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Editoriale

Non puoi perché donna

di Giordano Cotichelli

I fatti accaduti a carico di Aurora Leone, dei The Jackal, e che hanno coinvolto anche Ciro Priello, alla vigilia della partita del cuore, sono noti. È andata in scena la peggiore rappresentazione del machismo di questo paese che ha provocato una sequenza di reazioni di protesta e di solidarietà a vari livelli. La tentazione di accodarsi ai vari commenti, data l’importanza dell’argomento – la discriminazione delle donne – è forte, ma è necessario mettere in rilievo gli elementi della cronaca al fine di farli narrazione di una realtà peggiore di quanto si creda. Elementi che sono ravvisabili all’interno delle esternazioni seguite alla vicenda e, più in generale, al contesto dell’attualità del momento.

Le scuse? Ci vuole di più per liberarsi da questa condizione servile

Tanti i commenti e fra questi alcuni possono essere utili per capire molte cose. Eros Ramazzotti oltre a sottolineare come la situazione creatasi sia sgradevole e che non avrebbe giocato, ha chiuso dicendo: … w le donne che sono parte fondamentale della nostra vita. Valentina Vezzali, sottosegretaria allo sport: Quanto denunciato da Aurora Leone è l'ennesima triste attestazione di quanta strada ci sia ancora da fare. 'Da quando in qua le donne giocano a calcio' evidenzia la necessità di tanta cultura sportiva. Si punta al cuore, ma qui bisogna ricominciare dal cervello.

Alessandra Amoroso ha poi detto: Non è più tempo di parole, servono i fatti. Il rispetto delle donne e la parità di genere passa dalle azioni quotidiane. Mentre Giusy Versace, atleta paralimpica e deputata ha chiesto a Gianluca Pecchini, il dg della nazionale responsabile del brutto episodio (poi dimessosi): chieda scusa ad Aurora Leone e a tutte le donne. Tanti altri i commenti di molti personaggi dello spettacolo, della politica e dello sport, ma quelli riportati assumono un significato importante dato che vanno oltre l’episodio in quanto tale ed evidenziano una chiave di lettura con cui si interpretano episodi discriminatori come quello avvenuto.

La discriminazione avvenuta sembra essere dunque interpretata all’interno di una lettura personalistica, individuale, stretta quasi fra le buone maniere e i vissuti personali, legata ad una visione liberale e disfunzionale del problema e totalmente decontestualizzata. Infatti, rispetto alle affermazioni riportate nelle righe precedenti, viene da chiedersi perché le donne debbano essere considerate “parte fondamentale della vita” e in che termini la questione possa essere risolta a livello di “cervello”, cioè di assunzione di responsabilità.

E poi, di fronte ad un comportamento discriminatorio basta chiedere scusa? Bastano le stesse dimissioni? O si rischia di rasentare la pura ipocrisia facendo tutti contenti e… mazziati, come si dice da qualche parte di questo paese. È sufficiente “passare per le piccole azioni quotidiane” per risolvere le discriminazioni di genere? In realtà sembra un po’ di trovarsi di fronte alla visione che la soluzione dell’inquinamento del pianeta sia legata al comportamento del singolo; il che in parte è vero, ma con un peso molto basso dato che, quotidianamente, una semplice industria è in grado, in nome del profitto, di inquinare quanto un'intera comunità di individui, che siano poi anche bravi a fare la raccolta differenziata. Mentre industrie di ogni genere inquinano quotidianamente ognuna come centinaia di migliaia di individui.

Sì, certo, il taglio di queste considerazioni è decisamente polemico, ma se l’analisi fatta è di difficile lettura, allora è giusto rimandare ad un piccolo episodio collaterale accaduto in altra situazione e che ha visto quale protagonista, stando alla notizia riportata dai social, una coppia di vip. Lui calciatore e lei modella e influencer che si sono visti respinti all’aeroporto a causa della mancanza di alcuni documenti non esibiti dalla donna. L’uomo si è sfogato, dicendo: Sei un fenomeno, un vero disastro. Ti salvi solo perché sei bellissima.

Ecco, se non fossero chiare le sottolineature fatte fin qui, queste ultime parole riportate si commentano da sole. O meglio, rappresentano tutta l’essenza della cultura machista che regna in questo paese e che non può essere demandata solo ad una dimensione individuale, comportamentale, di bon ton, ma chiama in causa il contesto culturale, sociale, economico e politico di un paese in cui se si vuole affrontare le discriminazioni queste meritano attenzione in una lettura globale del problema: dove le donne e i più deboli rimangono sempre indietro, dove stipendi e carriere delle donne e dei più deboli sono più bassi, dove si grida alla parità di genere e poi si vuole riportare le donne, segregandole, all’interno del nucleo familiare.

In realtà è ora di fare in modo che una donna non debba più sentirsi in colpa nel momento in cui decide di non adempiere ad un supposto dovere naturale di essere madre, per potersi realizzare come crede, o perché decide di interrompere una gravidanza, nonostante veda il suo diritto ad avere un’assistenza sanitaria in merito continuamente violato dall’ipocrisia morale che molto spesso si veste di abiti professionali indossati da maschietti.

E se quanto detto non bastasse, c’è la dimensione di contesto evidenziata in tutta questa storia: il mondo dello spettacolo, dei vip, delle personalità pubbliche. Oggi è accaduto ad Aurora Leone, pochi giorni fa è stato, in altri termini, la volta della giornalista Rula Jebreal, e più indietro ancora, per altre questioni la coppia Fedez-Ferragni si è trovata sotto il tiro incrociato delle polemiche censorie dei media.

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