Nurse24.it
chiedi informazioni

Attualità Infermieri

Infermieri Modena: botte in un angolo e sangue dappertutto

di Redazione

Non permettetevi di farmi toccare da un infermiere tirocinante, io sono una dirigente sanitaria. Avrebbe reagito così, a Modena, la paziente di Cardiologia parente di tre persone che hanno poi picchiato due infermieri, lo scorso 28 ottobre, che hanno dovuto farsi curare con 10 e 2 giorni di prognosi. Ma ora abbiamo anche paura di uscire di casa e di andare a lavorare, dicono M. A. e V. G., i due infermieri feriti, entrambi 36enni, che lavorano per l'Azienda ospedaliero-universitaria di Modena da qualche anno, all'ospedale di Baggiovara.

Paziente si è qualificata come Dirigente sanitaria, poi la follia

Si sono presentati in pubblico, con visibili segni al volto e difficoltà a muoversi per i colpi alle costole ricevuti, ripetendo come si sia trattato di una follia mai vista. L'occasione è una conferenza stampa della Cisl Emilia Centrale che sta seguendo i due interessati a livello legale (avvocato Lorenzo Muracchini) e psicologico.

Spiega A., l'infermiere che ha avuto la peggio: La mattina del 28 ottobre sono andato al lavoro come tutti i giorni e al mio fianco avevo un tirocinante del terzo anno del corso di laurea in Infermieristica Unimore, in formazione. Gli ho chiesto di effettuare un prelievo ematico alla paziente, ricoverata in Terapia intensiva cardiologica, che fra l'altro è stata la prima cui il giovane si è approcciato nel suo percorso di studi.

Per il tirocinante era il primo giorno e la prima paziente, dunque. A un certo punto, racconta A., la paziente ha detto che, essendo 'una dirigente sanitaria di Reggio Calabria', non si sarebbe fatta 'toccare' dai tirocinanti. Le ho detto subito che stava dando un pessimo esempio, invece di agevolare la formazione dei giovani sanitari. Questa mia affermazione l'ha fatta arrabbiare, ma la cosa sembrava risolta lì. Dopo aver eseguito personalmente il prelievo, da professionista quale sono, non ho avuto più contatti con questa persona.

Ma continua l'infermiere: Ho continuato a fare il mio lavoro, ma dopo un'oretta in reparto hanno fatto irruzione tre parenti della paziente. Il marito, il figlio e la figlia, che si è qualificata come un'avvocata di Modena. Urlando, hanno detto 'fuori i nomi' ed io, sentitomi tirato in causa, mi sono presentato. Lì mi hanno aggredito verbalmente, in modo pauroso. La figlia, in particolare, mi ha minacciato di farmi passare 'le pene dell'inferno dal punto di vista legale', dicendomi di tutto e di più. Il figlio si è presentato come rappresentante sindacale, anche se non so bene di quale sigla, promettendomi a sua volta che mi avrebbe reso la vita difficile. Figlia e figlio hanno quindi citato il proprio titolo professionale, per minacciarmi.

Sul momento, prosegue A., sono rimasto pietrificato, ma poi il marito della signora mi ha sferrato un pugno in volto. Ho cominciato a difendermi, ma sono stato assalito anche dal figlio, con altri pugni e calci. Allo stesso tempo tutti, compresa la figlia, hanno iniziato a mettermi in un angolo, per non darmi vie di fuga. È stato in quel momento che ho preso così tante botte che, oggi, ho paura di uscire di casa e di non vedere più mio figlio.

Rimarca provato l'infermiere: Sono due giorni che non riesco a riposare, psicologicamente non sto bene e sono a terra, distrutto. Quando sembrava tutto perduto o quasi, al culmine del pestaggio, per fortuna, è intervenuto V., aprendomi una via di fuga.

Continua nel racconto lo stesso G., che sul momento si trovava a cinque metri dall'ingresso del reparto: Ho iniziato a sentire tanti rumori, di botte, e mi sono precipitato. La scena che ho visto poco dopo è stata da film horror: il collega, nell'angolo, picchiato ripetutamente da due persone, il figlio e il marito della signora, con calci e pugni, in mezzo al sangue che schizzava da tutte le parti.

La figlia della paziente, continua G., si trovava davanti, ad ostruire la fuga del mio collega: non l'ho vista sferrare colpi, l'ho vista bloccare il collega. Sono riuscito comunque, poi, a creare una via di fuga per M., prendendo a mia volta una botta in faccia, allo zigomo, anche se non so da chi. Adesso - conclude l'infermiere - ho paura di andare a lavorare.

Il legale: gli aggressori rischiano fino a 4 anni di carcere

Rischiano fino a diversi anni di carcere, almeno quattro, gli aggressori dei due infermieri aggrediti e pestati il 28 ottobre (con prognosi di 10 e due giorni) all'ospedale di Baggiovara, da parte dei parenti di una paziente che non voleva farsi fare un prelievo da un tirocinante.

A sottolinearlo in una conferenza stampa convocata dal sindacato, l'avvocato dei due infermieri, Lorenzo Muracchini del foro di Modena, che insieme alla Cisl Emilia Centrale segue fin dall'inizio la questione.

La vicenda, spiega il legale, rientra perfettamente nell'ambito delle legge Nordio, tesa a rafforzare le misure anche contro chi pesta gli operatori sanitari. Evidenzia Muracchini, mentre l'Azienda ospedaliera pensa già a costituirsi parte civile: L'aggressione e le lesioni che hanno provocato ai ragazzi rientrano nel nuovo articolo 583-quater del Codice penale introdotto col pacchetto sicurezza, il cosiddetto decreto Nordio. Prevede la fattispecie tipica delle lesioni al personale sanitario, specificando rispetto alla lesione volontaria regolata dall'articolo 582.

Il reato è procedibile d'ufficio e quindi la magistratura può intervenire anche senza denuncia, ma per sicurezza - anticipa il legale - provvederemo nei prossimi giorni a depositare un esposto formale. Se le lesioni ai due infermieri resteranno 'lievi', come pare al momento, gli aggressori rischiano fino a quattro anni di carcere.

Se invece le lesioni dovessero rivelarsi più gravi, in caso di eventuali complicazioni, la pena si alzerebbe, informa l'avvocato.

Scopri i master in convenzione

Commento (0)