Con una lettera aperta, Tiziana Frittelli e Marzia Sandroni, rispettivamente presidente e coordinatrice tavolo comunicatori aziende di Federsanità, chiedono alle Aziende sanitarie di prevedere la realizzazione di un’area unica dedicata alla comunicazione, all’informazione e ai servizi alla cittadinanza in cui operano giornalisti e comunicatori. Integrando le professionalità, i canali e linguaggi
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Giornalisti e Social media manager tra i professionisti della Salute
C’è voluto una pandemia perché i riflettori si accendessero sull’importanza dei giornalisti, comunicatori, social media manager nelle Aziende sanitarie
. E ancora, è stato il lavoro silente, accurato, appassionato di questi vent’anni a fianco delle direzioni, dei medici, dei tecnici, dei media
(il riferimento temporale è alla Legge 7 giugno 2000, n. 150: “Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni”).
Infine, forse i tempi erano semplicemente maturi perché il sistema riconoscesse il ruolo che, nelle Aziende sanitarie, svolgono i professionisti della comunicazione per favorire ogni giorno le relazioni istituzionali, la comunicazione interna, la trasparenza, lo scambio virtuoso con le comunità
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È l’incipit della lettera aperta inviata da Tiziana Frittelli e Marzia Sandroni, rispettivamente presidente e coordinatrice tavolo comunicatori aziende di Federsanità, a Quotidiano Sanità.
Plaudendo ai sindacati, all’Aran e al suo presidente Antonio Naddeo che – come da loro promesso nel corso degli Stati generali della Comunicazione per la salute organizzati da Federsanità, in collaborazione con “Pa Social” lo scorso 4 marzo – ha firmato, per il comparto, un contratto che non solo conferma, nel ruolo professionale, i due profili creati nel 2018 quali lo specialista della comunicazione istituzionale e lo specialista nei rapporti con i media, ma istituisce anche un terzo profilo, quello di assistente dell’informazione nel ruolo professionale, per allineare anche i profili del Ccnl comparto Sanità con quelli dei giornalisti così come previsto nell’Accordo tra l’Aran, Confederazioni sindacali e Fnsi
(quest’ultimo sottoscritto lo scorso 12 aprile).
Dunque, cosa ha insegnato la pandemia? Di certo ha evidenziato l’importanza di orientare nuovi modelli organizzativi e processi assistenziali, mentre il Pnrr ha rimarcato l’importanza di nuove conoscenze e capacità organizzative per un’amministrazione più moderna e adatta a rispondere ai bisogni del cittadino. Qui si incardina il ruolo dei comunicatori, che con le loro specifiche competenze – illustrano Frittelli e Sandroni – aumentano la resilienza dell’Azienda, favoriscono e accompagnano la transizione. Rendono la partecipazione, non solo un enunciato ma un sistema di dialogo cooperativo con il cittadino. La prossimità, rilanciata dal DM/77, un impegno costante ad avvicinare i servizi alle comunità, a ridurre l’emarginazione delle periferie, anche attraverso l’informazione e la promozione del digitale
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Concludendo che spetta adesso alle Aziende sanitarie, nell’ambito della loro autonomia di tipo organizzativo, prevedere la migliore collocazione per la realizzazione di un’area unica dedicata alla comunicazione, all’informazione e ai servizi alla cittadinanza, in cui operano congiuntamente, giornalisti e comunicatori come previsto dalla proposta di legge di riforma della 150/2000 promossa dall’associazione “Pa Social” insieme a numerose altre associazioni e organizzazioni della comunicazione
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