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Infermieristica e ricerca, workshop internazionale a Roma

di Ilaria Campagna

Investire nel futuro della professione aumentando la cultura e la ricerca infermieristica. Sta a noi raccogliere questa sfida, poiché se tanto è stato fatto, molto altro è ancora da fare affinché il nostro lavoro abbia un impatto nella pratica clinica che sia riconoscibile da tutti.

Ricerca infermieristica fondamentale per individuare i bisogni del paziente

Infermieristica e ricerca. È questo il tema del 10° workshop internazionale del Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica (CECRI) dell’Opi di Roma.

Alla presenza del “Gotha” dell’infermieristica mondiale si è infatti discusso della aree di ricerca emergenti – in Italia e nel mondo – e sono stati toccati punti importanti come quello delle competenze specialistiche, utili a garantire non solo l’avanzamento della professione, ma anche una migliore qualità assistenziale, nonché una maggiore sostenibilità del sistema salute.

Si è parlato inoltre dell’importanza del self-care quale approccio che vede paziente e famiglia attivamente coinvolti nel mantenimento del proprio stato di salute. Longevità e malattie croniche impongono infatti l’individuazione di nuovi modelli di cura e gli infermieri sono chiamati a rispondervi in maniera adeguata con una pratica che sia sempre di più Evidence Based.

Un importante momento di confronto voluto dal Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica – con il patrocinio di Ministero della Salute, Fnopi e Commission on Graduates of Foreign Nursing Schools – quello che si è svolto il 7 e 8 maggio scorsi nella capitale, alla presenza di relatori italiani e stranieri di elevato calibro.

Il workshop si è aperto con un invito da parte di Ausilia M.L. Pulimeno, presidente dell’Opi di Roma nonché vicepresidente della Fnopi, alla valorizzazione della professione infermieristica e al dovere per noi infermieri di procedere per quel che si aspettano i cittadini, ossia migliori servizi di salute.

Si è poi entrati nel vivo dei lavori con la Living Legend dell’infermieristica, Joyce Fitzpatrick della Frances Payne Bolton School of Nursing di Cleveland, che ha esposto le attuali linee di ricerca infermieristica negli Stati Uniti. La professoressa ha sottolineato come oggi molti fattori, quali ad esempio le acquisizioni in campo genetico e tecnologico, influenzino l’assistenza e la ricerca infermieristica e di conseguenza anche l’istruzione che d’ora innanzi riceveranno i futuri infermieri.

Il suo intervento ha poi toccato temi come le disuguaglianze di salute esistenti nel mondo e la necessità per la comunità infermieristica mondiale di prenderne coscienza, così da individuare nuovi e più adeguati metodi di cura.

Infine ha esposto le grandi sfide che ci attendono: dal rafforzamento di contenuti e processi tipici del nostro agire professionale, alla necessità di avere con il nostro lavoro un impatto sulla riduzione dei costi sanitari, fino alla maggiore condivisione di expertise tra tutti i professionisti della salute.

Degna di nota anche la presenza di Dyanne Affonso, la quale ha illustrato il concetto di ingegnosità come filo conduttore che, unito a iniziativa e sguardo pionieristico porterà al necessario cambiamento nella nostra professione. Con l’esempio dei grandi risultati raggiunti dagli infermieri negli Stati Uniti, assurti ai più alti livelli dei maggiori centri di eccellenza nel campo della salute, la Affonso ha evidenziato come noi infermieri italiani siamo chiamati non solo a guardare a quanto fatto in altri contesti, ma soprattutto a creare i nostri standard infermieristici, sulla base di quello di cui abbiamo bisogno nel nostro paese.

Una linea di pensiero che è andata ben oltre il livello teorico, traducendosi nella creazione insieme a Gennaro Rocco del CECRI, di cui è presidente onoraria. Ed è proprio Rocco – direttore scientifico del centro e quindi uno dei padroni di casa per le due giornate di lavori – ad aver illustrato magistralmente le numerose linee di ricerca che il CECRI promuove nel nostro paese.

Una ricerca che, come hanno più volte sottolineato i relatori stranieri, si distingue per l’eccellenza dei contenuti e dei processi, nonché per il suo livello interdisciplinare, in termini di ambiti di interesse e collaborazioni.

La ricerca è infatti fondamentale per individuare i bisogni della popolazione e quindi la direzione da seguire, non dimenticando mai di fare gioco di squadra con gli infermieri che operano a tutti i livelli della professione, come anche con altri professionisti. La persona richiede un servizio globale e non dobbiamo pertanto rinchiuderci nel nostro specifico professionale, ma collaborare e fare rete.

Una realtà vincente nel panorama italiano quella del CECRI dunque, che è destinata nel prossimo futuro a dare all’infermieristica italiana sempre maggiore lustro. All’attivo una collaborazione con il Johanna Briggs Institute e l’impegno da parte di Franklin Sheffer, altro relatore internazionale, a lavorare insieme per accreditare il centro e renderlo “Magnet”, ossia magnetico per altri centri simili che ci sia augura nasceranno in Italia. Solo così sarà possibile dare voce all’infermieristica italiana, disegnandone a livello nazionale gli standard di eccellenza.

Investire nel futuro della professione aumentando la cultura e la ricerca infermieristica. Sta a noi raccogliere questa sfida, poiché se tanto è stato fatto, molto altro è ancora da fare affinché il nostro lavoro abbia un impatto nella pratica clinica che sia riconoscibile da tutti.

Grazie a centri simili è infatti possibile aumentare la visibilità e chiamare un numero sempre maggiore di professionisti a impegnarsi nella ricerca. Non è casuale che le due giornate di workshop siano state anche un’occasione per illustrare alcuni degli studi infermieristici volti a indagare e/o attuare quelle che sono a tutti gli effetti delle competenze specialistiche che l’infermiere sta facendo proprie.

C’è infatti bisogno di professionisti costantemente aggiornati e motivati, in grado di dare risposte adeguate a una società in costante mutamento che vede, come nel caso dell’Italia, una popolazione sempre più longeva e di conseguenza anche affetta da un elevato numero di malattie croniche.

Il concetto di self-care nella cronicità

Emerge così in tutta la sua importanza grazie a Barbara Riegel, professore di Nursing presso la University of Pennsylvania, il concetto di self-care, ossia l’insieme di comportamenti che paziente e famiglia devono mettere in atto per mantenere il proprio stato di salute.

Attraverso una panoramica nazionale e internazionale sugli studi attivi a riguardo è stata evidenziata la fondamentale importanza, per chi è affetto da una patologia cronica, del supporto familiare come anche delle enormi potenzialità – e non poche sfide – che arrivano dalla tecnologia.

Dal sostegno all’attività fisica grazie a strumenti come la wii o giochi come Pokemon Go, a supermarket virtuali per educare a una sana alimentazione nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e molto altro; le persone oggi coinvolgono sempre di più la tecnologia nel mantenimento del proprio stato di salute.

E della necessità per noi infermieri di riappropriarci di temi come il self-care e l’empowerment dei pazienti ha parlato anche Barbara Mangiacavalli. Intervenuta durante la seconda giornata di workshop la Presidente Fnopi ha sottolineato, tra le altre cose, anche l’importanza per gli infermieri di acquisire gli strumenti tipici della ricerca e mettere a frutto tutte quelle conoscenze che via via acquisiscono lungo il percorso di studio e professionale. Solamente così sarà infatti possibile individuare quei bisogni di salute della popolazione che dovranno guidare nel prossimo decennio il nostro agire professionale.

D’accordo con questa vision si è dimostrato anche Thomas Kearns, dell’International Council of Nurses. La ricerca sta infatti contribuendo sempre di più a cambiare l’infermieristica, pertanto è stata più volte ribadita la necessità di non rimanere ancorati su vecchi modelli, ma di perseguire al contrario sempre nuove soluzioni, preoccupandoci di capire quanto realmente abbiano un impatto positivo sulla vita delle persone.

Come infermieri possiamo e dobbiamo pretendere di essere ascoltati sul panorama sanitario mondiale assicurando sempre di più la nostra presenza con cure di qualità, anche in ambiti emergenti come quello delle malattie croniche.

In sostanza è nostro dovere portare sempre più in alto la professione riappropriandoci anche di quella dimensione extra ospedaliera di prevenzione ed educazione, così da accompagnare i cittadini nel loro continuum di vita.

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