La contenzione fisica nell’area della salute mentale: Analisi del fenomeno. Questo il titolo di un progetto di ricerca condotto dalla collega Jessica Belzuino, che ha voluto indagare i dati relativi alla pratica della contenzione sul territorio fiorentino e analizzare la percezione che ne hanno studenti e professionisti, con l’obiettivo di mantenere sempre viva la riflessione su un tema così delicato e di grande interesse etico.
La contenzione in ambito di salute mentale, un po’ di storia
La contenzione può essere definita come un atto sanitario-assistenziale applicato direttamente all’individuo e al suo spazio per limitarne i movimenti. Si possono distinguere 4 tipi di contenzione:
- Fisica: si ottiene con presidi applicati alla persona o usati come barriera nell’ambiente, che riducono o controllano i movimenti;
- Farmacologica: si ottiene con farmaci che modificano il comportamento. Si utilizzano psicofarmaci e/o sedativi;
- Ambientale e Sociale: comprende i cambiamenti apportati all’ambiente in cui vive un soggetto, per controllarne o limitarne i movimenti;
- Psicologica o Relazionale: comprende ascolto e osservazione empatica, riducendo così l’aggressività del soggetto poiché si sente rassicurato.
La questione della contenzione fisica è stata messa in discussione in termini di efficacia su più fronti, in quanto ancora oggi è acceso il dibattito per definire se sia opportuno o meno ricorrere a mezzi di contenzione; rimanendo comunque una costante nella storia della salute mentale.
Facendo un breve ripasso sulle principali leggi che hanno apportato dei cambiamenti nella salute mentale, è doveroso soffermarsi sulla legge più recente: la Legge n. 180 del 13 maggio 1978, o meglio conosciuta con il nome del suo promotore, Legge Basaglia. Questa legge pone l'Italia all'avanguardia nel sistema psichiatrico internazionale. Ovunque si fanno più solide ed estese le esperienze di gestione dell'assistenza psichiatrica senza ricorso all'internamento in manicomio.
I pazienti vengono seguiti ed assistiti attraverso una fitta trama di assistenza domiciliare ed ambulatoriale per la terapia ordinaria, integrata da interventi assistenziali e residenziali e di ricoveri brevi per le situazioni di crisi.
La gente quando non capisce inventa e questo è molto pericoloso (Alda Merini)
Persone destinate alla reclusione cronica tornano a vivere, in famiglia o in piccole comunità, un’esistenza dignitosa e autonoma.
Contenzione fisica, lo studio sul territorio fiorentino
Obiettivi dello studio
L’obiettivo primario dell’indagine svolta riguardo alla contenzione fisica nell’area della salute mentale del territorio fiorentino è stato quello di mettere in evidenza i dati relativi alla pratica della contenzione, attraverso dati numerici, proponendo infine dei percorsi di miglioramento per limitare il fenomeno (percorsi analoghi si sono intrapresi nel territorio di Trieste, città libera dalla contenzione, ndr)
Il periodo di analisi è durato circa sei mesi e prende in considerazione gli ultimi 5 anni solari partendo dal 2011. La tematica scelta vuole favorire i professionisti sanitari, i cittadini, gli utenti ed i familiari ad attuare una riflessione introspettiva in merito all’argomento.
La contenzione fisica viene menzionata anche nel Codice Deontologico degli infermieri del 2009, attraverso l’articolo 30, che recita: L’infermiere si adopera affinché il ricorso alla contenzione sia evento straordinario, sostenuto da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali
.
Occorre infatti tenere presente che l'uso inappropriato o prolungato dei mezzi di contenzione può avere ripercussioni sia sul piano psicologico (del soggetto sottoposto a contenzione e dei familiari), sia sul piano fisico.
Tali conseguenze possono provocare dei danni diretti:
- lesioni neurologiche
- morte improvvisa
Possono essere provocati, inoltre, anche danni indiretti:
- aumento della mortalità
- declino comportamentale cognitivo e sociale.
Un altro aspetto da non sottovalutare è l’impatto che tale fenomeno ha sull’operatore, sia da un punto di vista emozionale sia per quanto riguarda gli aspetti pratici legati alla sicurezza. L’uso dei mezzi di contenzione deve quindi essere valutato con attenzione e deve essere limitato nel tempo.
Materiali e metodi
La ricerca si è svolta ponendosi come obiettivo principale l’acquisizione, la comparazione, l’analisi, la verifica e la dimostrazione dei dati presi ed analizzati nell’ambito della salute mentale del territorio fiorentino, previa autorizzazione da parte dei Dirigenti aziendali di riferimento.
Sono stati presi in considerazione i seguenti dati:
- numero di ore totali di contenzione;
- modalità di ricovero, se volontario o obbligatorio (T.S.O. e/o T.S.V.);
- numero degli utenti contenuti in rapporto al numero di ricoveri annuali;
- diagnosi che hanno portato alla contenzione.
Lo studio si avvale inoltre di un questionario, da me elaborato e consegnato, a cui hanno partecipato 136 studenti iscritti al I e II Anno del Corso di Laurea in Scienze della salute umana, sede di Empoli, per verificare quali fossero le loro conoscenze in merito a tale fenomeno. Il questionario è composto da 11 domande di cui 7 a risposta chiusa e 4 a risposta aperta e indaga i seguenti aspetti:
- dati relativi riferiti alla conoscenza della contenzione fisica;
- dati relativi all’aspetto legislativo della contenzione fisica;
- dati relativi alla gestione e alle conseguenze che possono derivare dal praticare contenzione fisica;
- dati relativi alla gestione della contenzione fisica da parte del personale sanitario.
Principali risultati di interesse infermieristico
L’archivio preso in considerazione mette in evidenza gli ultimi 5 anni, partendo dal 2015 andando a ritroso. Il fenomeno della contenzione, come vedremo nel grafico, ha avuto un andamento fluttuante. Partendo dal primo anno possiamo contare le ore totali relative alla contenzione fisica:
- 2011: ore 171 totali
- 2012: ore 255 totali
- 2013: ore 152 totali
- 2014: ore 525 totali
- 2015: ore 259 totali
Media ore contenzione fisica in totale: 272.
In tutti gli anni presi in considerazione è importante sottolineare che non sono stati riportati danni e/o lesioni da contenzione.
Per quanto riguarda il numero degli utenti contenuti possiamo notare che:
- 2011: 8 persone
- 2012: 6 persone
- 2013: 7 persone
- 2014: 11 persone
- 2015: 9 persone
La media delle persone contenute in questi anni è di 8,2: tenendo conto che all’anno vengono effettuati circa 330 ricoveri.
Conclusioni dello studio
A tutte le persone sottoposte a contenzione fisica è stato applicato il relativo protocollo aziendale per una corretta assistenza e gestione della persona.
La persona contenuta necessita sempre di un’assistenza infermieristica accurata e personalizzata.
Se la contenzione diventa l’unica scelta percorribile
In questo caso è fondamentale:
- che sia presente la prescrizione medica e che tale pratica sia limitata nel minor tempo possibile: non deve superare le 12 ore consecutive;
- che venga garantita alla persona la possibilità di movimento e di esercizio, a intervalli regolari e stabiliti dal protocollo garantendo il comfort e la sicurezza del paziente;
- che sia valutato costantemente l’eventuale insorgenza di effetti secondari dannosi attribuibili alla contenzione e che tutto venga registrato nella documentazione clinica.
Tra le scelte che possono essere attuate in alternativa alla contenzione meccanica o farmacologica, ci sono numerose tecniche ed interventi, ampiamente sperimentati a livello nazionale ed internazionale:
- aumentare il numero degli operatori;
- tecniche di de-escalation al fine di gestire la situazione in termini di sicurezza;
- informare e formare gli operatori sanitari sui rischi e i problemi associati all’uso di tale metodica;
- informare la famiglia rendendola partecipe e parte attiva del processo di cura;
- attivare se necessario le forze dell’ordine.
Per affrontare il tema della contenzione fisica nel tentativo di minimizzarla, appare fondamentale portare alla luce i numeri prodotti, la distribuzione e le modalità operative correlate al fine di conoscere la problematica ed individuarne percorsi di miglioramento condivisi in termini di prevenzione e assistenza.
Tutto questo ci permette di proporre ipotesi di miglioramento finalizzate a limitare il fenomeno. La numerosa partecipazione volontaria degli studenti al questionario, ha confermato l’importanza di dover conoscere e dare importanza a questa tematica.
Essi hanno definito in maniera appropriata la contenzione, definendola un atto sanitario che utilizza mezzi fisici, chimici, ambientali e meccanici che limita l’autonomia della persona. La maggioranza degli studenti, di entrambi gli anni, concorda che la contenzione ha bisogno sempre di una prescrizione medica e che sia una pratica che può portare in casi estremi anche alla morte.
Il ruolo dell’infermiere appare centrale nel processo di cura e attraverso il lavoro di équipe deve garantire i diritti e la sicurezza della persona.
Ho ritenuto opportuno e doveroso portare alla luce questa tematica. Rispettare i diritti umani delle persone è fondamentale e nel mio piccolo ho sempre cercato di farlo, sia come studentessa, ma prima di tutto come cittadina.
Siamo dei professionisti che hanno come obiettivo primario la cura, il rispetto e la dignità delle persone e, come tale, anche sotto un profilo strettamente etico, non dobbiamo mai scordarlo.
Articolo e ricerca a cura di Jessica Belzuino, Infermiera.
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