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editoriale

Studenti di Infermieristica: dotiamoli di un supporto psicologico e di tutor clinici più preparati

di Angelo

SaraFabbri

Si è preferito attaccare una ragazza inerme che ha avuto la "colpa" di dire quello che istintivamente pensava e di comunicare le sue emozioni, anziché difenderla per l'evidente stato di paura e confusione indotta da una maldestra "attenzione" che non c'è stata da parte di chi la doveva seguire e tutelare di fronte ad un arresto cardiaco di un minore.

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La studentessa Sarah Fabbri

RICCIONE. Il "caso" di Sarah Fabbri, la 22enne di San Marino che ha mosso feroci polemiche sui social-network per aver postato sul proprio profilo Facebook un commento sul 16enne morto a Riccione per ecstasy la dice lunga sul livello di preparazione degli Infermieri più "grandi".

Si è preferito attaccare una ragazza inerme che ha avuto la "colpa" di dire quello che istintivamente pensava e di comunicare le sue emozioni, anziché difenderla per l'evidente stato di paura e confusione indotta da una maldestra "attenzione" che non c'è stata da parte di chi la doveva seguire e tutelare di fronte ad un arresto cardiaco di un minore.

La faccenda ha reso protagonisti per una notte tanti moralisti e tanti sostenitori del "non doveva farlo", ma anche tanti colleghi che invece tifavano per Sarah.

Nessuno di loro, o pochi di loro, tuttavia hanno pensato al fatto che la nostra malcapitata potesse aver subito un trauma dall'accaduto, poi amplificato dal potere di Internet e dalla poca attenzione mostrata nei suoi confronti dal Sistema Sanitario che doveva difenderla.

Ed è più grave leggere di alcuni tutor clinici che puntavano il dito contro questa aspirante Infermiera che, vuoi per la sua bellezza inusuale, vuoi per il suo essersi messa in mostra più di tanti operatori che tutti i giorni "faticano" sui mezzi e nelle stanze del Soccorso Pubblico, ha avuto a nostro avviso solo la colpa di essere stata imprudente.

Certamente Sarah ha imparato la lezione, ma l'avranno imparata anche quegli Infermieri che Sarah la dovevano e devono tutelarla (nessuno ha parlato di "Elaborazione del lutto")?

Speriamo, intanto l'argomento ci ha portato a due punti di riflessione sui quali torneremo a parlare:

– urge l'istituzione di un serio supporto psicologico per gli Studenti Infermieri, preparandoli a quello che è un assioma della vita, ovvero la MORTE;

– urge creare un serio piano didattico e una scuola di formazione destinata ai cosiddetti "Tutori Infermieristici Clinici", ovvero a quegli infermieri che dotati oggi di minima preparazione anche sulla carta vengono scelti dalle Università Italiane per questo ruolo.

E voi cosa ne pensate? Scriveteci a: direttore@nurse24.it

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