La disfagia è la complicanza più frequente nei pazienti affetti da ictus. Trascurarla significa incrementare il rischio, per il paziente, di incorrere nella polmonite ab ingestis, mettendo a repentaglio la sua vita. Sabrina Panebianco, infermiera dipendente presso l'ASL Alba - Bra in provincia di Cuneo e Francesco La Porta, hanno condotto una revisione della letteratura con l'obiettivo di descrivere gli interventi assistenziali di prevenzione della polmonite nei pazienti con disfagia post ictus e, allo stesso tempo, di far emergere quali sono gli interventi di competenza infermieristica.
Prevenzione della polmonite in paziente disfagico post ictus
L'ictus (o stroke) consiste in un'improvvisa perdita della funzione cerebrale risultante dall'interruzione del flusso ematico ad una parte del cervello. Rappresenta ancora oggi uno dei problemi prioritari di salute in quanto terza causa di morte nel mondo.
In seguito all'attacco cerebrale è frequente che i pazienti riportino disfagia i cui effetti si ripercuotono negativamente sulla durata del ricovero e sulla qualità di vita dei pazienti e famigliari. Inoltre, se non trattata e controllata, la disfagia può trasformarsi inpolmonite ab ingestis e mettere a rischio la vita del paziente.
Le conclusioni emerse dai vari articoli analizzati sono le medesime: la complicanza della polmonite insorta a seguito di disfagia secondaria ad ictus è un fenomeno complesso che va affrontato a 360°, con interventi standard e personalizzati da parte di un team multidisciplinare composto da infermiere, medico, logopedista, fisioterapista.
È solo attraverso la collaborazione tra le diverse figure professionali, infatti, che si riuscirà a garantire un migliore approccio al problema assicurando una riabilitazione sicura a tutti i degenti affetti da ictus, una riduzione delle complicanze della disfagia e un calo della mortalità.
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