Non sono incidenti del mestiere, quello che noi non denunciamo oggi potrebbe diventare un episodio aggressivo nei confronti dei nostri colleghi domani
. Si esprime così lo psichiatra e criminologo Massimo Picozzi, presente all’evento #Rispettachitiaiuta tenutosi ad Arezzo il 4 marzo 2019. Efficace e mirato il suo intervento su come riconoscere e gestire l’aggressività nei contesti sanitari.
Approccio al paziente violento: ascolto attivo
Il 4 marzo, all'Auditorium “A. Pieraccini” dell'Ospedale San Donato di Arezzo, si è tenuto un evento formativo rivolto a tutte le professioni sanitarie dal titolo “#Rispettachitiaiuta. No alla violenza contro gli operatori della salute”.
Tra gli esperti presenti, si è espresso anche Massimo Picozzi, attualmente responsabile del laboratorio di “Comunicazione non verbale e gestione dei conflitti” presso l’Università di Lingue e Scienze della Comunicazione di Milano. Il suo intervento è stato utile a dare uno strumento agli operatori della salute (medici, infermieri, ecc) che spesso si trovano a dover interagire con pazienti aggressivi e non sanno come affrontarli.
La cosa fondamentale che consiglio agli operatori della salute in tutte queste situazioni, è l’ascolto, non un semplice ascoltare, ma un ascolto attivo
L’ascolto attivo è un ascolto partecipe, caratterizzato da una comunicazione assertiva e da tecniche non verbali: sporgersi verso il nostro interlocutore, annuire quando parla. Inoltre, afferma Picozzi, che affinché si crei un rapporto importante e di fiducia con l’interlocutore, è utile accertarsi di aver compreso bene ciò che la persona ci ha voluto riferire, al termine della conversazione.
Quando la persona ha finito di esporre il suo punto di vista, - spiega Picozzi - è utile fare una cosa che si chiama “parafrasi” ovvero chiudere l’interazione dicendo “scusi, se ho ben capito, mi ha appena detto che…” e riassumere ciò che ha detto, con questa tecnica riusciremo sempre a creare un rapporto importante.
Tolleranza zero, denunciare le aggressioni è per noi e per gli altri
Tornare a lavorare dopo aver subito un’aggressione sul luogo del lavoro non è facile, specialmente se l’aggressione è di tipo fisico. Fondamentale per la guarigione dal trauma, è parlare e confrontarsi con i colleghi, renderli partecipi dell’aggressione avvenuta e avere il coraggio di denunciare. Al convegno è stato ribadito più volte che qualsiasi struttura sanitaria deve adottare una politica di tolleranza zero rispetto a qualunque forma aggressiva, obbligando tutti gli operatori a denunciare l’accaduto.
Spesso si è restii di fronte a questo atteggiamento e le motivazioni, principalmente, sono due: la prima è da ricercare nelle pratiche di segnalazione che non sempre sono facili e veloci; la seconda consiste nella ferma convinzione degli operatori che le aggressioni siano un “rischio del mestiere” e per tali motivi, vanno accettate.
Ciò che esprime Picozzi, invece, è ben diverso: è importante e doveroso denunciare, non solo per il personale superamento del trauma, ma per un bene comune, perché quello che non denunciamo noi oggi potrebbe diventare un episodio aggressivo contro i nostri colleghi domani.
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