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Emergenza infermieri a Vicenza: in Ulss 8 ne mancano 250

di Redazione

È emergenza infermieri anche a Vicenza. All'Ulss 8 Berica per completare gli organici, che servono anche per le Case di Comunità e per potenziare il territorio, ne mancano all'appello 250. Continuano le dimissioni volontarie inattese da parte del personale infermieristico che, per varie motivazioni, decide di abbandonare il servizio prima di avere maturato la pensione. E continuano le fughe nel privato e all'estero. Qualcuno, ma è una minima percentuale, lascia per stanchezza totale di questo genere di lavoro. Usurante, malpagato, sempre più stressante e complesso. Non ce la fa più a svolgere una professione a servizio della salute. Così Andrea Gregori, segretario provinciale del Nursind, commentando la carenza di organico negli ospedali vicentini e la crisi d'identità della professione.

Tra disaffezione e fuga all'estero o nel privato è allarme carenza infermieri

carenza infermieri

Sono 250 gli infermieri che mancano per completare gli organici dell'Ulss 8 Berica.

L'esodo è tuttavia lievemente rallentato. La flessione è passata dal 52% al 43%, avverte il sindacalista spiegando che le maggiori sofferenze causate dalla mancanza di personale si è registrata la scorsa estate, soprattutto in Rianimazione, dove mancavano 10-12 infermieri.

Ci sono tuttavia ancora vuoti a macchia di leopardo, avverte. Burnout, aggressioni contro i sanitari, violenze in aumento, mancanza di incentivi e di valorizzazione sono altre cause che incidono sulla crisi di attrattività e di identità della professione.

Il rappresentante sindacale spiega che l'Ulss 8 sta cercando comunque di trovare una soluzione al fenomeno per invertire la rotta, rendendo più attrattiva la professione infermieristica anche attraverso il contratto integrativo che permette di distribuire molti incarichi professionali.

È una direzione che non piace a tutti ma il futuro è questo, chiarisce Gregori facendo sapere che l'Ulss vicentina ne metterà a disposizione 330 nei prossimi anni, a differenza di altre aziende sanitarie vicine, come quella dell'Ulss 7 dell'Alto Vicentino, che ne prevede soltanto una ventina.

Il quadro è ancor più deprimente se si considera il capitolo formazione: Anche quest'anno non abbiamo riempito i posti disponibili e nei mesi scorsi il 30% degli iscritti al primo anno ha abbandonato il corso, continua Gregori illustrando la situazione del polo didattico di Vicenza dell'Università degli Studi di Verona.

Hanno capito che avevano sbagliato scelta, che non era il loro lavoro. Spiega che a livello regionale si sta discutendo su alcune proposte per incentivare i giovani ad iscriversi ad Infermieristica e i professionisti a restare nel sistema sanitario pubblico. Si parla di un assegno di studio per favorire chi vuole intraprendere questa professione e di un incremento dei fondi contrattuali per il personale sanitario, anticipa.

Se vogliamo essere riconosciuti come una professione intellettuale dobbiamo muovere più la testa che le mani. Se l'infermiere si convince di avere una responsabilità complessiva nella gestione dell'assistenza allora assumerà un ruolo rilevante, continua commentando l'iniziativa nazionale di introdurre la nuova figura dell'assistente infermiere, qualcosa a metà tra l'infermiere laureato e l'operatore sociosanitario, attorno alla quale ritiene si stia facendo parecchia demagogia.

Anziché fare dialettica inutile, occorre piuttosto capire se possa diventare una reale opportunità ragionando da professionisti e non con la pancia, sospettando che si tratti solo di rubarci il lavoro - conclude -. Più competenza, più specializzazione e figure da coordinare sotto di lui. Se invece l'infermiere pensa di dovere fare tutto, compresa la bassa manovalanza, allora non ci siamo.

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