L’università deve formarmi come un “piccolo medico” o come un infermiere?
A domandarselo è Francesco, laureando in Infermieristica: In 3 anni ho seguito le lezioni di 68 discipline, di cui solo 15 con docenti infermieri. Troppe volte mi hanno insegnato come si esegue un intervento, che farmaci somministrare, il dosaggio dei farmaci, ma non come applicare il processo di nursing in una determinata situazione clinica o come gestire l’assistenza infermieristica
. Il dubbio di Francesco riguarda tanti altri studenti infermieri, che si chiedono esattamente chi sia un infermiere, che cosa faccia, come lo faccia e perché.
Studenti infermieri e il paradosso delle docenze affidate ai medici
Il Codice Deontologico del 2019 sottolinea che l’infermiere deve essere consapevole del ruolo che ha e del suo valore sociale, ma come si fa ad essere consapevoli se durante la formazione di base si parla prevalentemente di medicina e clinica e non di assistenza infermieristica?
Come possiamo avere un’identità professionale se la formazione non è gestita da infermieri, se i corsi di laurea afferiscono alla scuola di medicina dove, nella maggior parte dei casi, nel consiglio di scuola non c’è una rappresentanza della professione?
A peggiorare la situazione - spiega Giorgia, studentessa di Infermieristica - è che la Disciplina Infermieristica che studiamo in università non la ritroviamo nel tirocinio. Ci esercitiamo tantissimo con la tecnica, impariamo a relazionarci con i pazienti, cose importantissime, ma manca la nostra disciplina. Il nursing non è solo tecnica. Io, ad esempio, non ho mai visto fare una diagnosi infermieristica o sviluppare un piano di assistenza infermieristica
.
Il quadro descritto da Giorgia fortunatamente non rispecchia tutti i tirocini né tutte le sedi universitarie, ma sono ancora troppe le realtà dove tutto si basa, oserei dire, sulle mansioni: infermieri che seguono solo direttive di altri professionisti senza valutare i bisogni dell’assistito, pianificare e attuare l’assistenza infermieristica. Quindi le basi della Disciplina infermieristica, conosciute teoricamente in università, non trovano campo fertile e tendono ad essere dimenticate.
Marisa Cantarelli, prima teorica italiana dell’assistenza infermieristica, in un’intervista a Nurse24.it ha precisato che per dare una svolta alla professione infermieristica bisogna partire dalla formazione: gli infermieri devono imparare ad insegnare bene la loro disciplina e a gestire l’università.
Per gestire l’università, però - e questo si comprende già da studenti - servono ricercatori, professori associati e ordinari che, nella nostra professione, sono una rarità. Quindi per gestire l’università servono professori universitari, per avere professori universitari c’è bisogno di ricercatori, per nominare i ricercatori i consigli di scuola di medicina dovrebbero pubblicare bandi di ricerca med/45, ma nei consigli spesso non ci sono né docenti infermieri, né studenti.
È un ciclo difficile da rompere, ma con il tempo probabilmente si capirà l’importanza di investire in questo settore: più bandi di ricerca e più possibilità per coloro che hanno le competenze e la volontà di svolgere la propria professione in ambito universitario; ad esempio, come altri professionisti anche l’infermiere potrebbe dedicare, in un rapporto istituzionalizzato tra azienda sanitaria ed università, del tempo alla clinica, altro alla ricerca e alla docenza.
Rendere il mondo universitario più accessibile permetterebbe di avere più docenti universitari e, partendo da questa base, un giorno si potrebbe pensare ad una scuola di Infermieristica. Tutto questo darebbe la possibilità di avere una formazione teorica di base più adeguata che risponda realmente alle esigenze del futuro professionista e di conseguenza si potrebbe dedicare più attenzione al percorso degli studenti nel tirocinio clinico, così da assicurarsi che ciò che si studia in aula venga realmente applicato.
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