Un'infermiera di cinquant'anni, con incarico di strumentista in sala operatoria presso l'ospedale Careggi di Firenze, è stata trovata morta nei giorni scorsi nel suo appartamento a Novoli, nella periferia nord ovest della città. Sul decesso stanno indagando i carabinieri perché durante un sopralluogo in casa, dopo il ritrovamento del corpo della donna, è stata trovata un'ingente quantità di materiale sanitario che si sospetta possa essere stato sottratto con manovre illecite, per ragioni ancora ignote, dall'ospedale presso cui la vittima lavorava. Si teme la pista Fentanyl, la Procura ha aperto un’inchiesta.
Trovato un arsenale di Fentanyl a casa dell'infermiera deceduta a Firenze
La perquisizione ha scoperto una farmacia proibita e vari strumenti chirurgici che gli inquirenti hanno descritto come un arsenale di ferri del mestiere
. In una valigia sono stati rinvenuti numerosi medicinali e in camera, sul letto, erano disposti ferri chirurgici, bisturi e forbici.
Tra i farmaci nascosti sono state trovate numerose confezioni di Fentanyl, il potente anestetico oppioide sintetico ed analgesico narcotico ad uso ospedaliero che viene utilizzato per trattare il dolore cronico e durante gli interventi chirurgici.
Desta particolare preoccupazione il ritrovamento di questa sostanza in un'abitazione privata, anche alla luce del massimo allarme lanciato nei giorni scorsi dal Ministero della Salute, dopo la segnalazione di Fentanyl in una dose di eroina da strada sequestrata lo scorso marzo a Perugia dagli operatori sanitari che lavorano nei luoghi dello spaccio.
Entrata nel mercato illegale per uso improprio come sostanza stupefacente, ha effetti potenzialmente devastanti perché sino a cento volte più potente della morfina ed è responsabile di gravi overdose, come segnalato da anni dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Gli inquirenti, che stanno indagando sul caso, ritengono che l'infermiera non avrebbe potuto in alcun modo ottenere le confezioni di Fentanyl perché tale farmaco, da tenersi sottochiave, risulta ordinabile con una dettagliata e motivata richiesta, da inoltrare alla farmacia ospedaliera, esclusivamente dai medici che sono in possesso di una password personale.
Si ipotizza pertanto che possa essersi fatta aiutare da altre persone nel trafugamento. Sono pertanto in corso accurati accertamenti, tenendo conto che alcuni medici del Careggi potrebbero risultare parti lese di un furto, protratto nel tempo, non solo di un medicinale della cui prescrizione sono responsabili ma anche dell'identità digitale.
A tal fine si sta prendendo in considerazione anche il fatto che l'infermiera deceduta avrebbe avuto una lunga relazione con un medico anestesista, dipendente dello stesso ospedale. Le indagini dovranno pertanto chiarire, oltre alle modalità di appropriazione indebita e all'individuazione dei possibili complici, se l'infermiera abbia avuto parte del mercato illecito producendo le dosi in casa propria, nei cosiddetti “laboratori da cucina illegali”, per rendere la sostanza più potente, smerciarla e diffonderla ad un prezzo più basso.
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