La difesa delle ragioni delle vittime dell’omofobia deve per forza essere veicolata da una spettacolarizzazione che rischia di banalizzare tutto o è necessario ragionare sulla libertà di espressione politica e sindacale, civile e culturale in Italia, oltrepassando il solito chiacchiericcio sulle lottizzazioni in RAI? Stessa cosa dicasi per le ragioni dell’infermiere che non si vuole vaccinare.
L'informazione che appare più interessata ad emozionare che ad informare
Qualche giorno fa è rimbalzata sulla stampa nazionale, e sui social, la dichiarazione di un infermiere dell’Ospedale Regionale di Ancona in relazione al suo rifiuto di vaccinarsi. Le informazioni riportate dai media sottolineano la protesta del collega che preferirebbe essere sospeso dal lavoro piuttosto che sentirsi continuamente ricattato e che la sua persona, la sua vita e la sua stessa libertà valgono più di una sperimentazione.
Argomentazioni già rilevate in casi analoghi e nelle varie proteste di piazza di sanitari nelle scorse settimane. Nulla di nuovo, se non il fatto che, a più di un anno di distanza dall’esplodere della pandemia, gli infermieri tornano sulle pagine dei media sempre per gli stessi motivi, legati non tanto alla sostanza della notizia, al contenuto informativo, tecnico, professionale, o quanto meno sociale. Affatto. Gli infermieri come un anno fa, vengono presi in considerazione se hanno la capacità di attirare l’attenzione in termini pulsionali ed emotivi, reattivi o melodrammatici.
Ieri erano gli eroi sacrificati nella trincea della pandemia, poi sono stati, per qualcuno, i novelli untori che portavano il Covid nei condomini ed ancora il fiore all’occhiello – ipocrita – da presentare, per fare bella figura in situazioni particolari, come durante i festival di San Remo e Venezia. E adesso richiamano l’attenzione perché alcuni di loro vanno addirittura “contro la scienza e la società” perché non si vogliono vaccinare. Poca cosa, per carità, se raffrontate alle tante (tantissime) dichiarazioni contradditorie fatte da esperti paludati e baroni imbellettati, che hanno detto di tutto e al tempo stesso il suo contrario.
Insomma, l’ennesimo rifiuto a vaccinarsi da parte di un infermiere ha la capacità di gettare luce sullo stato di salute dell’informazione in questo paese che, appare più interessata ad emozionare che ad informare.
La vicenda della protesta di Fedez, di questi giorni, può essere utile per quanto affermato. L’accaduto è noto ai più. Il rapper milanese ha sottolineato, in polemica con le scelte censorie della RAI, come sulla questione dei diritti il nostro paese non possa rimanere indietro, ed ancor più non deve tornare indietro. Ed in questo ha evidenziato, indirettamente, anche come, proprio a livello dei media nazionali, ci sia un muro funzionale a non far passare alcuna notizia che possa mettere in discussione lo status quo del sistema e dei suoi sostenitori.
Beh! Qualche sospetto in merito ce l’avevamo. Viene confermato il fatto che sulle pagine dei media (cartacei, virtuali o televisivi) si possa dire di tutto e il suo contrario senza alcun problema. Urlare oscenità e insulti, abbassando il livello del dibattito politico senza che vi venga posto rimedio.
In merito, ecco proprio un esempio utile, restando in tema di vaccinazioni. Nelle scorse settimane è rimbalzata la notizia di un attentato ad un tendone di un centro vaccinale di Brescia, senza fortunatamente alcuna conseguenza seria. Immediatamente la canea mediatica si è scatenata e ha fatto rimbalzare la [non] informazione che a tale proposito si stesse seguendo la solita pista anarchica
In realtà sono stati due tipi di chiara tendenza no vax, no mask (e sì dux) a provocare il fattaccio. Avete letto smentite sulle fantomatiche piste anarchiche in merito? No di certo e questo introduce l’ultimo rilievo importante della vicenda Fedez. Non è solo il contenuto della notizia che merita attenzione, ma anche chi la veicola. Ed ecco che un rapper, le cui parole sono tutte condivisibili, riesce a rendersi più visibile di un operaio di Amazon, o un parolaio salottiero ottiene maggiore eco per le sue farneticazioni di un barbone multato in strada perché trovato in giro dopo il coprifuoco. Un dottore dei ricchi trova spazio per le sue illuminanti parole molto più che le denunce fatte da mille dottori dei poveri.
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