La sindrome del tunnel carpale è una neuropatia, (malattia di un nervo periferico) dovuta alla compressione del nervo mediano del polso nel suo passaggio attraverso il tunnel carpale. Le caratteristiche manifestazioni della sindrome del tunnel carpale sono dolore, debolezza o sensazione di intorpidimento alla mano e al polso, che si irradiano verso il braccio.
Sintomi della sindrome di tunnel carpale
I sintomi sono il dolore al polso e alla mano, a volte irradiato al gomito e alla spalla, il formicolio e la perdita di sensibilità, tipicamente localizzati al pollice, all’indice, al dito medio e in parte al dito anulare (va ricordato che il nervo mediano governa la sensibilità di tutte le dita tranne il mignolo).
Il tunnel carpale è una struttura anatomica del polso formato dalle ossa carpali: scafoide, trapezio, piriforme, uncinato e dal legamento trasverso del carpo, nastro fibroso che costituisce il tetto del tunnel.
Il tunnel è attraversato dal nervo mediano e da strutture vascolari e tendinee: tendini, muscoli e flessori delle dita. Prolungati e/o ripetitivi movimenti di flesso-estensione del polso possono provocare un’infiammazione che riduce le dimensioni del tunnel, determinando la compressione del nervo mediano.
Anche malattie che interessano l’organismo nella sua totalità come diabete e artrite reumatoide, possono essere associate alla sindrome del tunnel carpale, come pure situazioni fisiologiche: gravidanza, menopausa, assunzione di contraccettivi orali, traumi come pregresse fratture del polso.
La sintomatologia si caratterizza per la presenza di alterazioni della sensibilità (formicolio) soprattutto durante le ore notturne a livello delle prime 3 dita della mano (pollice, indice e medio) e metà del IV dito (anulare).
Con l’aggravarsi della sintomatologia si perde la sensibilità fine (cadono gli oggetti di mano) e l’eminenza tenar (la porzione muscolare che si trova alla base del pollice) va incontro ad ipotrofia.
La diagnosi di sindrome del tunnel carpale
Il primo dato da valutare è la storia clinica del paziente, quali sono i disturbi e da quanto tempo si sono manifestati.
Si esegue quindi l’esame clinico, con le manovre dette test di Phalen e/o test di Tinel, che servono a valutare lo stato di sofferenza del nervo mediano.
Test di Phalen
Il test di Phalen si esegue chiedendo al paziente di mantenere per 30 secondi i palmi delle mani affrontati (come se stesse in preghiera), tenendo i gomiti flessi e gli avambracci orizzontali.
In questo modo si esercita una pressione a livello del nervo mediano nel canale carpale. Il test viene considerato positivo qualora compaiano parestesie irradiate a livello delle prime 3 dita della mano.
Test di Tinel
Il test di Tinel si esegue con un martelletto per i riflessi che evoca una scossa elettrica colpendo all’ingresso del tunnel carpale.
L’esame strumentale indispensabile a definire la diagnosi è l’elettroneurografia; questo esame serve a diramare eventuali dubbi circa la causa del dolore, escludendo ad esempio patologie concomitanti come l’artrosi cervicale.
L’elettroneurografia studia la capacità del nervo di condurre impulsi elettrici e stabilisce il focus della zona dove avviene il rallentamento della trasmissione degli impulsi nervosi.
Terapia per la sindrome del tunnel carpale
Terapia medica
In genere trovano impiego i neurotrofici e gli antinfiammatori, anche se questi ultimi sono, solitamente scarsamente efficaci.
Con l’ausilio della fisioterapia si può optare per il confezionamento di un tutore da indossare nelle ore notturne istruendo il paziente ad eseguire una serie di esercizi finalizzati a promuovere lo scorrimento del nervo mediano all’interno del tunnel carpale.
Terapia chirurgica
Fondamentalmente esistono 3 diverse tipologie di intervento, tutte finalizzate alla sezione del legamento trasverso:
- Tecnica Open: prevede l’apertura del legamento trasverso attraverso un’incisione che va dalla porzione distale del palmo della mano fino a 3-4 cm sopra al polso. Questa tecnica ormai è destinata solo alle recidive.
- Tecnica miniopen: prevede l’apertura del legamento trasverso attraverso un’incisione di circa 3 cm in corrispondenza del palmo della mano.
- Tecnica endoscopica: prevede l’apertura del legamento trasverso attraverso l’introduzione di una apposita sonda, tramite un’incisione alla base dal palmo di circa 1 cm.
In genere tali interventi si eseguono in anestesia locale e in regime di Day Surgery o di Day Hospital, quindi senza necessità di pernottamento.
Tempi previsti per il recupero | ||
Intervento a cielo aperto | Intervento a cielo chiuso | |
Guarigione ferita | 6 settimane | 1-2 settimane |
Guarigione completa del legamento | 8 settimane al massimo | 8 settimane al massimo |
Ritorno alle attività lavorative |
2 settimane per lavori non manuali 6 settimane per lavori manuali |
1-2 giorni se il lavoro svolto non è manuale e la mano non è la dominante massimo 4 settimane se il lavoro svolto è manuale e la mano è quella dominante |
Guarigione completa (intesa come recupero completo della funzionalità articolare e della forza della mano) | almeno 3 mesi | 2-3 mesi |
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