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Rsa senza infermieri, Uneba lancia l’allarme

di Redazione Roma

L’assenza di professionisti sanitari pone a rischio gli anziani più fragili nelle residenze assistenziali. È il grido di allarme lanciato da Uneba, che sabato 13 novembre organizza a Treviso l’evento “50 sfumature di cura”. Presente il vicepresidente nazionale, Fabio Toso che nel frattempo mette sul tavolo tre proposte per replicare all’emergenza.

Carenza di infermieri nelle Rsa: il grido di allarme di Uneba

È un po’ come avviene per il riscaldamento globale: la situazione si aggrava sempre di più e tergiversare equivale solo a peggiorare le cose. Questo l’allarme lanciato da Franco Massi, presidente nazionale di Uneba, associazione di categoria del comparto sociosanitario, assistenziale ed educativo con quasi mille enti associati in tutta Italia. Soprattutto, Rsa.

E a pesare è proprio la mancanza di infermieri all’interno delle residenze sanitarie. Se non si interviene continueranno a mancarne per lungo tempo, incalza Fabio Toso, vicepresidente nazionale di Uneba e direttore generale di Fondazione opera Immacolata Concezione onlus. Sabato 13 novembre Toso metterà il tema degli infermieri in primo piano nel corso dell’appuntamento “50 sfumature di cura, il controcanto delle Rsa”, in agenda alle 9:00 presso l’auditorium Fondazione Cassamarca, moderando il panel “Il Pnrr e il ruolo delle Rsa nelle politiche territoriali” con

  • Walter Montini, presidente dell’Associazione residenze sanitarie della provincia di Cremona
  • Giorgio Pavan, direttore dell’Israa di Treviso
  • Paolo Pigni, direttore di Fondazione Sacra Famiglia

Carenza di infermieri in Rsa comporta conseguenze dolorose

Un problema, quello della carenza degli infermieri nelle Rsa, che arriva da lontano. Dal 2001 a oggi i posti nei corsi di laurea (a numero chiuso) per infermieri sono in media del 24% inferiori al fabbisogno di professionisti sanitari stimato dalle organizzazioni di categoria (e in ogni caso non tutti gli studenti arrivano alla laurea). I laureati rappresentano il 39% in meno del turnover annuale di infermieri, nei valori medi degli ultimi 20 anni, precisa Toso.

Ma quali conseguenze comporta la carenza di professionisti sanitari? Semplice – risponde il vicepresidente nazionale di Uneba – gli enti non possono continuare ad assicurare lo stesso servizio agli anziani non autosufficienti. Ridurre la qualità del servizio e/o non rispettare gli standard di personale fissati dalle Regioni sono scelte tutt’altro che nostre. In assenza di altri interventi, permane allora l’opzione più dolorosa, ovvero quella che varie strutture per anziani hanno già dovuto compiere: ridurre i posti letto.

Una conseguenza estrema, in questo modo non si offre accoglienza ad anziani bisognosi e si mette in difficoltà centinaia di famiglie. In entrambi i casi andando contro i nostri valori.

Dobbiamo far arrivare professionisti qualificati dall’estero

Quali sono dunque, all’atto pratico, le soluzioni perseguibili? La risposta di Toso è immediata: In mancanza di infermieri in Italia, dobbiamo far arrivare professionisti qualificati dall’estero. Uneba è al lavoro, con altri partner del non profit, per costruire collaborazioni con scuole per infermieri dall’estero.

E ancora, formare e inserire nelle strutture operatori socio sanitari con formazione complementare che operino sotto la guida degli infermieri nonché – conclude Toso – sfruttare al meglio la tecnologia. In questo senso alcune strutture Uneba già utilizzano un sistema robotizzato per la preparazione delle dosi di farmaci giornalieri per gli anziani: l’infermiere, scevro dalla mansione meccanica, può dedicarsi appieno all’assistito.

Giornalista
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