Servizi a rischio nelle residenze sanitarie: gli infermieri si spostano sempre di più verso il pubblico e il nuovo bando per le assunzioni della Regione Toscana rischia di inasprire la situazione. Pochi gli infermieri che escono dalle università e con la pandemia la domanda si è impennata
, lamentano le Rsa.
Infermieri attratti dal pubblico, a rischio i servizi nelle Rsa toscane
Dal principio della pandemia abbiamo posta l’attenzione in merito alla carenza di infermieri nelle Rsa ma nessuno a quanto pare ci ha dato ascolto ed ora siamo in piena emergenza
.
È quanto sostengono Fp Cgil e Uil Fpl di Lucca, riprendendo un grido d’allarme espresso nei giorni scorsi da Confcooperative Federsolidarietà, l’organizzazione di rappresentanza politico-sindacale delle cooperative sociali e delle imprese sociali aderenti a Confcooperative.
Il rischio del mancato rispetto dei parametri di assistenza – incalzano – è ormai dietro l’angolo e ci sono cooperative che minacciano addirittura di consegnare le chiavi delle strutture
. Un aspetto non da poco, poiché a farsi sentire – operatori sanitari a parte – sono appunto i titolari delle strutture del territorio che, senza troppi giri di parole, parlano di “emorragia”.
Può sembrare un’esagerazione, ma (numeri alla mano) è comprensibile la gravità della situazione. Come spiega “Il Tirreno”, con l’emergenza Covid-19 le aziende sanitarie hanno fatto assunzioni in massa (289 a fine dello scorso anno nell’area nord ovest, di cui 70 a Lucca). Ma la campagna vaccinale in atto urge di personale, ragione per cui la Regione Toscana ha emanato un nuovo bando. È facile comprendere come si tratti di una situazione assai delicata, col rischio di lasciare sguarnite numerose strutture
.
Parole, quest’ultime, di Enrico Simonetti, presidente della cooperativa “La salute”, sorta nel 1995 e che attualmente ha in carico sette strutture all’interno della provincia, dove gestisce circa 370 operatori tra infermieri, oss, educatori professionali, fisioterapisti e psicologi. Al momento la situazione più complicata è presso la Rsa di Gallicano, dove da cinque infermieri ne sono rimasti due
. Al contempo, alla Rsa di Alba serena di Maggiano, dove riusciamo a sopperire facendo girare i 12/15 infermieri impiegati anche all’interno della residenza per disabili e nell’hospice San Cataldo
.
Ma il bando della Regione per il reclutamento di “infermieri vaccinatori”, certamente auspicabile in un’ottica di tangibile riorganizzazione della sanità, potrebbe rendere più articolala la situazione relativa alla carenza di personale nel privato. Non si tratta soltanto di stipendi più alti oppure di contratti migliori – incalza Simonetti – ma lavorare nel pubblico, ieri come oggi, resta un obiettivo
. Meglio, lavorare in una chirurgia ospedaliera è professionalmente più soddisfacente che lavorare all’interno di una Rsa. Ragione per cui tanti infermieri abbandonano contratti a tempo indeterminato per svolgere anche soltanto un anno nel pubblico
.
Infermieri in fuga dalle Rsa toscane, dunque, così come accade in Lombardia. Problemi che vengono riscontrati poi da Claudio Altamura, amministratore del gruppo Santa Chiara, che nella città di Lucca gestisce la clinica Barbantini: Sono almeno 20 gli infermieri che, nel corso dell’anno, hanno lasciato le nostre strutture
. Tutti passati al pubblico, pertanto. La questione, però, è strutturale.
È troppo basso il numero degli infermieri che ogni anno escono dalle università. Con la pandemia la domanda si è impennata e la voce grossa non la fa il privato, bensì il pubblico
, continua Altamura. Una preoccupazione condivisa da Fp Cgil e Uil Fpl di Lucca: Questa situazione rischia di portare al collasso in breve tempo il sistema territoriale socio assistenziale. Urgono rimedi prima di approdare ad un punto di non ritorno
.
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