Detta chetonemia o comunemente acetone, l'acetonemia è una chetosi transitoria, un momentaneo disordine del metabolismo, molto frequente nei bambini e nei soggetti diabetici, che si verifica a causa di una carenza di zuccheri nell'organismo, indispensabili come fonte energetica per il suo funzionamento. I glucidi o carboidrati sono macronutrienti e si distinguono in: semplici (frutta e dolci) che forniscono energia immediata; complessi (amidi, pasta, legumi) che forniscono energia a lento rilascio. Attraverso un processo metabolico, queste sostanze vengono ridotte dagli organi della digestione alle loro componenti di base, ovvero gli zuccheri, nella forma del glucosio che, una volta riversato nel sangue, fornisce quell'energia necessaria alle cellule.
Acetonemia, cos’è e quali sono le cause
Si tratta di un'alterazione del processo metabolico che si manifesta soprattutto nella prima infanzia. Anche se raramente, si riscontra dopo i dieci anni di età e può colpire anche soggetti adulti. È una condizione molto comune nei bambini perché hanno bisogno di molta energia e bruciano troppe calorie. Ne sono colpiti anche i lattanti perché il latte, soprattutto quello in polvere, è più ricco di grassi che di zuccheri. Alcuni studi evidenziano una predisposizione all'acetonemia, soprattutto per la magra costituzione fisica dei bambini: il fegato e i muscoli, dove avviene lo stoccaggio degli zuccheri, hanno dimensioni limitate e la massa muscolare è ridotta.
Fattori di rischio predisponenti, che rendono più probabili episodi di acetonemia, in età infantile sono: avere un'età compresa tra i 2 e i 7 anni, essere di costituzione magra, avere un carattere ansioso.
Le cause sono varie, non sempre patologiche. Abitudini alimentari non corrette (si mangia poco e poco spesso), una dieta ricca di grassi (latticini, burro, carne rossa, fritti, insaccati, cioccolata) e povera di zuccheri, e l'inappetenza o il digiuno prolungato – per febbre elevata o disturbi gastrointestinali – possono favorire la comparsa di acetonemia. Tra le cause eziologiche, anche un'attività fisica prolungata ed intensa - con conseguente consumo di zuccheri – e una forte destabilizzazione emotiva – stress, ansia, paura intensa – possono portare all'acetonemia che può svilupparsi anche in soggetti colpiti da malattie congenite del metabolismo che hanno difficoltà ad utilizzare gli zuccheri presenti nel sangue. Anche malattie intestinali, allergie e intolleranze alimentari (es. la celiachia) che causano malassorbimento possono causarla. Negli adulti l'acetonemia è nella maggior parte dei casi sintomo secondario di condizioni patologiche transitorie o croniche. Può essere la manifestazione evidente di una malattia metabolica a carico del fegato e del pancreas, come il diabete mellito di tipo 1 a causa della carenza di insulina, e dell'alcolismo/abuso di sostanze stupefacenti per la scarsa alimentazione e i digiuni prolungati.
Non si tratta pertanto di una patologia ma di una sintomatologia che accompagna alcune malattie ed è causata da una condizione di squilibrio metabolico dovuta ad un'intossicazione da acidi. Se l'apporto di carboidrati è insufficiente, la combustione avviene bruciando i grassi accumulati nelle cellule adipose, in particolare i trigliceridi, seconda fonte energetica dell'organismo. Nel fegato si formano delle molecole di scarto, sostanze acide dette corpi chetonici o chetoni. Quando i corpi chetonici vengono prodotti in quantità eccessive, si accumulano e si riversano nel sangue. Per evitare una loro formazione eccessiva, è importante assumere una dieta bilanciata ed equilibrata, comprensiva di carboidrati. L'acetone, il corpo chetonico principale, è un composto chimico formato da acido acetoacetico e 3-idrossibutirrico. Se i corpi chetonici sono molto elevati, possono risultare tossici. L'organismo cerca pertanto di eliminarli attraverso l'urina e la respirazione, riducendo così la loro concentrazione plasmatica. Se il catabolismo dei grassi aumenta, il sangue si riempie di corpi chetonici che non riesce ad eliminare e subisce un processo di acidificazione che viene chiamato chetoacidosi o chetonemia o acetonemia.
Sintomi di acetonemia
I sintomi dell'acetone sono espressione dei modi in cui l'organismo cerca di liberarsi dei corpi chetonici. La sintomatologia può non comparire tutta assieme e può essere più o meno acuta. Il sintomo principale e caratteristico, talvolta unico nei casi lievi, è l'alitosi. L'alito è dolciastro ossia ha un forte odore di frutta matura, conferito proprio dall'accumulo eccessivo di acetone. Vomito violento e conati, crampi addominali e addome acuto, minzione frequente, cefalea e meningismo, pallore e disidratazione, sonnolenza, irritabilità e spossatezza, rifiuto del cibo accompagnano il quadro sintomatologico che si risolve generalmente entro qualche giorno, se si assume una dieta priva di grassi e si reintegrano i liquidi persi con il vomito. È presente inoltre un malessere generalizzato, secchezza delle fauci e lingua ricoperta da una patina biancastra. Il vomito può essere così intenso ed irrefrenabile da portare a disidratazione, per la quale si rende necessaria una terapia endovenosa. Solo in casi rari, si manifestano sintomi più seri, come perdita di coscienza e svenimento, che necessitano di cure ospedaliere. Negli adulti, anche se raramente, la sintomatologia comprende perdita di peso, aritmie cardiache, calo della pressione arteriosa ed è frequente una sete eccessiva che porta al consumo di elevate quantità di liquidi con conseguente poliuria.
Per favorire la ripresa della combustione di zuccheri da parte dell'organismo, è indicato assumere bevande zuccherate come tè, spremute, succhi di frutta e cola. Nel bambino l'acetone si manifesta soprattutto al mattino, dopo il digiuno notturno, e con un'alimentazione molto sregolata con molti grassi (latticini, burro, carni rosse, fritti, cioccolato, insaccati) e pochi carboidrati (pasta e pane integrali).
Diagnosi e trattamento di acetonemia
I corpi chetonici sono rintracciabili, oltre che nell'alito facilmente individuabile, anche nel sangue e nell'urina. La diagnosi è confermata dagli esami ematochimici e dall'esame delle urine. La diagnosi è immediata con una striscia reattiva (stick), da bagnare con l'urina, che cambierà subito colore reagendo ai corpi chetonici. Nei casi gravi il prelievo arterioso permette di valutare l'ossimetria e l'equilibrio acido-base per fare diagnosi di disturbi respiratori.
Il trattamento consiste nell'eliminare dalla dieta gli alimenti ricchi di grassi, come uova e latticini, prediligere carboidrati complessi, come pasta e pane integrali, ed aumentare l'assunzione di cibi e bevande ricche di zuccheri. Nel bambino di età superiore ad 1 anno è consigliato il miele per il suo alto apporto di zucchero. Una dieta ipocalorica è necessaria per una buona ripresa dell'organismo. Nei casi più gravi, che impediscono l'alimentazione spontanea, i nutrienti ricchi di zuccheri possono essere somministrati per via endovenosa con fleboclisi.
Il decorso è benigno. Generalmente, una crisi di acetone in età pediatrica non ha nessun significato patologico e la guarigione avviene nel giro di 24-48 ore con il ripristino delle normali funzioni metaboliche e gastriche se si aumenta l'apporto di carboidrati semplici e complessi nella dieta, si riduce il consumo di grassi, si idrata l'organismo in modo adeguato, non si seguono lunghi periodi di digiuno e non si esegue una eccessiva attività fisica.
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