Brest, la denuncia dei lunghi tempi di attesa per i pazienti
"Il muro della vergogna", una serie di pannelli posizionati all'esterno del COU di Brest in cui sono state affisse le testimonianze di pazienti costretti in barella per tante ore.
Il centro del problema è l’attesa prima della presa in carico da parte dei sanitari e prima dell’esecuzione di esami diagnostici di vario tipo.
Una signora di 95 anni ha aspettato sulla barella 20 ore e mezza, mentre un anziano di 91 anni ha dovuto attendere ben 29 ore. C’è poi il caso di un paziente arrivato in gravi condizioni che ha aspettato ben undici ore per avere una TAC prima di morire.
Thomas Bourhis, segretario generale della CGT della zona, sottolinea che l’attesa viene sostenuta in uno dei locali realizzati come area filtro durante la pandemia da Covid-19. Meglio di un qualsiasi corridoio, ma manca la possibilità di avere qualcosa da bere o da mangiare e, soprattutto, si registra una grave carenza di personale . Questioni che sono al centro di negoziati sindacali con la stessa direzione ospedaliera.
Per contro Laurence Jullien-Flageul, direttrice delle cure assistenziali del centro ospedaliero, sottolinea che sono messi a disposizione 38 letti per rispondere alle esigenze del servizio d’emergenza a fronte però di medie estive di circa 132 arrivi giornalieri con punte fino a 181 ingressi.
Su tutto influisce di certo il fatto della carenza non solo d’organico, ma anche di posti letto i quali sono stati ridotti, a livello nazionale, di 6.700 unità nel solo 2022 a fronte di una riduzione totale di ben 80.000 posti letto negli ultimi vent’anni.
La direttrice sottolinea altresì che i pannelli di protesta sono irrispettosi del lavoro dei sanitari , in quanto la questione dei tempi di attesa è da tempo stata sollevata dagli stessi infermieri , con attenzione sia alla sicurezza dei pazienti sia alla carenza del personale.
L’iniziativa della CGT può di certo destare qualche perplessità, ma ha l’indubbio merito di sottolineare con forza il bisogno urgente di affrontare il problema delle cure sanitarie nella regione e, a quanto pare, in tutto il Paese.
Su questo, alcune testate hanno ricordato che quello di Brest non è un caso isolato e come nelle scorse settimane presso l’ospedale di Nantes siano decedute, dopo aver aspettato una dozzina di ore, ben quattro pazienti, in momenti diversi.
A questo punto le considerazioni da fare sono di vario tipo
In primo luogo, la testimonianza francese è utile a gettare una ulteriore luce sulla condizione della sanità italiana , sulle sue mille problematiche, ben note. Liquidare i fatti francesi con schermaglie nazionaliste (bah!) o vittimiste (doppio bah!) non serve a nulla.
Al contrario questi mostrano come, al di là della patina dorata, manco tanto, delle olimpiadi, i problemi nascosti sotto il tappeto sono molti e, nei paesi occidentali in particolare, si somigliano tutti, legati come sono dalla distruzione di quello stato sociale così come è stato conosciuto a partire dalla seconda metà del secolo scorso.
La salute pubblica, le garanzie sindacali, i salari degni, i trasporti funzionanti, l’educazione e la previdenza, l’ambiente e l’occupazione, sono tutte le diverse facce di quell’unica medaglia di pessimo metallo forgiata dalle politiche neo ed iperliberiste della Thatcher ieri e di Macron, di Trump e di molti altri governi europei oggi, inclusa l’Italia degli ultimi trent’anni.
Il messaggio è quindi quello di copiare l’iniziativa contestatrice della CGT francese? Potrebbe essere molto interessante farlo, ma l’obiettivo da raggiungere quale sarebbe in questo caso? Denunciare le lunghe attese presenti nelle sale dei vari Pronto soccorso italiani? Cosa nota.
Molto nota, sottolineata con forza anche dalle continue aggressioni nei confronti del personale da parte di vari utenti esasperati dall’attesa.
Certamente i fatti francesi debbono far riflettere sulle questioni gravi di casa nostra, ma in un’ottica di ampio respiro dove la consapevolezza dell’assenza arbitraria di qualsiasi provvedimento del governo in tema di salute pubblica e di welfare non solo non è presente, ma viene mascherato da puntuali dichiarazioni populiste che promettono tutto, e il suo contrario, nella consapevolezza che non sono previsti soldi sufficienti per fare in modo che lo stato sociale italiano torni ad essere strumento di protezione e crescita e non di profitto e speculazione.
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