Siamo infermieri, con i nostri pregi e con i nostri difetti. E siamo persone, con le nostre storie, i nostri percorsi, le nostre relazioni. Ma come ci vedono gli utenti?
Un bambino vivace è diventato un Infermiere, preparato ed orgoglioso di esserlo
Ricordo che alle scuole medie avevo un grosso problema. Parlavo troppo durante le lezioni. In particolare parlavo troppo durante la lezione di educazione tecnica, a tal punto che il professore era costretto a cacciarmi dall’aula.
La dinamica si ripeteva tutti i lunedì tanto che, in una delle mie solite esperienze “fuori aula”, un bidello mi disse: Stornelli, visto che ogni lunedì ti cacciano dall’aula, non ti conviene cominciare la settimana di scuola direttamente di martedì?
Perché vi sto raccontando questa storia? Ve la racconto poiché alcuni mesi fa (a distanza di 30 anni) ho rivisto il fantomatico Professore di Educazione Tecnica. L’ho rivisto in un setting assistenziale, stava ricevendo le nostre cure e, ad un certo punto, gli feci la fatidica domanda: Professore, si ricorda di me? Sono Muzio Stornelli. Lei ogni lunedì a scuola mi cacciava dall’aula
.
La sua risposta è stata decisamente emblematica.
Ah, ecco perché fai l’infermiere!
Forse sì: faccio l’infermiere in quanto a scuola non andavo bene, per cui a 16 anni decisi di intraprendere lo stesso cammino di mio fratello, visto che a quei tempi si trovava facilmente lavoro.
Forse sì: faccio l’infermiere proprio per aiutare le persone come lei, caro professore, ad affrontare percorsi terapeutici complessi, e non solo.
Alzando gli occhi però, andando oltre il professore di Educazione Tecnica, si scopre che la sottovalutazione della professione infermieristica è pregnante ancora oggi: Francesco De Gregori nella sua canzone "Generale" canta che torneremo a farci fare l’amore, l’amore dalle infermiere
. Un noto locale notturno di Riccione, non molto tempo fa, aveva utilizzato la pseudo immagine di un'infermiera (alquanto svestita) con il seguente invito: giochiamo al malato e l’infermiera?.
Eppure in poco meno di 20 anni la nostra è diventata una professione intellettuale, dotata di autonomia decisionale, di responsabilità gestionale. Esistono anche i dirigenti infermieristici.
A questo punto bisognerebbe interrogarsi all'interno della professione stessa per cercare di capire come siamo considerati all’esterno, oppure dovremmo chiedere proprio ai nostri utenti come ci valutano?
Comincio proprio io: caro Professore di Educazione Tecnica, posso farle una domanda? Come vede lei gli infermieri? Dietro al professionista che le sta somministrando la terapia, le sta eseguendo la medicazione al suo catetere venoso, le sta insegnando come somministrarsi l’insulina sottocute, lei vede un professionista oppure no?
La risposta potrebbe essere: Stornelli, se lei andava male a scuola, non credo proprio che oggi possa considerarsi un professionista. Magari avrà avuto la fortuna di trovare un lavoro, sicuramente è raccomandato ed ora eccola qui a fare l’infermiere
.
Oppure la risposta potrebbe essere: Caro Stornelli, devo ricredermi su di lei. Vedo che ora è diventato un professionista, ha una Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, è coordinatore infermieristico di una Terapia Intensiva. Complimenti davvero. Sono felice di essere stato un suo professore; certo da ragazzo era molto vivace, eppure ha trovato la sua strada e si è realizzato
.
Come scriveva Franz Kafka, io credo che la vera risposta alla precedente domanda sia che Il lavoro intellettuale strappa l’uomo alla comunità umana. Il lavoro materiale, invece, conduce l’uomo verso gli uomini
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