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COVID-19

Effetti di L-arginina nel trattamento standard dei pazienti

di Ilaria Campagna

Riduzione precoce del supporto respiratorio, riduzione della durata dell'ospedalizzazione nei pazienti ricoverati in unità sub-intensiva e decorso più favorevole della malattia. Sono questi gli effetti dell'aggiunta dell’amminoacido L-arginina per via orale alla terapia standard dei pazienti affetti da Covid-19. I risultati sono emersi da uno studio - ancora in corso – condotto dall’Ospedale Cotugno di Napoli, in collaborazione con l’Università Federico II e l’Albert Einstein University di New York. Lo studio clinico, registrato sulla piattaforma internazionale ClinicaTrials.gov e condotto secondo i criteri scientifici più rigorosi, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, ha l’obiettivo di aiutare gli operatori sanitari in prima linea a risolvere le sfide poste dalla malattia da Covid-19.

Cura pazienti Covid con L-arginina, lo studio del Cotugno di Napoli

Ad oggi, esistono prove concrete che la disfunzione endoteliale (l’endotelio è il tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, linfatici e del cuore) sia uno dei principali meccanismi alla base dello sviluppo della patologia grave da Covid-19. Nessuno studio clinico, tuttavia, aveva ancora dimostrato che un intervento orientato a migliorare la funzione endoteliale potesse essere utile a migliorare il decorso dei pazienti affetti dall’infezione da Sars-Cov-2.

Lo studio in oggetto è stato condotto presso l'Ospedale Cotugno di Napoli, in collaborazione con l’Università Federico II e l’Albert Einstein University di New York, con l'obiettivo di valutare l'efficacia e la sicurezza della somministrazione per via orale di L-arginina. La ricerca ha previsto l’arruolamento di pazienti adulti (età ≥ 18 anni), nello specifico uomini e donne non gravide affetti da Covid-19 grave. I pazienti sono stati selezionati applicando i seguenti criteri di inclusione:

  • Polmonite confermata dall'imaging del torace
  • Saturazione di ossigeno del 93% o inferiore in aria ambiente
  • Rapporto tra la pressione parziale dell'ossigeno alveolare e l'ossigeno inspirato frazionato di 300 o meno
  • Linfocitopenia, definita come linfociti < 1500/μL o < 20% dei globuli bianchi

I criteri di esclusione erano invece: storia di intolleranza alla L-arginina, diagnosi di malattia polmonare cronica attualmente in trattamento, gravidanza o allattamento, neutropenia dovuta a neoplasie del sistema ematopoietico o di altri organi con invasione del midollo osseo, uso di farmaci immunosoppressori diversi dai corticosteroidi o chemioterapia citotossica nelle tre settimane precedenti, insorgenza dei sintomi > 15 giorni prima dell'arruolamento, iscrizione a uno studio di trattamento sperimentale per Covid-19 nei 30 giorni precedenti lo screening e rifiuto di fornire il consenso informato scritto.

L'endpoint clinico primario dello studio era la riduzione del supporto respiratorio, ovvero una transizione verso un'assistenza meno intensa ( NIV → CPAP → HFNC → LTOT → Aria ambiente), valutata 10 e 20 giorni dopo la randomizzazione. Gli esiti secondari erano la durata della degenza in ospedale, il tempo per la normalizzazione del numero di linfociti e il tempo per ottenere una RT-PCR negativa per SARS-CoV-2 su tampone nasofaringeo.

Tra novembre 2020 e aprile 2021 sono stati sottoposti a screening 210 pazienti, di cui 101 eleggibili; 48 pazienti sono stati assegnati a ricevere L-arginina e 53 a ricevere placebo. I pazienti sono stati randomizzati e hanno ricevuto i trattamenti in studio con una media di 7,8 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi. Alla randomizzazione, tutti i pazienti ricevevano ossigeno, con o senza ventilazione non invasiva.

Poiché 8 pazienti randomizzati a ricevere placebo e 3 L-arginina sono stati trasferiti nell'unità di terapia intensiva (ICU) prima di iniziare lo studio, l’analisi si è concentrata su un totale di 90 pazienti che hanno iniziato e completato con successo il periodo di valutazione dell'efficacia e della sicurezza.

Riduzione precoce dell'assistenza respiratoria con aggiunta di L-arginina

Dall’analisi dei dati è emerso come l'aggiunta di un aminoacido, la L-arginina per via orale ad alto dosaggio (due flaconcini da 1,66 g al giorno) alla terapia standard abbia consentito una riduzione precoce dell'assistenza respiratoria. Alla valutazione a 10 giorni, infatti, il 71,1% dei pazienti nel braccio L-arginina e il 44,4% nel braccio placebo (p <0,01) ha avuto una riduzione del supporto respiratorio.

Si è inoltre osservata una marcata riduzione dei giorni di ospedalizzazione che risulta quasi dimezzata (rispettivamente di 25 e 46 giorni con p <0,001) nei pazienti che hanno assunto L-arginina rispetto ai pazienti trattati con la sola terapia standard. Un’evidenza che, data l’attuale scarsità di trattamenti efficaci contro il Covid-19, riveste una particolare importanza dal punto di vista scientifico.

Al contrario, non è stata rilevata alcuna differenza significativa 20 giorni dopo la randomizzazione. Non ci sono stati miglioramenti significativi neanche nel tempo di normalizzazione della linfopenia, né nel tempo per ottenere una RT-PCR negativa per Sars-CoV-2 su tampone nasofaringeo (i risultati erano paragonabili nei due gruppi e non statisticamente significativi. Lo studio ha però presentato il limite di aver analizzato un numero relativamente ridotto di pazienti in questa prima analisi ad interim; pertanto, sono giustificati ulteriori studi in popolazioni più ampie.

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