In questi giorni drammatici della guerra in atto in Ucraina il dissenso e l’antimilitarismo russo per protestare contro la scelta bellica del governo di Putin ha ironicamente - quanto tragicamente – ribattezzato il famoso libro di Leone Tolstoj in “Operazione speciale e… pace”. La trovata irriverente sembra rifare il verso alle parole di George Orwell in "1984", quando lo scrittore inglese illustra l’evolversi della neolingua che consente, nel mondo distopico del romanzo, di affermare che la guerra è pace e la pace è guerra. I media russi ed ucraini, quelli occidentali - e quelli italiani in particolare - sembrano seguire, chi più chi meno, questa linea.
Cosa sta accadendo negli ospedali ucraini
Nei fatti, al di là del rimpallo delle responsabilità, mostrano un aumento delle devastazioni date dalle armi, dalla violenza militare e civile che sembrano non accennare a diminuire.
Per chi voglia avere un quadro della situazione forse è sufficiente digitare – qui da noi ancora possiamo farlo – nel motore di ricerca di "Google immagini" due parole: ukrainian hospitals.
Le immagini che compariranno potranno fornire un pallido esempio di cosa sta accadendo negli ospedali ucraini e in tutto il paese. Sul sito saluteinternazionale.info, si può ritrovare un articolo che ricorda – dati OMS e del gruppo di monitoraggio Insecurity Insight – i numeri relativi alle strutture sanitarie colpite sino ad oggi a fronte di 52 attacchi registrati fino al 12 marzo scorso: 29 edifici sanitari colpiti (danneggiati o distrutti) e 32 operatori rimasti vittime, di cui otto mortalmente.
La polemica suscitata attorno alla vicenda della donna partoriente portata in salvo dall’ospedale di Mariupol è nota. Vari siti hanno rimbalzato la notizia come se si trattasse di una messa in scena, di una fake news. Lo hanno fatto finché non è stato reso noto che la donna, e il suo neonato, erano tragicamente deceduti per le conseguenze delle ferite riportate.
Le cifre rilevate probabilmente sono in difetto a fronte di una realtà il cui orrore sembra non avere confini. Non si riuscirà mai a conoscere, ad esempio, il numero dei pazienti deceduti a causa della guerra, direttamente o indirettamente per mancanza delle cure necessarie. Un po’ come si diceva all’inizio della pandemia nel 2020 in relazione alla tragica primavera di allora, in cui tutto si era fermato per sottostare ai diktat del virus.
Ancor più la gravità di queste settimane è testimoniata da un’inedita presa di posizione da parte dei medici e degli infermieri russi, redatta in data 28 febbraio e sottoscritta da 15.000 sanitari fra medici, infermieri e paramedici, il cui inizio, significativo come tutto, recita:
Noi, medici, infermieri e paramedici russi, ci opponiamo fermamente alle azioni militari condotte dalle forze armate russe sul territorio dell’Ucraina. Non cerchiamo i colpevoli e non giudichiamo nessuno. La nostra missione è salvare vite umane
La guerra colpisce tutti, non ci sono né vinti, né vincitori, ma solo vittime. I sanitari in difficoltà sono anche quelli alle frontiere ucraine che stanno dando sostegno ai profughi o quelli negli ospedali russi e bielorussi che si ritrovano ragazzini di leva mandati al macello come carne da cannone.
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