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Infermiera di Pronto soccorso aggredita a Vicenza

di Redazione

Quanto accaduto va fermamente condannato. Questo episodio ci ricorda ancora una volta che garantire cure sicure permette di assicurare in tutti i contesti cure di qualità. Così il presidente dell'Ordine degli Infermieri di Vicenza, Giacomo Sebastiano Canova, in una nota diffusa il 19 gennaio commentando l'ennesimo episodio di violenza contro il personale sanitario avvenuto all'ospedale San Bortolo ed esprimendo vicinanza all'infermiera aggredita in Pronto soccorso.

Aggressione al Ps San Bortolo. Canova, Opi Vicenza: atto da condannare

Nuova aggressione ai danni del personale sanitario: questa volta è accaduto a Vicenza, dove un'infermiera è stata aggredita al Pronto soccorso dell'ospedale San Bortolo.

L'aggressore è un paziente cinquantenne di nazionalità straniera, affetto da patologia psichiatrica, già noto ai servizi sanitari per numerosi precedenti accessi. L'uomo ha dato in escandescenze contro la sanitaria, una delle infermiere più giovani, che gli si è avvicinata attorno alle 9:15 per chiedergli motivo della sua agitazione e della sua permanenza in sala di attesa.

Il paziente, che era stato preso in carico sin dal giorno successivo ed era rimasto in osservazione durante la notte per le cure del caso, le risultava infatti dimesso poco prima. In risposta, l'uomo l'ha colpita con un pugno, tra il torace e la spalla, cagionandole una contusione al braccio.

Dalla nota dell'Ordine si apprende che la vittima ha presentato denuncia ed è stata accompagnata negli uffici della Questura dal direttore facente funzioni delle Professioni Sanitarie dell'Ulss 8 Berica, Fabio Vicariotto, che ha voluto seguire di persona la dipendente nelle procedure.

L'ho sentita scossa ed amareggiata ma, ciò nonostante, mi ha assicurato di essere determinata a riprendere la propria attività non appena si sarà ripresa, il chè non è scontato e dimostra l'attaccamento alla professione e al servizio che noi sanitari prestiamo quotidianamente per garantire il diritto alla cura sancito dalla Costituzione, fa sapere il Presidente dell'Opi facendo il punto sulla vicenda che, sottolinea, avrebbe potuto avere conseguenze peggiori se non fosse intervenuto il ranger presente nella sala di attesa messo a tutela del personale sanitario.

Il suo pronto intervento ha impedito all'aggressore di nuocere ulteriormente - precisa Canova -. Grazie alla nuova legge questa persona è stata fermata ed ora potrà essere giudicata, spiega confidando in un intervento incisivo della Magistratura nei confronti del responsabile della violenza.

È spiacevole dirlo ma deve cambiare la mentalità di chi si reca al Pronto soccorso per farsi curare - conclude Canova -. Si deve capire che stiamo facendo il possibile e oltre per farlo. Noi ci abbiamo provato con campagne di sensibilizzazione e di educazione civica, sottolinea.

L'alternativa è quella di rassegnarci a rilasciare dichiarazioni, ormai di circostanza, da parte del nostro stesso mondo sanitario e di quello politico, avverte sottolineando che, come ermerge dai dati relativi al 2024, le aggressioni contro il personale sanitario sono in preoccupante aumento anche nella provincia di Vicenza. Servono pertanto interventi più incisivi da parte delle istituzioni e della magistratura.

Anche i vertici aziendali dell'Ulss hanno espresso solidarietà nei confronti dell'infermiera coinvolta ed immediata è stata altresì la reazione politica del gruppo consiliare del sindaco. Sulla vicenda è intervenuto il presidente del consiglio comunale e medico, Massimiliano Zaramella, esprimendo una forte condanna del gesto.

È inaccettabile inoltre che la collega abbia dovuto recarsi in questura per denunciare l'accaduto perchè il presidio ospedaliero di polizia è chiuso di domenica - commenta -. Come proposto in una recente mozione di maggioranza pronta per la discussione, abbiamo chiesto l'immediata riattivazione, 24 ore su 24 sette giorni su sette, del posto di polizia, rende noto ribadendo la necessità di misure concrete per tutelare il personale sanitario in un sistema che definisce allo sbando. La situazione non è più sostenibile. È a rischio sia l'integrità del personale sanitario che dei cittadini.

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