Da questi giorni di emergenza Coronavirus, in cui le nostre vite sono state messe in pausa da quel 21 febbraio 2020 che sembra ormai così lontano nel tempo, ho potuto trarre numerosi spunti di riflessione. Riflessioni favorite dall’enorme sovvertimento che i nostri stili di vita hanno subito, dalle modalità con cui lo Stato sta cercando di far fronte ai bisogni di questo momento e, soprattutto, dai molteplici ringraziamenti che politici e cittadini hanno espresso nei confronti degli operatori sanitari impegnati in prima linea a fronteggiare il Covid-19. Pur non trovandomi ancora direttamente coinvolta nell’esercizio della mia professione, leggere questi messaggi ha suscitato in me sentimenti contrastanti.
Vorrei che ci si ricordasse più spesso di portare rispetto agli infermieri
Da un lato, ho provato senza dubbio immenso orgoglio verso tutti i professionisti sanitari che instancabilmente, con turni e condizioni di lavoro strazianti, non si sono mai arresi e tutt’ora stanno combattendo con la solita determinazione e professionalità che li contraddistingue.
In particolar modo, mi sento ancor più sicura nei confronti della professione che ho scelto e spero di poter essere ispirata da tutti loro, in un futuro prossimo lavorativo, per esercitare la professione infermieristica con la loro stessa grinta e forza, anche nei momenti di grande difficoltà come questo che stiamo vivendo.
Inoltre, sono ben sicura che tutti questi messaggi di ringraziamento, di stima e di rispetto siano d’aiuto e di sostegno, perché veicolano l’idea di un’enorme fiducia e supporto che si ripone in tutte le persone esposte in prima linea.
D’altro canto, mi è sorta spontanea la domanda: “solo adesso ci si accorge degli infermieri?”. Gli infermieri ci sono sempre stati, prima del Covid e sempre ci saranno, ad animare i reparti, di notte e di giorno, alternandosi senza sosta in un affascinante scambio di saperi 365 giorni all’anno. La nostra è una missione, che ognuno porta avanti con un solido senso di responsabilità, dedizione e abnegazione, guidato da solide conoscenze scientifiche e principi deontologici.
Tuttavia, la maggior parte delle persone ignora quale sia il carico di responsabilità a cui ogni giorno gli infermieri sono sottoposti, come il loro lavoro sia fondamentale, come essi siano svantaggiati rispetto al resto dell’Europa, con diritti e stipendi nettamente inferiori.
Improvvisamente, con l’arrivo dell’emergenza, si intuisce come la presenza degli infermieri sia indispensabile. Tutto ad un tratto diventano “eroi”, in prima linea per salvare il mondo, mentre pochi ancora sanno che loro, invece, le emergenze le affrontano tutti i giorni.
Il mio augurio è dunque quello di poter vedere tra qualche mese, quando questa emergenza sarà finita, un cambiamento di mentalità, mezzi e risorse disponibili. Vorrei che non ci si dimenticasse degli infermieri, di come non siano eroi o eroine, ma semplicemente dei professionisti poco riconosciuti, bensì sempre presenti in ogni lotta per la salute.
Vorrei che ci si ricordasse più spesso di portare rispetto verso chi ogni giorno, in ogni turno, impiega tutte le proprie forze per il bene di chi ha in cura
Concludo la mia breve riflessione citando le parole di Roberto Saviano, che ben riassumono il mio stesso pensiero: “La possibilità di cogliere l'istinto all’altro, il naturale scegliere all'istante, l'assistenza, l'aiuto, l'essere accanto. Nulla di tutto questo è scontato in un essere umano. In questi giorni l'infermiere di cui parlo si è dato con tutto sé stesso, e mai mi sono sentito così fiero di lui. Stanco, sottopagato, spesso maltrattato, ma ostinato nel suo lavoro. Infastidito dalla parola eroe, che viene spesa sugli infermieri come un modo galante per conferire un alloro momentaneo e coprire mancanze, la sottovalutazione economica, l'abbandono di una professione spesso considerata come un'alternativa alla disoccupazione. Assurdo».
- Francesca L. – Studentessa Infermiera
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