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Infermieri demoralizzati, Opi Varese: "situazione peggiorerà"

di Redazione

Ciò che permette di andare avanti al personale che lavora in corsia ogni giorno è il rapporto con il paziente e sapere che il nostro lavoro serve alla salute delle persone. È la gratitudine di chi si affida a noi che ci dà la forza. Oggi la sanità pubblica poggia interamente sulla buona volontà dei suoi dipendenti. Così il presidente dell'Ordine degli infermieri di Varese, Aurelio Filippini, illustrando la drammatica situazione occupazionale nella provincia lombarda e la frustrazione di vedere che non arriva una soluzione. Gli infermieri, sebbene molto ricercati anche dall'estero, sono infatti sempre meno e restano poco valorizzati.

Infermieri, Filippini: silenzio della politica favorisce fughe all’estero

Gli infermieri sono pochi, sempre di meno. E, in Italia, sono poco valorizzati. Opi Varese lancia l'allarme: il Ticino lancerà una nuova campagna acquisti.

Sebbene la contrazione dei posti non riguardi l'università dell'Insubria, i 67 posti in meno messi a disposizione a livello nazionale per il prossimo corso accademico d'Infermieristica, secondo la recente definizione del fabbisogno formativo delle professioni sanitarie, non aiutano.

La riduzione minima è dovuta alla chiusura di corsi in alcune università che non avevano i requisiti per avviarli, spiega precisando che tali posti non potevano essere assegnati ad altri atenei idonei in quanto verrebbe penalizzata la qualità della formazione.

Il percorso formativo richiede personale ed ospedali dove gli studenti possano fare i tirocini ed imparare. Ospitare più studenti di quelli previsti per le capacità ricettiva dell'università significa andare oltre il limite, chiarisce.

Nella sua intervista su VareseNews, Filippini denuncia che nessuna delle risposte portate ai tavoli per migliorare la condizione degli infermieri, compresi gli studenti, ha avuto risposte dagli organi istituzionali.

Abbiamo bussato a tutte le porte, suggerito ipotesi per avviare un dialogo per rendere attrattiva questa professione e per incentivare gli infermieri a lavorare nel nostro paese, piuttosto che emigrare o fare i transfrontalieri in Svizzera - spiega amareggiato - eppure, non è mai arrivata una risposta e una proposta. E temo che la situazione purtroppo peggiorerà ancora, avvisa facendo sapere che il paese elvetico si sta preparando ad una nuova “campagna acquisti” nei prossimi mesi prelevando i nostri giovani laureati e i professionisti già in servizio nelle strutture varesotte.

La Svizzera ha deciso di investire sulla figura dell'infermiere, il nostro, e sappiamo bene cosa significhi in termini di risorse, continua sottolineando che in Canton Ticino stanno aprendo nuove strutture a guida infermieristica.

Il presidente dell'Opi segnala che l'accumulo degli straordinari effettuati dal personale del comparto dell'Asl Sette Laghi ha raggiunto ormai le 11mila ore, tuttavia, il dato potrebbe essere peggiore, in quanto non aggiornato. Segnala inoltre la difficile organizzazione estiva che, soltanto grazie ad un grande sforzo, ha permesso comunque di non chiudere molti posti letto e ha garantito tre settimane di ferie a ciascun dipendente.

È probabile che comunque anche quest'anno il lavoro di chi rimane in servizio in questo periodo sarà più gravoso. Inoltre, i nostri Pronto soccorso sono sempre in grande affanno, precisa.

Gli infermieri restano poco valorizzati

Ribadisce infine che continuano a non esserci segnali di apprezzamento del lavoro degli infermieri. Detassare parte della retribuzione, dare agevolazioni sui trasporti, proporre un welfare che vada incontro ad una migliore qualità di vita sia singola che familiare sono alcune delle nostre proposte che le istituzioni si ostinano a non prendere in considerazione.

Non va meglio neanche per quanto riguarda la formazione degli infermieri. Perché non riconoscere un incentivo agli studenti in infermieristica?, si interroga ricordando che essi stanno nelle corsie, sono lì per imparare ma intanto danno una mano all'organizzazione.

I master delle professioni infermieristiche poi sono tutti a pagamento. Il sistema vuole inoltre gli infermieri di famiglia ma la preparazione per questo ruolo specialistico è a totale spesa del professionista, denuncia.

E non ci sono ancora carriere professionali definite con una remunerazione che valorizzi impegno e capacità. Tutto ciò demoralizza, continua rimarcando il fatto che anche le solidali “pacche sulle spalle” da parte dell'assessore Bertolaso non si trasformano in concreti benefici per la categoria.

Tra il rimpallo delle responsabilità, si sta perdendo di vista la reale gravità della situazione - avverte denunciando il silenzio assordante delle istituzioni -. Le risorse regionali sono limitate. Sarebbe più semplice ed immediato trovare fondi se fosse dichiarata un'emergenza ma non siamo ancora in una situazione estrema. Eppure bisognerebbe evitare sin d'ora in tutti i modi di arrivare ad una situazione limite, conclude.

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