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Editoriale

Un’infermiera in mezzo al Mediterraneo

di Giordano Cotichelli

C’è un’infermiera in mezzo al mare, si chiama Lea Reisner. Si trova su una barca di una trentina di metri fra le coste nord-africane e quelle dell’Europa meridionale: la barriera in-naturale all’invasione di clandestini. Lea è in compagnia di altri nove membri che compongono l’equipaggio della piccola imbarcazione la quale ha preso il largo dalle coste spagnole qualche giorno fa per recarsi, nelle aree SARS, a prestare soccorso ai profughi del mare. Lea è in compagnia di Pia Klemp, la comandante, Claire Faggianelli, la coordinatrice e di un’altra infermiera che in questo caso è presente solo con il suo nome, scelto per identificare la nave: Louise Michel.

Louise Michel, c’è un’infermiera in mezzo al mare

Il mezzo in realtà è una vecchia motovedetta della marina doganale francese e riverniciata per l’occasione. Tolto il grigio delle navi militari, evitato l’argento o il nero degli yacht di lusso, è stata scelta una combinazione di due colori: il rosa che colora la prua e si apre a spruzzi verso la poppa e il bianco che mette in risalto l’immagine di una bambina, con indosso un giubbotto salvagente, nell’atto di afferrare un cuore, a forma di… salva-gente.

Il colore bianco fa un po’ nave ospedale e il rosa ha la stessa tonalità della famosa Pantera di Blake Edwards, irriverente e iconoclastico personaggio del cinema e dei cartoni degli anni ’60. Nulla a che vedere con l’insulso remake con Benigni del ‘93.

La Louise Michel in questi giorni è riuscita a portare in salvo 219 persone di cui 133 tenute su un gommone a rimorchio. All’appello della Comandante Pia Klemp ha risposto la Guardia costiera italiana, che ha tratto in salvo 49 persone: 13 bambini, 32 donne e 4 uomini. Al momento in cui si sta scrivendo non vi sono notizie ulteriori.

Resta l’apprensione per i profughi e per l’equipaggio in balia delle acque, augurandosi che il disegno della bambina che cerca di afferrare il salvagente sia di buon auspicio. E non potrebbe essere altrimenti, dato che è un’immagine molto conosciuta in tutto il mondo, rappresentata spesso in procinto di afferrare un palloncino a forma di cuore che se ne vola via, su cui in qualche caso è ritratta una a-cerchiata o una Union Jack, la bandiera del paese di origine di colui che ha creato la bambina, raffigurandola sui muri di mezzo mondo, e che ora ha comprato una nave per salvare i migranti. Il nome dell’artista è Banksy, tanto conosciuto a livello internazionale, quanto misteriosa resta la sua vera identità. A tutt’oggi poco o niente si sa di lui, fuorché l’essere un artista tanto apprezzato in tutto il mondo per quanto irriverenti siano ogni volta le sue opere.

C’è un’infermiera in mezzo al mare che appartiene ad un equipaggio francese su una nave battente bandiera tedesca, di proprietà di un artista – presumibilmente – britannico, in cerca di vite da salvare appartenenti a mille culture diverse, ma ad una sola razza esistente: quella umana. Lea Reisner, l’infermiera, ricorda che il loro lavoro vuole essere un’affermazione di ideali antifascisti ed antirazzisti a salvaguardia degli ultimi, dei dimenticati, di coloro che subiscono le peggiori angherie, troppe volte perseguitati o ricordati unicamente per promuovere meschine campagne elettorali.

Sono stati più di 7.600, secondo i dati dell’International Organization of Migration, i migranti intercettati nel Mediterraneo e riportati, seguendo un accordo europeo vergognoso, sulle coste libiche, in balia delle peggiori crudeltà. Mentre il sindaco di Lampedusa, assieme al Presidente della Regione Sicilia gridano all’emergenza, il Viminale ricorda che dal mese di giugno sono stati sottoposti a tampone 6.731 profughi di cui sono risultati positivi il 3,8%.

L’ultimo drammatico naufragio di migranti, giorni fa, ha registrato la cifra di almeno 450 dispersi, e dall’inizio dell’anno al 19 agosto scorso sono arrivati in Europa – via mare - 36.221 migranti. Sulle coste italiane ne sono sbarcati 16.712. Un’invasione? Mah! Oggi va di moda cambiare il significato alle parole. Sulle quattro spiagge della Normandia, ad esempio, dove sbarcarono gli alleati il 6 giugno del 1944, sbarcarono circa 132.000 soldati. E questi erano soldati, con armi, fucili, bombe, navi, cannoni, aerei etc. e non disperati affamati.

C’è un’infermiera in mezzo al mare, si chiama Louise Michel, diplomata sul campo nel lontano 1871, nei mesi caldi della Comune di Parigi. Louise durante la rivoluzione parigina, assieme ad altre donne, organizzò L'Union des femmes pour la défense de Paris et les soins aux blessés, per portare soccorso ai feriti e ai malati abbandonati e per difendere le barricate dagli attacchi dei Versagliesi, per garantire i generi di conforto a chi era rimasto privo di tutto.

Insomma, donne, infermiere e soldatesse, e rivoluzionarie in campo per affermare, nell’assistenza e nella solidarietà – e nella partecipazione attiva alla politica - un’idea altra di società. Accadeva allora a Parigi, accade oggi nel Mediterraneo. Chi volesse saperne di più, oltre che seguire le gesta della virtuale infermiera marittima in mezzo al Mediterraneo, troverà molti libri in suo soccorso, ma ancor più un film, di qualche anno fa, dal titolo “Louise Michel”. Nulla di storico, e molto di irriverente attualità. Come Banksy.

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Commenti (1)

mattt

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1 commenti

sicuri?

#1

parole pompose per nascondere quello che è.favoreggiamento dell immigrazione clandestina.salvataggi? direi intercettazioni tramite un sistema ben rodato di partenze e chiamate.
ci sono infermiere nei posti piu disparati del mondo,negli ospedali piu poveri e sguarniti.
invece tessiamo le lodi di chi favorisce un immigrazione mortale,gestita da trafficanti,organizzazioni criminali,con somme di denaro usate per queste navi enormi.
no,le mie infermiere eroi sono altre.