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Tutelare l’immagine e la professionalità degli infermieri

di Redazione

Basta utilizzare la qualifica di infermiere in modo improprio – quando cioè di infermieri non si tratta – e anche se in un fatto di cronaca il protagonista è incidentalmente infermiere, ma la professione nulla ha a che fare con l’atto compiuto. Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), scrive al ministro della Salute Giulia Grillo per chiedere un intervento presso gli Ordini professionali dei giornalisti perché nel dare informazione sia instaurato un livello di verifica reale prima di puntare il dito contro categorie che svolgono ben altra attività nei confronti dei cittadini.

Mangiacavalli al ministro Grillo: Stop al discredito sugli infermieri

Prende spunto da due recenti fatti di cronaca Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi, per intervenire ancora una volta sull'utilizzo improprio della qualifica di "infermiere" da parte dei media. E lo fa inviando una lettera al ministro della Salute Giulia Grillo, indirizzata per conoscenza anche alle autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

Da un lato il caso che i media hanno attribuito a un'infermiera di Prato rivelatasi poi essere un'operatrice sociosanitaria accusata di aver avuto rapporti sessuali con un minorenne e, dall'altro, la vicenda analoga che riguarda un'infermiera - questa volta purtroppo sì - a cui sono stati attribuiti dalla Magistratura due precisi capi d'accusa: atti sessuali con minorenne e cessione di stupefacenti.

In entrambi i casi i fatti riguardano la vita privata delle due donne; superfluo, quindi, ai fini della notizia specificare l'attività lavorativa dei soggetti coinvolti.

Il problema, evidenzia Mangiacavalli, è che ribadire all’esasperazione l’appartenenza alla categoria professionale quasi fosse un “marchio” crea uno stato di tensione generale verso questa che ha come suo primo compito e scopo l’assistenza diretta al paziente 24 ore su 24 e danneggia il rapporto col cittadino.

Al ministro Grillo chiediamo un intervento presso gli Ordini professionali dei giornalisti perché nel dare informazione sia instaurato un livello di verifica reale prima di puntare il dito contro categorie che svolgono ben altra attività nei confronti dei cittadini e, in quanto esponente di Governo un intervento perché sia regolamentata e normata la qualifica di infermiere anche al di là di quanto già avvenuto con la legge 3/2018 e con la normativa precedente, non solo verso i professionisti che ne fanno parte e contro chi ne abusa, ma anche rispetto a pene severe per chi getta discredito improprio su chiunque opera a fianco dei cittadini nel Servizio sanitario nazionale

Nel tempo – spiega infatti Mangiacavalli - abbiamo manifestato e ribadito più volte a tutti gli organi di informazione e attraverso tutte le strade percorribili (oltre all’evidenza data sul nostro sito istituzionale, attraverso comunicati, richieste di rettifiche e social) la disponibilità degli Ordini a chiarire eventuali posizioni professionali presunte in questi frangenti.

Fino alla disponibilità messa in atto da questa Federazione della consultazione immediata sul suo sito istituzionale dell’albo degli infermieri nel quale, se di infermieri non si tratta, i nomi ovviamente non appaiono. Nulla da fare. Si prosegue in modo sistematico e incalzante a dare adito a quanto più volte da noi sottolineato: per molti media nella sanità o si è medici o si è infermieri e la professione sembra paradossalmente il filo conduttore di qualunque accusa.

Di appena un paio di mesi fa, tra l'altro, è la campagna social #INFERMIERE© RIPRODUZIONE VIETATA - rilanciata dalla stessa Giulia Grillo - che la Fnopi aveva lanciato per dire stop all'uso improprio del termine e della qualifica di infermiere. Ma è chiaro che c'è ancora molto da lavorare.

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