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Brindisi, Nursind: ruolo infermieri, occorre seria riflessione

di Redazione Roma

Il sistema sanitario brindisino è troppo medico-centrico e la sua tenuta sembra fare leva solo sui sacrifici dei lavoratori. Con una nota di Carmelo Villani, segretario territoriale Nursind Brindisi, il sindacato fa il punto sullo stato dell’arte e induce a una riflessione sul futuro della professione infermieristica: Migliorando l’organizzazione ne giova la qualità dell’assistenza ai cittadini.

Sanità medico-centrica, Nursind: riflettere su professione infermieristica

Carmelo Villani, segretario territoriale Nursind Brindisi, afferma: Il sistema sanitario brindisino è troppo medico-centrico e la sua tenuta sembra fare leva solo sui sacrifici dei lavoratori

La direzione strategica può e deve attivare subito ogni strumento organizzativo ed economico per migliorare le condizioni lavorative degli infermieri e, di conseguenza, la qualità dell’assistenza erogata ai cittadini. L’estate sta finendo e per il comparto non sono mancate le criticità: su tutte, infermieri senza riposo.

Il tempo per un bilancio, dunque, è sempre quello giusto. E in questo senso il Nursind Brindisi non si esime dall’approntarlo, facendo presente – attraverso una nota firmata dal segretario territoriale, Carmelo Villani – che ciò di cui si necessita è una riflessione seria sulla professione infermieristica a partire da quelli che sono gli attuali problemi e le potenzialità che già la categoria possiede.

Creare ambiti di esercizio per l’applicazione delle competenze già in essere, questo manca. A metà giugno l’assessore alla Sanità, Rocco Palese, aveva comunicato che saranno 6mila in tre anni gli operatori sanitari che in Puglia verranno stabilizzati o assunti dalle graduatorie vigenti nelle Asl e nelle aziende ed enti del servizio sanitario regionale. E oggi, quello che preme al sindacato, è sottoporre pubblicamente il tema dell’organizzazione del lavoro. Con particolare rimando all’evoluzione dell’iter di professionalizzazione dell’infermiere.

A questo proposito il Nursind precisa: La verità è che sulla carta nel 1999 si è stabilita ex lege la pari dignità della professione infermieristica con la professione medica, ma nei fatti i medici – e con essi parte del mondo politico – considerano la professione infermieristica ancora ausiliaria e funzionale alla professione medica.

Dunque l’organizzazione del lavoro, come è stata concepita, deve ancora permettere agli infermieri di svolgere a pieno il loro mandato professionale. Così il sindacato non esime dal rimarcare vari, fondanti, aspetti: Abbiamo la responsabilità delle figure di supporto ma spesso non ci sono o sono insufficienti. Abbiamo la responsabilità della presa in carico dei malati, ma non le dotazioni organiche adeguate. Abbiamo la responsabilità della gestione del malato a domicilio, ma non le risorse umane ed economiche o la possibilità di farlo in autonomia dai medici di medicina generale. Abbiamo la responsabilità della rilevazione dei bisogni infermieristici, ma siamo alle dipendenze del medico e sotto la sua gestione organizzativa.

Da qui l’urgenza, nella visione del sindacato, di rivedere l’organizzazione per renderla più funzionale alle esigenze dei cittadini e meno medico-centrica, per liberare i medici dagli incarichi gestionali e renderli disponibili per quelli clinici, per dare modo agli infermieri di fare quanto già la normativa prevede.

L’infermiere di famiglia e comunità è già realtà ma non è adottato dalle regioni nei loro piani sanitari come fulcro del sistema dell’assistenza nel territorio, spiega ancora il Nursind Brindisi che ritiene – ed è difficile dissentire – la questione organizzativa il vero tema della sanità nazionale nonché la sfida da affrontare nell’immediato futuro.

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