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Maltempo

Al lavoro in corsia nonostante Burian

di Giordano Cotichelli

E alla fine arrivò la neve. Sono giorni che le allerte meteo si susseguono alle riunioni della protezione civile per l’emergenza prevista dall’arrivo del vento gelido dell’Est: il temibile Burian. La neve nell’entroterra delle vallate del Centro Italia, che degradano verso la costa, non è un evento sempre presente durante la stagione invernale, e quando si imbiancano i paesaggi c’è sempre un po’ di magia e di preoccupazione che attraversano le persone. Certo, sull’arco alpino e lungo tutta la dorsale appenninica ai paesaggi imbiancati e alle strade che sono rese meno sicure ci sono abituati da tempo. Come probabilmente ci saranno abituate le infermiere e gli infermieri in servizio sui mezzi del 118, o quelle che vanno di casa in casa con l’Adi. Abituati, ma non per questo contenti di lavorare con il freddo, con il vento che ti taglia il viso mentre raccogli un anziano che è scivolato o, anche se al caldo delle strutture ospedaliere e residenziali, con il timore, più che del freddo, che il collega del cambio non arrivi.

Gli infermieri e il temibile Burian

ares 118 lazio sotto la neve

Un mezzo dell'Ares 118 Lazio operativo ma sotto la neve

Quando tutto viene coperto da un bello e soffice manto bianco insomma si torna un po’ bambini. Qualche collega avrà improvvisato una breve battaglia a palle di neve, altri avranno tirato fuori una coperta in più per i degenti in corsia (c’è sempre qualche stanza dove il riscaldamento arriva un po’ meno) o per chi aspetta in sala d’attesa. È vero che quando fa freddo ci si muove di meno, ma è altrettanto vero che chi è costretto a farlo incappa in qualche scivolone inaspettato e indesiderato, o si becca altrettanto odiose sindromi da raffreddamento. I più fragili, come sempre, ne fanno le spese, specie se dormono sotto i ponti, specie se sottoalimentati, o ancor più se costretti a lavorare nonostante il freddo e nonostante l’età.

Fra poco parto per andare al lavoro. Per tempo, altrimenti c’è il rischio di arrivare in ritardo. Saranno giornate di freddo, ma in fondo non è niente di nuovo dato che da queste parti, da sempre, il gergo contadino connota il peggioramento del clima con la dicitura è in arrivo una boriana…. Saranno giornate di freddo, ma infermieri, medici, oss, commesse e operai, impiegati e tutti coloro che imprecheranno perché non hanno cambiato le gomme termiche o perché non ricordano come si montano così facilmente le catene o per tanti altri motivi avranno un passo un po’ più pesante causa la neve, ma in buona parte libero dal senso d’angoscia che continuamente, a fronte di cambiamenti climatici stagionali per lo più nella norma, i media e non solo, contribuiscono ad alimentare. Burian o boriana che sia, neve e pupazzi vari (non solo quelli fatti per gioco) verranno presto assorbiti dalla quotidianità delle cose dove tutti, professionisti della cura o meno, si preoccuperanno di avere – e dare se ce n’è bisogno – un po’ di calore e un po’ di conforto.

Il bianco del paesaggio che mi circonda ha quasi dell’ipnotico. A rompere l’incantesimo, anche un po’ perverso, arrivano le grida di un gruppo di ragazzini bengalesi che giocano a pallate. Non capisco nulla di ciò che si dicono, ma il tono e il volume delle grida, il rincorrersi e le risate, rendono l’immagine di una bellezza e semplicità in grado di spazzar via qualsiasi atmosfera di timore, di esclusione, di cattivi pensieri, che da troppo tempo circola in questo paese e che fa sicuramente più danni di qualche boriana indesiderata. La paura è un prodotto che si vende bene e a basso costo, ma le risate, il gioco, e l’amicizia difficilmente ne possono essere contaminate ed hanno la forza di sciogliere bene i cattivi pensieri e comportamenti come se fossero … neve al sole.

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