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Assumiamo gli Studenti Infermieri del terzo anno

di Angelo

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Per sopperire all’assenza cronica di Infermieri ed eliminare gli ormai inutili Concorsi Pubblici

Perché continuare con gli inutili Concorsi Pubblici per Infermieri e non pensare per esempio ad assumere gli Studenti del terzo anno? E’ la proposta, un po’ provocatoria, un po’ concreta, avanzata da Stefano Simonetti (esperto in diritto sanitario) qualche giorno fa sulle pagine de “Il Sole 24 Ore - Sanità”.

Simonetti, dopo un’attenta disamina di ciò che accade prima, dopo e durante i Concorsi per Infermieri, dove è ormai noto che giungono puntualmente dalle 10.000 alle 15.000 domande di partecipazione, propone nel suo servizio per il noto inserto sanitario di eliminare gli “esamifici” e di pensare seriamente alla stipula di contratti di formazione per gli Studenti Infermieri che sono giunti alla fine del loro percorso di studi e che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro.

Nelle scorse settimane, attraverso le cronache di Nurse24.it, il presidente nazionale dei Comitato Infermieri Dirigenti, Nicola Barbato, avete ipotizzato la opportunità di modificare i sistemi attuali di reclutamento degli Infermieri e di ripensare ai Concorsi Pubblici trovando soluzioni più attinenti alle necessità di selezione del personale da assumente negli Ospedali, nelle Aziende sanitarie e nelle strutture territoriali statali.

Nei giorni scorsi la proposta di Simonetti: “perché non pensare a stipulare nell’ultimo anno di corso un contratto di formazione e lavoro che consenta dopo due anni la trasformazione in rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato? La selezione avviene al momento dell’iscrizione al Corso di Laurea e poi ulteriormente all’atto della firma del contratto e dovrebbe essere sufficiente per il rispetto del principio sancito nell’art. 97 della Costituzione”.

In sostanza si tratta di un ritorno al passato, ovvero a quel periodo (non tanto lontano) quando gli Infermieri venivano “catturati” dalle strutture sanitarie proprio all’ultimo anno di studi.

“Le occasioni per tentare una vera innovazione in questo momento storico non mancano di certo - conclude l’esperto di diritto sanitario e giornalista del Sole 24 Ore - Sanità - abbiamo il Ddl sull’articolo 22 del Patto per la Salute, laddove si parla esplicitamente di procedere ad innovare l’accesso alle professioni sanitarie, ma anche i decreti delegati della Legge 124/2015 che all’articolo 17 dedica ben sette punti di delega alla materia del reclutamento”.

Perché allora non passare dalla teoria ai fatti?

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