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editoriale

Giorgia, Luisa e il mare

di Giordano Cotichelli

Con la buona stagione aumentano gli sbarchi. Aumenta l’emergenza sbarchi, per chi arriva a terra ovviamente, e non per chi al sicuro pontifica e semina odio. Circa 1800 migranti sono arrivati sulle coste di Lampedusa venerdì scorso. Un’infermiera della nave “Live support” di Emergency ha dichiarato che fra coloro che sono stati soccorsi, durante le scorse ore, nel canale di Sicilia, molti gruppi in qualche caso erano senza acqua e cibo da più di 20 ore. Molte le donne, di cui una incinta di due mesi e tanti i minori non accompagnati. I paesi di provenienza sono Zambia, Libia, Burkina Faso, Ciad, Costa d'Avorio, Eritrea, Etiopia, Gambia, Guinea Conakry, Liberia, Niger, Nigeria, Mali, Sud Sudan, Sudan e Somalia. Il volto povero dell’Africa. Il volto disperato dell’umanità. Di recente, in merito all’enorme ondata di migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana, il premier della Tunisia ha detto che il paese si trova di fronte al pericolo di una sostituzione etnica dato l’arrivo di così tanti cristiani e così tanti… neri. Sembra di averla già sentita questa storiella.

Mare mostrum

La nave Louise Michel, finanziata dall’artista Banksy, è in stato di fermo nel porto di Lampedusa perché accusata di aver violato il nuovo decreto Ong.

Fra le varie imbarcazioni arrivate a Lampedusa c’è anche la nave di soccorso, finanziata dall’artista libertario Banksy e capitanata dall’attivista Pia Klemp, il cui nome è Louise Michel, ed ha la sua importanza. Nelle scorse ore ha salvato circa 180 persone, mentre domenica mattina un’ottantina sono state tratte in salvo dalla Guardia di Finanza.

All’arrivo nel porto di Lampedusa, però, all’equipaggio è stato comunicato il blocco della nave in base alle disposizioni del nuovo decreto, fatto dal nuovo governo, per politiche però vecchie, molto vecchie. La sintesi del decreto potrebbe intendersi nel seguente modo: Più salvi le vite e più sei illegale.

È il mondo alla rovescia della neolingua di questa distopia contemporanea, molto italiana e tutta occidentale, dove, stando alle visioni di Orwell del grande fratello di 1984: la guerra è pace, la prigionia è libertà e… chi fugge dalla guerra, dalla prigionia, dalla miseria commette quindi un delitto. O nella migliore delle ipotesi gli viene chiesto (rimbrottato, quasi) se è consapevole di cosa significhi montare su un barchino poco sicuro e attraversare il mediterraneo.

Da più parti viene sostenuta la linea governativa che le navi delle ONG presenti in mare ostacolino in realtà le operazioni di soccorso. Il confezionamento delle informazioni come vengono veicolate in questo paese è qualcosa di più unico che raro. Infatti la questione dei profughi può essere declinata in molte maniere, ma la realtà è una sola: ci sono migliaia di persone che non hanno alcuna possibilità di fuggire da una situazione tragica, che non quella di cercare riparo in questa parte del mondo: ricca, sicura, e – qualcuno dice – libera ed in pace.

Il problema però è uno solo. Questa parte del mondo è chiamata anche “fortezza Europa” dato che entrarvi è sostanzialmente impossibile. Che sia via mare o via terra (la rotta balcanica) solo le strade della disperazione sono aperte a chi vuole mettersi in salvo, sprovvisto però di un visto, di i soldi, di un futuro, o di qualsiasi tipo di aiuto. E mentre si dovrebbero cercare soluzioni per questo problema enorme, molti cincischiano su particolari utili solo a fomentare divisioni, odio e negare nei fatti un po’ di umanità a buona parte dell’umanità.

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