitamente l’impossibilità ad esprimersi intellettualmente e progettualmente .
Mi è facile concordare sul fatto che vi sia disagio tra gli infermieri ; un disagio piuttosto diffuso a cui si aggiungono punte di rassegnazione. Ho dei dubbi, invece, sul fatto che si voglia scientemente circoscrivere e costringere la professione per, indirettamente, renderle impossibile esprimersi intellettualmente e progettualmente.
Non vi sono vincoli giuridici che possono sostenere tale “costrizione” e non è cosa nuova che diversi giudici e magistrati non conoscano compiutamente l’ordinamento giuridico che regolamenta la professione. Come pure non stupisce che, a tal proposito, giochino un ruolo importante le loro posizioni culturalmente figlie di un mondo scomparso nel 1999. Un mondo in cui l’unica professione sanitaria a tutto tondo presente nello scenario della Sanità era quella del medico attorno alla quale tutto si muoveva.
Ma allora c’è da chiedersi da una parte da dove derivi l’ipotesi che vi sia una volontà di “tarpare le ali” agli infermieri che sono una componente numerosa e oggettivamente importante del sistema salute del Paese e, dall’altra, come fare per dimensionare o annullare tale eventuale volontà .
Colamaria parla di Illustri esperti di politica sanitaria ; a tal proposito sarebbe importante e opportuno un confronto serio e approfondito con tali esperti che in buona parte, a quanto si legge, sono contrari aprioristicamente a qualunque modifica dei processi di lavoro, dei modelli organizzativi o di ridefinizione gestionale che non si basi sulla primazia e centralità del medico nel sistema salute e fra le professioni sanitarie.
Io però aggiungerei anche la posizione debole e a fil di voce della rappresentanza professionale che alle volte sembra rinunciataria e con scarsa volontà di sostenere nelle diverse sedi ruolo, funzioni, competenze e dignità professionale
Nel gioco delle relazioni tra le Rappresentanze delle diverse professioni, nei rapporti con le Organizzazioni sindacali oltre che nella gestione ed equilibrio dei poteri è necessario prendere posizione, diffondere tra i professionisti e i decisori politici locali e nazionali le proprie buone ragioni, anche opponendosi a decisioni ritenute negative per i cittadini e per la professione . Non ho letto di un posizionamento chiaro e deciso sulle questioni citate da Colamaria né di supporto a chi, sindacati compresi, si era invece espresso.
Quella infermieristica è, a mio parere, una professione con grandi potenzialità che può guardare al futuro con fiducia . Bisogna però che chi ha ruoli di rappresentanza professionale e sindacale intervenga nelle decisioni che riguardano l’organizzazione del lavoro, l’evoluzione specialistica, la pari dignità professionale e si avvicini costantemente ai professionisti e ai loro collaboratori attivando relazioni serie, strutturate e costanti.
Se alle analisi seguiranno definizioni operative mirate ai problemi e pragmatiche della rappresentanza professionale e della rappresentanza sindacale ne deriverà fiducia, voglia di esserci, di agire ed entusiasmo. Si può fare .
La FIALS è fortemente intenzionata a impegnarsi in tal senso .
Annalisa Silvestro , Responsabile nazionale Coordinamento delle professioni sanitarie e sociosanitarie FIALS
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