Uno studio che può servire ai direttori infermieristici ad assumere decisioni migliori, ragionando su dati di evidenza, e agli infermieri per lavorare meglio e riportare l'infermieristica vicina alla persona, dove deve stare e dove esprime il massimo del suo valore. Così Loredana Sasso, professore ordinario MED 45, ha presentato a Rimini gli esiti dello studio RN4CAST, auspicando per il futuro dell'infermiere un avanzamento professionale che consista nel riappropriarsi dei propri valori fondanti.
RN4CAST, Sasso: Uno studio per aiutare gli infermieri a lavorare meglio
In occasione dell'evento “Il risveglio del Gigante", organizzato dall'Associazione Antonella Santullo in collaborazione con l'Opi di Rimini, Loredana Sasso, quarto professore ordinario MED 45 in Italia, ha presentato gli esiti di RN4CAST e le sfide per l’infermieristica del futuro: skill mix e missed care.
Lo studio RN4CAST fotografa tutta una serie di attività infermieristiche, quelle erogate e quelle mancate, ovvero quelle che in letteratura vengono chiamate missed care, quelle attività – importantissime per il paziente – che gli infermieri non riescono ad erogare perché, trovandosi in sottonumero, devono svolgere altre attività che li allontanano sempre di più dal paziente
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Uno studio che - spiega Sasso - ha dato la possibilità all’Italia di ragionare su dei dati, di confrontarci con il resto del mondo e di confrontarci tra noi
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Certo, i problemi nell’attività quotidiana non mancano: dalla fotografia scattata dallo studio RN4CAST, ad esempio, per quanto riguarda le dotazioni di organico e il rapporto infermiere-pazienti, l’Italia non esce certo come un’eccellenza. Ha un livello medio di staffing infermieristico – spiega Sasso – che si aggira sul 9,5 come media nazionale, con delle punte di eccellenza del 7 e delle punte drammatiche di 13 pazienti per un infermiere, quando lo studio dice che il rapporto numerico adeguato è 6 pazienti per un infermiere nei reparti di medicina e chirurgia e assimilabili
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Qualità e sicurezza dell’assistenza erogata, però, non sono determinate solo dalla quantità numerica di infermieri, ma ad avere un ruolo fondamentale sono anche i livelli di competenza, la formazione, lo skill mix, ovvero la composizione dello staffing
. E ancora burnout e ambiente di lavoro.
Ma l’allontanamento dell’infermiere e dell’infermieristica dal paziente rappresenta un pericolo gravissimo, sul quale si è lanciato un allarme a livello internazionale. Le missed care – continua Sasso – molto spesso corrispondono alle fundamental care, le attività fondanti dell’infermieristica, che avvicinano l’infermiere al paziente. Noi siamo lì per questo ed è di questo che dobbiamo cominciare a ridiscutere
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L’avanzamento dell’infermieristica moderna è proprio questo: riappropriarci dell’infermieristica e dei valori fondamentali dell’infermieristica, con una visione culturale di ampissimo respiro basate sulle evidenze scientifiche
In questo modo lo studio ha dato la possibilità all’Italia di ragionare su dei dati, di confrontarci con il resto del mondo, di confrontarci tra noi
. Uno studio che, secondo Sasso, può servire ai direttori infermieristici, perché possano assumere decisioni ragionando su dati di evidenza, piuttosto che sui dati storici delle dotazioni infermieristiche
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Tutto questo per aiutare gli infermieri a lavorare meglio e i direttori infermieristici ad assumere decisioni migliori.
Fundamental care e demansionamento
Un pensiero, quello della professoressa Sasso e di Antonella Santullo - dirigente Ausl Romagna scomparsa prematuramente nel maggio 2017 - che lei stessa ha definito divergente, lontano da quello comune
. Almeno su determinati argomenti. Uno su tutti, il demansionamento.
Sì, perché su questo Sasso, che nel 2016 ha ottenuto l’onorificenza internazionale di Fellow all’American Academy of Nursing, è stata molto chiara: "L’infermieristica non evolve nel passaggio dalla cartella cartacea a quella informatizzata, non c’è nulla di infermieristico in questa evoluzione". Così come la possibilità di prescrivere "farmaci da banco o presidi può rappresentare sì una semplificazione burocratica per i pazienti, ma riguarderebbe solo pochi infermieri e non rappresenta una reale specializzazione per l'infermiere".
L'infermieristica - afferma Sasso - evolve quando evolve la capacità di soddisfare i bisogni del paziente, quando li riconosciamo, quando li vediamo. E l’infermieristica sta perdendo questo fulcro, non c’è più
.
Per il futuro auspico una professione che recuperi il valore dell’assistenza alla persona, perché è lì che l’infermiere esprime sé stesso e il massimo del suo valore
Questo, nella vision di Sasso, significherebbe un avanzamento di tutti i 440mila infermieri, molti, troppi dei quali oggi non parlano più di infermieristica e quando programmano i propri percorsi formativi, si allontanano dai bisogni dei pazienti
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Ma l’infermieristica è altro e il fatto che noi continuiamo a rincorrere cose lontane dall’infermieristica preoccupa molto gli studiosi dell’infermieristica, che si concentrano sempre di più sulle missed care, che molto spesso corrispondono alle fundamental care
. E guai a chiamarle demansionamento.
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Nursing Up Lazio
7 commenti
Lapalissiana, l'acqua è bagnata! Correzione precedente
#2
Volevo dire "senza un congruo" numero d'infermieri