Il ruolo dell’infermiere nella gestione di un paziente ortopedico sottoposto a trazione
La trazione scheletrica rappresenta un passaggio importante nel percorso di riparazione di una frattura. Il paziente ortopedico sottoposto a trazione necessita di un’assistenza specifica in base al tipo e alla sede della frattura, fattori che determinano la tipologia di trazione da applicare.
La frattura è una soluzione di continuo dell’osso ed è il risultato di una pressione esterna più forte di quella che l’osso stesso è in grado di sopportare.
In base alla loro eziologia le fratture si dividono in fratture traumatiche, causate da incidenti e in fratture patologiche o spontanee, causate da malattie che minano l’integrità dell’osso o da condizioni legate all’indebolimento fisiologico del tessuto.
A prescindere da quale sia il fattore eziologico, il trattamento di una frattura richiede un intervento attento e tempestivo. In caso di frattura, infatti, è necessario:
- riallineare i frammenti ossei e mantenere l’allineamento;
- controllare il dolore;
- limitare i danni tissutali;
- prevenire le complicanze;
- garantire la mobilità della parte non lesa.
Il principio della trazione è quello di contrapporre due forze che tendono a direzioni opposte tra loro ed è utilizzata per:
- riduzione della frattura;
- immobilizzazione di un arto;
- correzione e/o prevenzione di deformità;
- prevenzione e/o riduzione di spasmi muscolari.
Si distinguono tre tipi di trazione:
- trazione manuale: consiste in una trazione attuata attraverso la forza muscolare degli operatori sanitari esercitata a monte e a valle della frattura, solitamente scomposta, che in un secondo momento verrà messa in trazione transcheletrica o in gesso;
- trazione cutanea (trazione di Buck): utilizzata prevalentemente per immobilizzare in maniera temporanea un arto o per stabilizzare una frattura, consiste in un insieme di presidi (ad es. nastri, fasce per trazione, bendaggi, cinture pelviche, scarponi per arti inferiori, valve, carrucole di scorrimento, pesi non superiori ai 2,5 kg, ecc.) che forniscono un sostegno non invasivo;
- trazione scheletrica: consiste nell’inserimento chirurgico di perni (Steinmann) o fili metallici (Wilson o Kirschner) nelle ossa i quali, unitamente ad un sistema sinergico composto da staffa di trazione, pesi, doccia portante con pulegge (Zuppinger) e fili di nylon, esercitano una trazione che solitamente si impiega nei casi di frattura di femore, tibia e rachide cervicale.
Tra gli interventi che l’infermiere deve attuare trasversalmente, in presenza di qualsiasi tipo di trazione che preveda l’impiego di ausili, troviamo:
- valutazione delle condizioni neurovascolari: il trauma subito provoca edema tissutale e compromissione della circolazione i quali, a loro volta, possono causare compromissione neurovascolare o sindrome compartimentale. Monitorare lo stato della cute dell’arto interessato, il colorito, la temperatura, la presenza di formicolii e/o dolore costituisce la prima fase dell’accertamento infermieristico;
- rilevazione del dolore: è responsabilità infermieristica valutare la presenza di dolore, individuarne l’esatta localizzazione, il livello, la durata e la tipologia al fine di attivare un protocollo di gestione del dolore adeguato;
- prevenzione di trombosi o embolia: consapevole che la frattura ossea espone a grande rischio di trombosi o embolia, l’infermiere, da un lato, valuta costantemente parametri vitali quali la frequenza del polso e degli atti respiratori, la pressione arteriosa, lo stato di coscienza e, dall’altro, ispeziona l’arto interessato per rilevare eventuale presenza di gonfiore, rossore, dolore o stati insoliti di calore;
- prevenzione delle lesioni da pressione: la posizione obbligata, la pressione determinata dai presidi per la trazione e le prominenze ossee a contatto con la superficie di degenza sono fattori che l’infermiere deve gestire al fine di prevenire irritazioni della cute, scarsa vascolarizzazione e insorgenza di vere e proprie lesioni;
- prevenzione delle infezioni: nei casi di trazione scheletrica l’infermiere valuta la presenza di eventuali segni e sintomi di infiammazione o secrezioni purulente nei punti di inserzione e provvede alla medicazione quotidiana secondo i protocolli di struttura;
- gestione dell’apparecchio di trazione: l’infermiere si accerta che il letto di degenza sia posizionato nel modo corretto rispetto al tipo di trazione applicata, che i pesi applicati siano idonei e che non tocchino il terreno o altre superfici, che le corde scorrano in maniera fluida sulle pulegge, che la linea di trazione sia in asse e che non vi siano interferenze da parte di alcun oggetto con la trazione;
- prevenzione delle complicanze dovute all’immobilità: se non controindicato, l’infermiere garantisce mobilità attiva e passiva delle aree libere dalla trazione al fine di mantenere il tono muscolare e prevenire le complicanze proprie dell’immobilità.
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