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salute mentale

Insonnia

di Monica Vaccaretti

L'insonnia è un disturbo del sonno molto comune. Consiste in una soggettiva condizione di insoddisfazione relativa alla quantità e alla qualità del sonno. Secondo i dati epidemiologici della Società Scientifica Italiana sul sonno (AIMS) e secondo una recente indagine condotta da Eurodap (Associazione europea per il disturbo da attacchi di panico), circa 9 milioni di italiani hanno difficoltà a dormire o ad addormentarsi, con una maggiore frequenza nelle donne rispetto agli uomini. Circa il 30-50% degli adulti sperimenta occasionalmente difficoltà nel riposo notturno sotto forma di episodio transitorio che si risolve spontaneamente dopo che la causa scatenante, come un evento improvviso e stressante, si esaurisce. Soltanto il 6-13% degli adulti soddisfa i criteri per un Disturbo del Sonno secondo la classificazione DSM-5.

Cause di insonnia

L'insonnia è caratterizzata da una durata insufficiente del sonno, una ridotta continuità e una soggettiva sensazione di scarso riposo.

Raramente patologia primaria, l'insonnia è secondaria a condizioni patologiche psichiche o fisiche, come ad esempio le apnee notturne, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, l'ipertiroidismo e la cefalea.

È associata anche a cattive abitudini legate all'alimentazione, all'attività fisica eccessiva prima di andare a dormire e ai ritmi e allo stile di vita.

Le cause che favoriscono l'insorgenza di insonnia possono essere endogene ed esogene. Oltre ad essere psicofisiologica - per uno stress eccessivo, la menopausa, la gravidanza - l'insonnia può essere associata a disturbi psichiatrici e all'uso di farmaci, droghe ed alcol.

Può essere causata da disturbi respiratori indotti dal sonno, dal mioclono notturno e dalla sindrome neurologica delle gambe senza riposo, da intossicazioni e da condizioni ambientali sfavorevoli come il rumore. Comportamenti che possono causare insonnia sono andare a coricarsi in orari sempre differenti, dormire a lungo durante il giorno, mangiare cibi pesanti prima di coricarsi, fare uso di apparecchi elettronici mentre si è a letto.

Un buon sonno è fondamentale per il benessere fisico e psichico della persona. Poiché a tal fine passiamo circa un terzo della nostra vita dormendo, la carenza di sonno o una scarsa qualità del riposo si ripercuote negativamente sulla vita quotidiana durante il periodo di veglia e sul mantenimento dello stato generale di salute.

Chi non dorme o non dorme bene, lamenta sonnolenza diurna e un peggioramento delle capacità lavorative. Si è lenti, poco concentrati, stanchi. Chi soffre di insonnia riporta anche elevati livelli di ansia e di depressione. Secondo uno studio condotto da Harvey e Lichstein (2000-2001) l'insonnia rappresenta altresì un importante fattore di rischio e un fattore causale per lo sviluppo di alcuni disturbi psichiatrici.

Come si manifesta l’insonnia

Un riposo ristoratore, sufficiente e buono, è garantito solo dalla corretta alternanza delle due fasi principali del sonno che si susseguono ciclicamente durante la notte. In 4-5 cicli della durata di circa 90 minuti ciascuno, si passa dal sonno NON REM – in cui cervello e corpo si riposano e si rigenerano – al sonno REM, durante il quale il corpo si riposa ma il cervello si riattiva con la comparsa dei sogni (fase onirica).

L'insonnia è caratterizzata da una durata insufficiente del sonno, una ridotta continuità e una soggettiva sensazione di scarso riposo. Dai dati osservazionali emerge che generalmente chi soffre d'insonnia ha un tempo di addormentamento prolungato, un numero di risvegli più elevato o un risveglio molto precoce al mattino.

È definito insonne un individuo che di notte dorme poche ore dalle quali non riesce ad ottenere un ristoro adeguato per mantenere nelle ore diurne la sua funzionalità sociale e lavorativa. Negli insonni risulta diminuito il tempo trascorso nello stadio più profondo e riposante associato ad una diminuzione del sonno REM.

Insonnia, che deriva dal latino “insomnia”, significa appunto “mancanza di sogno”. La privazione di sonno o la sua scarsa qualità in termini di durata, continuità e benessere può essere misurata con la polisonnografia, un'indagine strumentale non invasiva che consente di diagnosticare correttamente la natura del disturbo del sonno notturno e pianificare la terapia più opportuna.

Esame gold standard per i disturbi respiratori del sonno (apnee notturne e roncopatie), la polisonnografia studia obiettivamente il sonno attraverso la registrazione di tutte le variabili fisiologiche coinvolte nei disturbi delle diverse fasi del sonno REM e non REM.

Durante l'esame viene monitorata e registrata l'attività cardio-respiratoria e in alcuni casi anche l'attività neurologica notturna attraverso l'utilizzo di una fascia toracica e addominale (per rilevare l'espansione del torace e i movimenti dei muscoli), un pulsossimetro (per rilevare la frequenza cardiaca e la saturazione periferica ossiemoglobinica), una cannula nasale (per rilevare il flusso respiratorio attraverso una variazione di pressione), un sensore per il russamento, un sensore di posizione (per rilevare la posizione corporea assunta dal paziente durante il sonno) ed elettrodi posizionati sulla cute del capo (per rilevare l'attività cerebrale).

Quando si parla di insonnia

Per poter considerare una persona affetta da un grado significativo di insonnia occorre soddisfare tre criteri minimi:

  • Quantità di tempo per l'addormentamento e di risveglio notturno uguale o superiore a 30 minuti
  • Frequenza uguale o maggiore a 3 notti a settimana
  • Durata uguale o maggiore a 6 mesi

Il disturbo tende a diventare cronico indipendentemente dalle condizioni che ne hanno determinato l'esordio, talvolta anche senza riuscire a identificarne la causa precisa ed ha un impatto significativo sulla qualità di vita di chi ne soffre.

Può esordire sin dall'infanzia e comparire in qualsiasi momento della vita. L'insonnia può essere inoltre associata a quadri polisonnografici inusuali. Può essere soltanto soggettiva, senza alcun riscontro in referti polisonnografici.

Insonnia iniziale, intermedia e terminale

L'insonnia – che può essere transitoria, ricorrente o di lunga durata – è classificata in iniziale, intermedia e terminale.

Si definisce insonnia iniziale quando la difficoltà ad addormentarsi si manifesta prevalentemente la sera, quando ci si corica. L'insonnia è intermedia quando ci si risveglia durante la notte, generalmente a metà nottata e si fatica a riprendere sonno. I risvegli notturni sono frequenti e prolungati, questo tipo di insonnia è detta anche di mantenimento.

Nell'insonnia terminale o tardiva il risveglio è molto precoce ed è impossibile riprendere sonno. Se il disturbo del sonno nasce dalla combinazione di tutte queste difficoltà si dice che l'insonnia è mista o generalizzata.

Come si cura l’insonnia

Le due principali forme di trattamento sono la terapia farmacologica e la psicoterapia cognitivo-comportamentale.

Terapia farmacologica per l’insonnia

I farmaci per i disturbi del sonno sono ipnoinducenti. Il 14% degli anziani fa uso abituale di sonniferi per dormire, rispetto allo 7,4% della popolazione generale. Per un tempo superiore alle 2 settimane è sconsigliato fare uso di ipnotici e ansiolitici (benzodiazepine), perché un uso prolungato provoca sonnolenza diurna, vertigini, assuefazione e tolleranza.

Se si sospendono bruscamente, questi farmaci provocano una sindrome di astinenza ed un effetto rebound con un brusco ritorno dell'insonnia. Altri effetti collaterali sono agitazione psicomotoria, ansia e tremori che vanno a mantenere, in un circolo vizioso, il disturbo di insonnia anziché risolverlo.

Per il trattamento a lungo termine, nelle forme di insonnia cronica, vengono abitualmente prescritti farmaci ad azione antidepressiva e sedante. È indicata la melatonina nei soggetti che presentano carenza dell'ormone.

Psicoterapia cognitivo-comportamentale per il trattamento dell’insonnia

Il trattamento cognitivo-comportamentale integrato consiste in varie tecniche di intervento quali l'educazione e l'igiene del sonno, la restrizione del sonno, il controllo dello stimolo, la ristrutturazione cognitiva, le tecniche di rilassamento.

Si educa ad evitare bevande alcoliche e contenenti caffeina, a non fumare 2 ore prima di coricarsi, a far coincidere il tempo trascorso a letto con il tempo effettivamente dormito, ad associare il letto e la stanza da letto solo all'atto del dormire, a modificare le convinzioni e le aspettative disfunzionali sul sonno, a distrarsi con l'immaginazione.

Da studi di meta-analisi condotti nel 1994-1995 (Morin, Culbert, Scwartz, Murtagh e Greenwood), era già stato ampiamente dimostrato che l'approccio terapeutico psicologico risulta maggiormente efficace rispetto al trattamento farmacologico per i problemi di insonnia.

Circa il 70-80% dei pazienti trae beneficio dalla terapia psicologica che ha l'obiettivo di eliminare i fattori cognitivi e comportamentali coinvolti nel mantenimento e nel peggioramento dell'insonnia. Il farmaco cura il sintomo facendo dormire forzatamente. La psicoterapia risolve spesso la causa.

Per avere un sonno migliore è fondamentale promuovere inoltre una cultura del sonno per far comprendere quanto esso sia un valore essenziale per il benessere psicofisico.

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