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Non si fugge da questo paese

di Giordano Cotichelli

Ognuno è figlio del suo tempo e gli infermieri sono da sempre il prodotto della realtà cui appartengono. Chissà come sarebbe questo paese se, al contrario, fosse un infermiere. Dura da pensare, ancora più da vivere. Se questo paese fosse un infermiere rifiuterebbe forse il ricovero di un paziente? L’ennesimo di una lunga giornata, perché i letti non bastano per tutti, perché le malattie è meglio curarle a casa loro, perché è giusto ripartire i pazienti fra tutti i reparti e non sempre e solo qui da noi.

Non si fugge dall’essere infermiere, come non si fugge da questo paese

C'è un altro tipo di infermiere, c'è un altro paese. Entrambi parlano poco e lavorano di più

Se questo paese fosse un infermiere si guarderebbe attorno per trovare un colpevole su cui scaricare le frustrazioni della sua difficile condizione professionale: un OSS il cui stipendio è troppo uguale a quello di un infermiere, che in fondo ha studiato di più, che è laureato.

Oppure la colpa è di quegli imboscati dei servizi, che stanno in ufficio, che non fanno niente.

E se invece di mantenere dei servizi inutili li chiudiamo e così recuperiamo del personale?

Se questo paese fosse un infermiere dovrebbe avere più polso nei confronti di quelli che, insomma, non la vogliono proprio capire che stanno male, che se fumano gli prende il cancro e l’infarto, che se bevono poi non possono pretendere il trapianto di fegato e che se non stanno attente con chi vanno poi non vengano a lamentarsi e pretendere di uccidere delle vite piccolissime in grembo.

Se questo paese fosse un infermiere allora: Si fa così, perché lo ha detto il dottore, perché non è compito mio spiegargli le cose, perché si è fatto sempre così e adesso voi che capite tutto pretendete di pulirvi la coscienza con un protocollo, una linea guida? Un valore.

Vi lamentate che rispondiamo male? E del fatto che siamo costretti a fare lavori che non ci competono? Che saltiamo i riposi. Che siamo demansionati? Insomma prima di tutto gli infermieri, che già le risorse sono scarse, poi si vedrà.

Se questo paese fosse questo tipo di infermiere sarebbe una brutta rappresentazione, della professione e del paese stesso.

Anche se, è vero, c’è un altro paese e un altro infermiere. Entrambi parlano poco e lavorano di più. Provano a dare risposte a chi ha bisogno, nonostante le poche risorse a disposizione e raramente si tirano indietro

Sì, qualche infermiere in più abbisognerebbe, ma prendiamoli tra le centinaia di studenti disoccupati. Ed anche più OSS, più medici e più tanti altri ancora.

Se questo paese fosse un infermiere si accorgerebbe magari che chi sta male non lo fa per divertimento, che in buona parte non è responsabile del suo stato di salute e che ora deve unicamente far affidamento sull’ultima risorsa che il sistema gli offre: l’assistenza professionale di un infermiere.

Se questo paese fosse come certi infermieri che non si lasciano incattivire né dai salti riposo, né da qualche festività perduta e cercano di non far ricadere la colpa sugli ultimi e rivendicano diritti per tutti: la sostituzione di un pensionamento, invece di negare un ricovero e strumenti nuovi al posto di chiudere un ambulatorio ed essere messi in condizione di imparare, capire, conoscere, studiare, invece di continuare a navigare nell’ignoranza del “si è sempre fatto così”, a favore di tutte le complicazioni di lesioni da pressione o di infezioni di accessi venosi.

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