Mi domando dove verranno gettate tutte le mie parole taciute una volta che la mia bocca - l’unica che ha la possibilità di pronunciarle - ritornerà alla muta polvere. Che fine farà tutta quella mia accozzaglia di emozioni senza voce, di sentimenti privati dell’inchiostro, di pensieri non coltivati, nei momenti appena antecedenti la mia caduta nel baratro, nell’eterno sonno a cui non mi sono sufficientemente preparato, di cui non mi sono mai minimamente interessato, da cui ho tentato, con tutta la cecità possibile, di fuggire?
Spesso la morte arriva e non ti lascia il tempo per un ultimo saluto
L'ultima parola di una vita, prima di restituirsi alla Morte che precede e segue il nostro tempo qui, su questa terra.
Attraverso quali forme la mia interiorità tenterà di manifestarsi in quegli ultimi attimi di vita quando l'immensità che proverò e che rievocherò dal mio Animo e il poco tempo rimanente mi renderanno Inesprimibile?
Le mani tremanti prenderanno forse le veci del cuore, della mia lingua inchiodata? I miei occhi spasmodici chiederanno testimonianza all'Altro che per amore, per caso o per professione sarà al mio fianco durante i miei ultimi rintocchi?
Chi varcherà, in uniforme, la porta di casa con passi pesanti ma svelti, con voce sconosciuta ma amica, quando la mia vita, improvvisamente divelta, chiederà un altro po' di tempo per tentare di lasciare un'ultima, magari unica, traccia volutamente significativa?
Chi al mio lungo capezzale si prenderà cura di me, da tempo morente tra i mortali, e dei miei cari? Oppure, chi tenterà comunque, con estrema professionalità, a sostituirsi alle funzioni del mio corpo fino al momento in cui non ci sarà più nulla da negoziare della vita con la Morte , rispettando in ogni caso la mia dignità di persona, le mie volontà, la mia esistenza?
Le mie labbra proveranno, impercettibilmente e senza un filo di voce, a pronunciare per l'ultima volta il nome di qualche Amore distante, di un caro Amico non presente, di un figlio andato per la sua strada? Quali saranno le mie ultime parole, l'ultima impronta semantica che lascerò impressa nell'Animo di chi mi sarà testimone, in quel momento? Avrò la fortuna di morire dolcemente, donandomi ancora attraverso la parola? O verrò sradicato, senza saluti, né carezze, né ultimi baci?
Essere l'ultimo nome pronunciato da un Uomo . L'ultima parola di una vita, prima di restituirsi alla Morte che precede e segue il nostro tempo qui, su questa terra. Lo trovo indescrivibile. Tentare di rianimare con tutte le forze, le conoscenze e le competenze acquisite un uomo che fino a pochi secondi prima dialogava con te e ti chiedeva una mano chiamandoti per nome.
Spesso la morte arriva e non ti lascia il tempo per un ultimo saluto, una parola significativa, un atto di riconciliazione. Arriva e lascia tutto interrotto, tranciato di netto. Scompari, nel nulla. E chi rimane, ricorda e prova la perdita, si trova a vivere il cosiddetto lutto traumatico .
In questo caso la perdita della persona cara arriva in modo inaspettato e costringe chi è rimasto al mondo ad un cambiamento improvviso, sia dal punto di vista emotivo sia della vita nella sua interezza. Un lutto traumatico sconvolge profondamente le certezze della propria vita, andando a minare la sicurezza fino ad ora provata e la visione del proprio futuro. Subire la perdita di una persona cara in questo modo può far sentire la persona in trappola ed estremamente sola a vivere un dolore immenso.
Perdere una persona per una malattia o a causa della vecchiaia è ben diverso che perderla per lutto traumatico anche per la mancanza di tempo per prepararsi all’idea della perdita e per salutarlo nel modo più opportuno.
Il tempo rimane sospeso in chi ha perduto il proprio caro e, nel medesimo istante, fugge via inesorabilmente come ha sempre fatto. Il mondo non si ferma anche se parte del tuo mondo è giunto al capolinea. Perdendo un nostro caro perdiamo parte di noi stessi, ci sentiamo smarriti, privati di significato.
Arriverà l’istante in cui mi scoprirò testimone di vita e di morte e mio stesso cimitero, sepolcro inosservabile lungo la periferia del tempo. Sguardo consunto, mani inerti. La mia voce risuonerà come vento d’autunno nel camino spento di casa e di me non rimarranno che un paio di appunti sgualciti, narratori del mio tempo passato qui.
Che io sia promemoria, annuncio vulnerabile e non menzogna infallibile, abbandono della vita in vita. Non desidero sprecare troppo del tempo che mi rimane da significare. Leggo il nome sulle lapidi. Sono l'elaborazione dei miei lutti. Sono stato loro, sarò loro, sono loro.
Sono ciò che ho amato e che, in punto di morte, è presente oppure non è più qui con me. Sono ciò che ho fatto, o non ho fatto, in questi quattro giorni in cui sono stato al mondo. Sono le parole che ho detto e le parole che ho taciuto.
Sono le mani con cui mi sono intrecciato, gli occhi a cui ho sorriso. Sono il rumore della pioggia, la foglia in caduta libera, il Dio che mi ha tenuto in piedi. Qui, nel tempo che mi è ancora concesso, vivo la morte delle anime e le anime vivono la mia morte.
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