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Editoriale

Giornata del rifugiato, in nome di Satnam Singh

di Monica Vaccaretti

Nonostante non siano intrinsecamente meno sani, milioni di persone in situazioni vulnerabili sperimentano risultati di salute peggiori a causa di condizioni di vita e di lavoro al di sotto degli standard. Dare priorità al loro diritto ad un'assistenza sanitaria tempestiva, accessibile, conveniente, accettabile e dignitosa è fondamentale per raggiungere la salute per tutti. Così l'Organizzazione Mondiale della Sanità nella Giornata del Rifugiato che si celebra ogni 20 giugno sottolineando come la salute delle persone in movimento deve essere affrontata con decisione con un impegno collettivo e transfrontaliero. Sono circa 1 miliardo i migranti, 1 su 8 della popolazione mondiale. Includono 281 milioni di migranti internazionali, 82,4 milioni di sfollati forzati di cui il 40% sono bambini (48 milioni di sfollati interni, 26.4 milioni di rifugiati, 4.1 milioni di richiedenti asilo). Si stima che nel mondo ci siano milioni di apolidi, gente straniera emigrata che risulta sospesa perché senza cittadinanza. Hanno perso quella originaria e non ne hanno un'altra da sostituirla.

Oggi è anche la giornata di Satnam Singh

Oggi è anche la giornata di Satnam Singh, il bracciante indiano che lunedì 17 giugno ha perso un braccio per un incidente sul lavoro, mentre era sui campi a raccogliere zucchine ed angurie. È morto per le complicazioni legate all'amputazione dell'arto la mattina del 19, all'ospedale san Camillo di Roma dove era giunto troppo tardi con l'elisoccorso chiamato dai colleghi.

È stato infatti lasciato senza soccorsi davanti a casa. Il suo braccio lo hanno trovato sopra una cassetta di ortaggi. È un orrore che è capitato nel Lazio. Satnam aveva diritto non solo ad avere un regolare contratto ma aveva diritto alla salute, alle cure, alla vita.

Oggi per me la giornata ha il volto di questo giovane uomo, 31 anni, novello sposo che in Italia, dove era arrivato tre anni fa, sognava un futuro migliore. Non so se fosse propriamente un rifugiato o un richiedente asilo o soltanto uno dei tanti migranti. Non importa. Certamente non era incluso, non ha avuto solidarietà umana, non ha ricevuto le cure sanitarie necessarie se non quelle disperate all'ultimo momento. Il ministro Rocella ha promesso che il responsabile di un atto così barbaro sarà perseguito dalla legge in ogni modo e in ogni sede. Intanto però la barbarie si è compiuta. L'umanità è morta.

Come ogni rifugiato o migrante, anche Satnam era uno dei membri più vulnerabili della società, uno degli invisibili, per il fatto di vivere l'esperienza della migrazione. Discriminato. Con cattive condizioni di vita, alloggio e lavoro. Con un accesso inadeguato ai servizi sanitari, nonostante i problemi di salute. Subiva disuguaglianze. Aveva un maggior rischio di morte per tutti i determinanti che lo rendevano fragile.

A Satnam è mancato il diritto di essere riconosciuto come un essere umano, il delitto più grande

Dal rapporto annuale sulla salute dei rifugiati e dei migranti, elaborato dall'Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati (UNHCR), emerge che le persone come Satnam hanno una grande resilienza, ma hanno bisogno di una grande solidarietà globale per difendere il loro diritto alla salute.

L'Oms denuncia ancora una volta che non si fa abbastanza. La tragica e disumana vicenda di Satnam ne è testimonianza. Occorre pertanto impegnarsi maggiormente, implementando gli sforzi di sensibilizzazione e rafforzando una collaborazione internazionale guidata dai principi di non discriminazione, equità ed inclusione. Soltanto promuovendo l'integrazione sociale sarà possibile creare un mondo più sano e giusto in cui tutti, indipendentemente dallo status migratorio, possano veramente godere dell'accesso universale ad un'assistenza di qualità con approcci basati sull'evidenza.

Significa affrontare i determinanti della salute rimodellando e rafforzando i sistemi sanitarie esistenti per fornire servizi completi ed integrati sia ai rifugiati che alle comunità ospitanti, significa riconoscere la salute dei rifugiati come vitale per il benessere globale e guidare le politiche verso la solidarietà e l'inclusione. Vuol dire attuare piani di sanità pubblica che incorporino i bisogni sanitari dei rifugiati e coinvolgano le comunità colpite dal fenomeno migratorio nel processo decisionale.

L'Oms ritiene che sia necessario coordinare e indirizzare il lavoro normativo, attuando le misure stabilite dalla Dichiarazione di Rabat del 2023; tradurre la ricerca in pratica creando un consenso sulle priorità globali; attuare una revisione dei sistemi sanitari per supportare lo sviluppo di interventi a lungo termine grazie a cambiamenti delle strategie politiche nazionali ed una pianificazione sanitaria più informata integrata anche dei bisogni sanitari dei rifugiati.

Occorre anche implementare la formazione degli operatori sanitari, secondo standard globali di competenza, per migliorare la loro capacità di fornire servizi culturalmente sensibili a rifugiati e migranti.

Risulta inoltre che rifugiati e migranti, il 75% delle quali sono ospitati in paesi a basso e medio reddito, non sono semplicemente destinatari di cure ma a livello globale contribuiscono attivamente ai sistemi sanitari fungendo da professionisti sanitari qualificati, mediatori culturali e sostenitori di un accesso equo. Hanno un ruolo di grande impatto, pertanto dovrebbero essere maggiormente inclusi nei processi decisionali per migliorare la qualità del servizio e la competenza culturale di un'intera società..

Le persone che si spostano nel globo hanno disperazione e coraggio, nostalgie lasciate indietro e sogni lanciati in avanti. Sono persone da rispettare anche solo per il fatto di aver iniziato un cammino faticoso ed incerto. Le persone chiamate rifugiate sono persone che cercano un rifugio, che vuol dire riparo da qualcosa o qualcuno che non le rende pericolose, come son viste, ma le mette in pericolo. Dovremmo tutti sentirci responsabili della loro sorte appena, come esseri umani, ci posiamo reciprocamente lo sguardo.

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