Da più parti sui social-network chiesto un provvedimento disciplinare da parte dell'Università degli Studi di Bologna e del Corso Infermieri. Giusto commentare, ma in questi casi si rischia di violare la privacy e la deontologia professionale. La lettera di Sarah pubblicata sul sito Sammarinese inquieta e fa riflettere. Ma lei precisa: "non ho soccorso io Lamberto, ma professionisti del 118"
È polemica sui social-network e nell'ambito del mondo dei soccorritori del 118 rispetto alle dichiarazioni di una Studentessa Infermiera il cui scritto sta spopolando sul web, tra invettive e dure prese di posizione.
Dito puntato contro quanto scritto probabilmente sul proprio profilo Facebook da Sarah, che ad oggi non è ancora una Infermiera, poi pubblicato su un sito informativo di San Marino.
Da più parti sui social-network chiesto un provvedimento disciplinare da parte dell'Università degli Studi di Bologna e del Corso di Laurea in Infermieristica.
Giusto commentare, ma in questi casi si rischia di violare la privacy e la deontologia professionale.
Dopo il "casino" la stessa Sarah è tornata sui propri passi è ha dichiarato al sito sammarinese che «ci tengo a specificare che non l’ho soccorso io. Le persone che si sono fatte in 20 stanotte erano medici e infermieri qualificati. Ho quasi sempre elogiato il mio mestiere per le tante soddisfazioni che dà. Ma chi non è in questi panni non può capire cosa voglia dire dover rimanere impassibili e freddi quando ti trovi un ragazzo di 16 anni sulla barella della sala emergenza alle 4 di mattina in arresto».
Vediamo però cosa ha scritto scritto lei in precedenza, tratto dal "Sito d'informazioni" www.giornalesm.com.
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Ho quasi sempre elogiato il mio mestiere per le tante soddisfazioni che dà.
Ma chi non è in questi panni non può capire cosa voglia dire dover rimanere impassibili e freddi quando ti trovi un ragazzo di 16 anni sulla barella della sala emergenza alle 4 di mattina in arresto cardiaco per colpa di una pasticca che non avrebbe dovuto prendere.
E sei lì che lo massaggi impassibile, ma nella mente pensi “avanti forza reagisci”, ma nonostante l’ora e mezza di massaggio cardiaco l’onda di quel cuore che già da un po’ non batte, rimane piatta. E dopo aver fatto il possibile ci si arrende all’evidenza che l’alba che stai guardando tu, sfinito, lui non potrà vederla. E pensi ai suoi genitori che ancora non sanno di non poter mai più parlare con lui, litigare con lui, ridere con lui, festeggiare con lui.
Poi arrivano trafelati, sanno che il figlio sta male ma non che giace steso, freddo ed esangue su un lettino. E allora il medico glielo comunica e lì una delle scene peggiori a cui mai si possa assistere. I pianti, le grida, i malori… “rivoglio il mio bambino vi prego” e tu sei lì che non puoi far niente se non continuare a essere professionale.
Non siamo avvocati, non siamo banchieri, né cassieri, né muratori… per NOI il lavoro non finisce al marcatempo, ce lo portiamo a casa con tutti i risvolti che comporta. E mentre sei in macchina stanco per il turno di notte, distrutto per le scene a cui hai assistito, scoppi a piangere e scarichi finalmente tutta la rabbia che hai contro le ingiustizie che a volte riserva la vita.
SEDICI ANNI, C...O.
Io spero solo che un giorno si possa andare a raccogliere uno ad uno tutti quelli che fanno della droga un business, per poi chiuderli nel loro caro Cocoriccò e sganciare una bomba a mano che non faccia rimanere di loro neanche il ricordo.
Sono arrabbiata, sono stanca e sono triste perché il vostro caro Dio poteva donarlo a noi il potere di fare miracoli.
Salvare una vita umana è più importante del moltiplicare i pani e i pesci.
E VAFF...O, perché quando ci vuole ci vuole.
Riposa in pace angelo bello….
Sarah
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