La mattina di sabato 19 novembre 2022, in anticipo sulla giornata tradizionalmente dedicata in tutto il mondo all'eliminazione della violenza contro le donne che cade il 25, la città di Vicenza - che è stata teatro di un cruento femminicidio lo scorso giugno - sì è svegliata in un modo insolito. Anziché con le consuete scarpe rosse con il tacco sulle scalinate di qualche palazzo – simbolo delle donne che muoiono per mano d'uomo – la piazza principale era interamente ricoperta da un gigantesco tessuto di lana e cotone, fatto con oltre duemila pezze colorate, non cucite assieme ma messe una accanto all'altra.
La violenza di genere è un fenomeno culturale ed è su quella che si deve agire
L'effetto era quello di un patchwork, come le coperte di una volta e gli scialli delle nonne che davano colore e calore.
Ottomila quadrati, tessuti con i ferri da lana e da uncinetto da migliaia di vicentine e poi assemblati quattro a quattro con un filo rosso, hanno scaldato il porfido e il cuore dei cittadini che per tutta la giornata hanno affollato il centro storico, comprando e portandosi a casa un pezzo della coperta.
Per tutta la notte decine di uomini e donne si sono passati i manufatti e li hanno delicamente posati sul selciato, componendo qualcosa di bello. Su ogni scampolo era ricamato o cucito un nome di donna, autrice dell'opera ma simbolicamente la vittima o potenziale vittima di violenza, con la triste consapevolezza che tutte le donne sono a rischio perché purtroppo i fattori scatenanti sono molteplici.
Talvolta l'atto violento ci colpisce inaspettatamente e da insospettabili. Pensiamo che non ci possa mai capitare, che tocchi sempre alle altre soffrire di violenza, non immaginiamo che ci possa colpire nella psiche piuttosto che nel fisico. Perché non si muore soltanto di sberle o con mani che stringono sul collo. La vergogna non ci offende soltanto se siamo violate nella nostra intimità. Si può morire dentro quando si perde dignità e libertà e ogni qualvolta l'annichilimento toglie la capacità di reagire e di salvarsi.
L'iniziativa rientra nel progetto nazionale Viva Vittoria, cui hanno aderito ben 22 città italiane ed è stata promossa a Vicenza dall'associazione “Come un incantesimo” con il patrocinio dell'Assessorato alle politiche sociali del Comune ed il sostegno dell'associazione “Donna chiama donna”. Il ricavato della raccolta fondi è stato devoluto al progetto del Comune “La valigia di Caterina” per sostenere i servizi che permettono di affiancare le donne nel momento che segue l'affrancamento dalla spirale della violenza. Perché siano delle sopravvissute piuttosto che delle vittime.
È stato un evento culturale perché la violenza di genere è un fenomeno di cultura sulla quale occorre agire per realizzare un cambio di rotta epocale. Da sempre la donna ne è vittima, la violenza contro di lei è antica come il mondo, forse fa parte della natura umana la violenza del genere maschile su quello femminile.
Nella società moderna, nonostante si definisca civile e democratica, il fenomeno è in allarmante aumento sebbene siano da tempo stati promossi modelli culturali che sanciscono la pari dignità dell'uomo e della donna. Il problema assume una dimensione importante perché non viene comunque ignorato ma segnalato e documentato a livello globale.
Anche se non tutte le donne denunciano l'atto violento, i dati statistici internazionali sono sufficienti a prendere consapevolezza della gravità del fenomeno con l'obiettivo primario di contrastarlo e di dare sostegno concreto alle donne.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, lo considera un grave problema di salute pubblica e clinica. Rappresenta inoltre una profonda violazione dei diritti umani delle donne e manifesta una radicata disuguaglianza di genere e di discriminazione nella società
. Secondo il report dell'Oms risulta che una donna su tre subisce violenza fisica/sessuale nel corso della sua vita. Il fenomeno è dilagante, ma spesso sommerso perché ancora oggi molte donne non denunciano la violenza subita e sopravvivono, con le loro cicatrici addosso, tenendosi dentro quello che vivono o hanno vissuto.
A Vicenza è stato possibile realizzare una installazione artistica provvisoria grazie alla massiccia adesione delle vicentine, che hanno sferruzzato per mesi con passione e profonda sensibilità. Da donna a donna. Con empatia. Le donne hanno saputo creare bellezza, per sé stesse soprattutto. Per ricordare ad ogni donna il suo valore. Con la speranza che ci siano sempre meno vittime e meno sopravvissute tra loro.
È un messaggio rivolto soprattutto agli uomini; erano numerosi in piazza partecipando solidali. Ma gli autori di questa strage continua erano forse quelli rimasti a casa o nell'ombra della loro arroganza e vigliaccheria. È definita infatti violenza contro le donne qualsiasi atto di violenza di genere che provochi, o sia suscettibile di provocare, danni o sofferenze fisiche, sessuali o mentali alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria di libertà, sia che avvenga nella vita pubblica che in quella privata
(Organizzazione delle Nazioni Unite).
Di solito è un familiare il responsabile della violenza ad una donna. Una persona conosciuta con cui si vive e di cui ci si fida. È di genere maschile. Un padre, un fratello, un partner. La violenza avviene spesso nella relazione di coppia. Se la violenza non è domestica, generalmente è un conoscente, un amico, un parente o un collega di lavoro.
Generalmente è un uomo sconosciuto non partner l'autore di molestie sessuali. La violenza fuori di casa talvolta arriva da un ex partner che non accetta la fine di una relazione. Le donne italiane e le donne straniere che vivono nel nostro Paese sono colpite dalla violenza ad ogni età e con la stessa intensità, anche se gli ultimi dati Istat evidenziano in Italia un aumento preoccupante delle richieste di aiuto tra le giovanissime under 24 e le donne più mature over 55.
Non sono state rilevate inoltre differenze geografiche, la violenza colpisce ovunque. E non è correlata all'estrazione sociale. Secondo i dati del Ministero della Giustizia relativi al 2021, i detenuti maschi presenti nelle strutture penitenziarie sono migliaia. Sono dentro per aver commesso maltrattamenti in famiglia o verso i bambini – la maggior parte con 3951 - violenza sessuale (3403), stalking (1586) percosse (235) e tratta e riduzione in schiavitù (190).
Violenza non è solo abuso sessuale
La forma di violenza fisica avviene ogni qualvolta si subiscono minacce o si viene spintonate e strattonate. O quando si diventa oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi o si è colpite con oggetti che possono fare male. Le forme più gravi – tentato strangolamento, ustione, soffocamento, minaccia o uso delle armi – sono meno frequenti ma soltanto in Italia nel 2022 sono capitate ad oggi ben 104 volte con esiti letali. Viene considerata violenza sessuale non soltanto lo stupro o il tentato stupro, ma anche la molestia fisica come essere toccate o abbracciate contro la propria volontà e i rapporti indesiderati vissuti come violenza.
Violenza è anche ogni forma di abuso, di potere e di controllo sulla donna da parte di un uomo. È la forma più vigliacca perché spesso nascosta, l'autore pensa di poter restare impunito perché non lascia segni evidenti sul corpo. La violenza psicologica ed economica è più difficile da documentare. È subdola, silenziosa, strisciante ma non fa meno male. Si tratta di comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, intimidazione, manipolazione e privazione o limitazione alla libertà personale e nell'accesso alle disponibilità finanziare proprie o familiari. Tale violenza è aggravata dalla strumentalizzazione dei figli in caso di donna separata dall'ex coniuge.
Sono in aumento anche i comportamenti persecutori, sono stati denunciati da oltre due milioni di donne nel 2022. Con l'abuso dei social media la violenza è diventata anche digitale, sia nelle forme di insulti verbali sia con la diffusione di immagini o video sessualmente espliciti che ledono la privacy e la dignità della vittima. Non tutte le violenze degenerano in un femminicidio, la violenza che toglie il bene supremo di una persona oltre che di una donna, la vita. È violenza ogni deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso e ogni costrizione o induzione al matrimonio. Come è capitato alla pakistana Saman, vittima di una doppia violenza sfociata nel suo assassinio per mano di padre e di madre.
La Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita dall'Assemblea generale dell'ONU nel 1999 con l'obiettivo di cercare di aiutare tutte le donne, bambine incluse, colpite da atti di violenza fisica e psicologica. L'iniziativa nasce da un fatto di cronaca del 1960, l'assassinio dopo tortura di tre sorelle attiviste politiche – Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal - da parte dei militari del regime dittatoriale della Repubblica Dominicana. Sono morte perchè sostenevano i diritti femminili-
Ogni 25 novembre si torna a sensibilizzare su questa piaga umana. Ma ogni giorno è un giorno nuovo contro la violenza. E se ancora non bastassero, bisognerebbe aggiungerne altri nel calendario.
Sono tante le leggi italiane sulla violenza alle donne. La n.66/1996 non la considera più un delitto contro la moralità pubblica e il buon costume, la definisce piuttosto un delitto contro la libertà personale. La n. 154/2001 stabilisce l'allontanamento del familiare violento, riconoscendo che la maggior parte dei casi di violenza avviene in casa. La n. 134/2001 garantisce che è lo Stato a farsi carico economicamente delle donne violentate e/o maltrattate che non dispongono di mezzi economici per sostenersi.
La n. 38/2009 inasprisce le pene pe la violenza sessuale ed introduce il reato di stalking ossia l'atto persecutorio. La n. 77/2013 ratifica la Convenzione di Istambul del 2011 e stabilisce provvedimenti per prevenire e contrastare il fenomeno. La L. 119/2013 fornisce disposizioni urgenti in materia di sicurezza per il contrasto della violenza di genere. Soltanto nel 2020 viene presa in considerazione la violenza contro il personale femminile del Servizio Sanitario Nazionale, particolarmente minacciato ed aggredito nei Pronto soccorso e negli ambulatori della Guardia medica: la L. n.113 dispone misure di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni.
Il Codice Rosa
112 e 1522 sono i numeri da tenere in mente per chiedere aiuto se si è vittime. Il 1522 è il numero di pubblica utilità promosso e gestito dal Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio. E per trovare il Centro antiviolenza più vicino basta cercarlo sul sito del ministero. Sempre più frequentemente gli operatori sanitari vengono a contatto, nel percorso di cura, o vengono a conoscenza di casi di violenza sulla donna.
Le accolgono al triage, le ascoltano alla Centrale operativa del 118. Le medicano negli ambulatori, partecipano alla visita medica in pronto soccorso assistendo il medico nella procedura di segnalazione del caso alla competente autorità giudiziaria. L'infermiere deve sapere essere delicato nell'assistenza e aggiornato e qualificato nel garantire alla donna il miglior percorso di salute e di tutela psicofisica.
Deve conoscere che, in base alle nuove linee guida sulle donne vittime di violenza del 2018, viene garantito uno specifico percorso assistenziale di accoglienza, dalla presa in carico con l'accesso in Pronto soccorso sino all'accompagnamento ai servizi territoriali, pubblici e privati, di tutela. Gli infermieri di triage assegnano il codice rosa - un percorso di accesso riservato a donne, bambini e persone discriminate per offrire una risposta tempestiva e qualificata– che viene definito Percorso Donna quando la violenza è di genere.
Si tratta di un percorso tutelato di uscita dalla violenza. Secondo le direttive nazionali ed internazionali, prevede il codice giallo, un ambiente protetto e il test di valutazione violenza. Si tratta del Brief Risk Assessment for the Emergency Department DA5, uno strumento che permette di identificare le vittime con elevato rischio di subire aggressioni gravi o potenzialmente letali.
L'operatore sanitario rivolge alla donna cinque domande precise. Gli episodi di violenza sono diventati più frequenti o di maggior gravità negli ultimi sei mesi? Ha mai usato un'arma contro di lei o l'ha mai minacciata con un'arma? Pensa che lui sarebbe capace di ucciderla? È mai stata percossa da lui mentre era incinta? È geloso di lei in maniera costante ed aggressiva? Se la donna risponde positivamente a tre domande, il rischio è considerato elevato.
Pertanto, alla dimissione dal Pronto soccorso la donna viene indirizzata verso il centro antiviolenza, come previsto dalle Linee Guida, oppure ricoverate in Osservazione Breve Intensiva (OBI) per 36/72 ore in caso la presa in carico del servizio territoriale non sia immediata. L'obiettivo è di metterla in sicurezza e garantire la sua protezione.
Si chiamava Lidia l'ultima donna uccisa a Vicenza a giugno 2022. Ed aveva segnalato i maltrattamenti. Anzi le donne erano due, uccise a distanza di poche ore l'una dall'altra, con la stessa pistola. Una ex moglie e la nuova compagna. In comune avevano lo stesso uomo. Una freddata sulla strada, poi ci è passato sopra con l'auto. L'altra uccisa a bruciapelo sul sedile del passeggero, già morta mentre veniva assassinata la moglie colpita alla schiena, si stava recando al lavoro dopo aver accompagnato i figli a scuola. Il corpo dell'uomo è stato trovato suicida al posto di guida, dopo una folle caccia all'uomo. Era giugno e gli elicotteri della polizia volavano sopra la città. Si percepiva che qualcosa di grave era successo.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?