Gli infermieri, pur essendo la spina dorsale del sistema sanitario, come sottolineato da Barbara Mangiacavalli in occasione della loro giornata internazionale, sono inesorabilmente sempre meno. Se, come scrisse Nietzsche nel 1886 in “Al di là del bene e del male”, le cose grandi vanno riservate ai grandi, gli abissi ai profondi e le finezze ai sottili allora le rarità, per esprimersi sinteticamente, vanno agli infermieri, sempre più rari. Sono sempre meno i giovani d'oggi che sognano di diventare infermieri, se la professione può essere ancora considerata un sogno, uno di quelli che si immaginano quando da bambini viene chiesto cosa si vuol fare da grandi.
Amati infermiere. Sei raro
Sono sempre meno i giovani d'oggi che sognano di diventare infermieri, se la professione può essere ancora considerata un sogno.
Un recente rapporto Ocse evidenza che soltanto l'1% dei quindicenni italiani aspira a questa professione . Poiché la percentuale dei ragazzi che prevedono nel loro prossimo futuro di lavorare come infermieri è calata drasticamente in tutta Europa, si ritiene sempre più probabile dovere far affidamento sul reclutamento internazionale per colmare le carenze nei Paesi che non saranno in grado di attirare un maggior numero di giovani motivati, qualificandoli.
Da qualche anno gli infermieri sono soggetti formati in pochi esemplari che acquistano ancor più valore proprio a causa della loro esclusività. Non sono dozzinali, gli infermieri. O almeno non dovrebbero esserlo, in virtù della loro occupazione che tutela un bene supremo delle persone, la salute.
Il filosofo del Superuomo avverte che ciò che può essere comune ha sempre poco valore. Ciò che è raro è al contrario prezioso. Siccome il lavoro dell'infermiere non è affatto comune per l'importanza, la peculiarità e la delicatezza della sua opera, dovrebbe essere pertanto normale riconoscergli, socialmente, valore. Tuttavia ciò non accade, almeno in Italia.
Avere valore significa possedere elevate doti intellettuali e morali ed un alto grado di capacità professionale . Valorizzare vuol dire mettere in rilievo il valore di qualcuno, dargli il giusto risalto. E determinare quanto vale, anche sotto il profilo economico. Metterlo nelle condizioni di esprimere tutte le sue capacità, affidandogli un ruolo e dei compiti adeguati.
Valorizzarsi equivale a migliorare il proprio aspetto e fare splendere le proprie qualità. Sviluppare le proprie potenzialità, come persone e come professionista. Dare valore è sinonimo di stimare, apprezzare. Il valore dell'infermiere, come il divenire di ogni cosa, tende al suo fine, ossia alla persona in stato di malattia, di fragilità, di vulnerabilità con cui instaurare una relazione di cura.
Se è innegabile che le istituzioni sono insensibili alle richieste avanzate dagli infermieri per migliorare le retribuzioni ed accrescere l'autonomia e sembrano non rendersi conto del reale bisogno di questi professionisti, occorre tuttavia riconoscere che ciascun infermiere deve prendere maggiore consapevolezza del valore sociale ed umano che sente di avere .
Deve soprattutto darsi sostanza e sostenere il peso che ritiene di avere e che pretende gli venga riconosciuto. Deve essere ineccepibile, inattaccabile, competente ed aggiornato, sempre sul pezzo.
Deve mantenere elevata la sua etica. Altrimenti perde credibilità, forza, coerenza, onorabilità. Deve mantenere il decoro della propria divisa. Il suo impegno non dovrebbe mai venire meno, anche a fronte di carenze d'organico e disorganizzazioni. Lo impone il codice deontologico. Fare bene il proprio lavoro, talvolta anche lavorare di più, è una virtù.
Allora, amati un po' di più, infermiere. Perché sei meraviglioso e raro. Sii più orgoglioso, tieni la testa alta. Imponiti, con il tuo sapere, stando accanto alle altre professionalità e non sempre dietro, come gregario. Esponiti, se c'è da battagliare per denunciare un malaffare che disonora la categoria. Ricordati degli ideali che avevi in gioventù, quando ancora studiavi l'arte bella dell'infermieristica
Amati, anche se. Se non arriva la promozione. Se devi lavorare il doppio, anche per il collega demotivato che appende la divisa al chiodo. Se il rinnovo del contratto non va avanti. Amati, smettendo di lamentarti e basta.
Amati, piuttosto, migliorando ogni giorno, crescendo dapprima come persona che, interrogandosi sulla vita, riesce ad affrontare le difficoltà della propria esistenza così da supportare la sofferenza e il malessere degli altri. Amati, riposando perché ci vuole energia per fare ciò che fai con amore e che ti viene richiesto, come servizio alla società. Amati quando, provandoci, crolli e ti sembra di non farcela più e di non credere più al tuo sogno.
Amati, quando non hai voglia di andare a lavorare; capita. Sei umano. Resisti, che resistere non è debolezza e arrendevolezza. È forza e resilienza, senza franare.
Amati, non adeguarti all'andazzo che si diffonde per un malcelato malcontento generalizzato che degenera in noncuranza. Amati, non aspettare che siano gli altri a riconoscerti.
Prenditelo, il tuo valore. Dimostralo, non solo a parole
Il valore se lo danno le persone, nella vita come nella professione che si sceglie. Poiché i cittadini vedono gli infermieri tutti uguali come categoria, se qualcuno si squalifica da solo è l'immagine sociale collettiva a risentirne.
I cittadini purtroppo hanno ancora dell'infermiere un'idea vintage , retrò, anacronistica. Sembra dura fargliela cambiare. L'immaginario talvolta perde di vista il cambiamento. Molti non sanno nemmeno che sono laureati. Li chiamano per nome, danno loro della signorina se sono donne, la maggioranza. Quel valore che giustamente, con tutte le ragioni, come lavoratori continuiamo a chiedere, ad un certo punto bisogna andarselo a prendere. Come?
Forse la soluzione sta nel cambiare il nostro modo di porci, senza tuttavia perdere la nostra natura. Finirla innanzitutto di essere servili, con medici ed utenti e diventare davvero protagonisti. Probabilmente ci vuole un cambio di generazione, gli imprinting con cui molti sono stati formati non si cambiano facilmente.
Occorre quindi confidare sui giovani che oggi si avvicinano alla professione , proteggendoli in qualche modo dal rischio di essere contaminati dallo scontento dei colleghi più anziani.
Dobbiamo dare loro spessore, serve una diversa formazione, più solida e matura, affinché ci mettano la testa, oltre le mani, facendola diventare davvero intellettuale questa nobile professione che si eleva con la dignità di ciascuno. Solo così, forse, un giorno anche gli infermieri italiani saranno valutati e trattati, dalle istituzioni come dagli assistiti, con la stessa misura riservata ai medici.
Se il valore che viene attribuito alle due differenti professioni si manifesta con un gesto simbolico di riconoscenza, come talvolta capita, allora gli utenti soddisfatti smetteranno di portare in dono la più cara bottiglia di vino d'annata al medico e all'infermiere (Sono per la sua assistente, dottore ) una piccola confezione di cioccolatini da discount. Questo è soltanto un banale dettaglio, ma è dalle piccole cose che si coglie come gira il mondo.
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