Assessore Marroni fa un bilancio di quanto è stato fatto in Toscana e spiega gli accorpamenti delle ASL
FIRENZE. Al convegno dei Dirigenti Infermieristici e dei Collegi Ipasvi Toscani dal Titolo "il futuro dell'Infermieristica in Toscana: 2015-2020" nella sessione dedicata al "Contesto, le scelte e i risultati del SST" ha parlato l’Assessore Regionale alla salute della Toscana Luigi Marroni il quale ha descritto brevemente cosa è stato fatto e quali sfide future prevede la riorganizzazione della Sanità in Toscana.
"I motivi della riforma sono molti e condivisi a più livelli, è stato fatto un lavoro enorme e di notevoli sforzi e già da tre anni stiamo lavorando sulle perfomance e sui conti economici. Pochi anni fa c’è stata una forte crisi nel sistema non solo da un punto di vista economico, questo ha inevitabilmente portato al dover ripensare a tutte le strategie organizzative nell’ottica di un continuo miglioramento e ricollocazione delle risorse."
Ci sono state molte leggi che hanno preso di mira proprio il comparto della sanità. Ma dopo aver passato un momento di forte crisi regionale, vogliamo tenere questo sistema sanitario a livelli qualitativi alti, in un sistema che, vogliamo ribadire, è rivolto a tutti quindi di carattere universalistico e con alti livelli di qualità certificata.
Cosa è stato fatto? In tre anni abbiamo messo i conti a posto, anzi c’è un surplus che abbiamo destinato ad ampliare il numero di persone con patologie croniche come ad esempio nelle malattie correlate con l’epatite C, che come sappiamo necessitano di cure molto costose.
Inoltre siamo tra le regioni prime nella classifica da parte del Ministero sia nel garantire i LEA che sulla qualità assistenziale (ricoveri adeguati, assistenza anziani, percorsi terapeutici ecc..), siamo riusciti ad avere un miglioramento negli esiti delle cure (sopravvivenza ictus, infarto ecc.). Altra questione è la rete ospedaliera dove abbiamo un alto indice di case mix (indice di complessità assistenziale dei nostri ospedali) e siamo, secondo i dati del ministero, i primi nella gestione dell’assistenza ospedaliera. Sono state aperte quarantasei case della salute e circa 2.000 letti sulle cure intermedie. Il Cronich care model si sta diffondendo sempre di più con una integrazione ospedale-territorio davvero interessante, ovviamente tutto è da perfezionare.
È stato chiesto di fare un grosso sforzo in termini di risparmio a tutte le Regioni e sappiamo bene che a pagarne le spese spesso è la Sanità.
Il nostro intento non è solo quello di tagliare, ma di investire le risorse in maniera diversa.
Affrontiamo una grande riforma in cui possiamo risparmiare e far fronte alla carenza, abbiamo pensato quindi a idee innovative e rivoluzionarie e crediamo che il tempo sia maturo per affrontare la questione degli accorpamenti ASL.
Insieme al nostro presidente Rossi abbiamo pensato alle possibilità di intervento insieme allo studio degli esiti della riforma.
La nostra riforma al di là della questione economica pensiamo sia arrivato il momento di un ripensamento delle ASL come in genere le pensiamo. Attualmente abbiamo diversi modelli di gestione assistenziale che vanno comunque integrati e resi unici nelle diverse realtà.
Servono anche infermieri con competenze trasversali e pronti alle innovazioni.
Siamo però legati a modelli organizzativi che cambiano troppo velocemente. Su questo dobbiamo riflettere infatti spesso cambiano le dirigenze e cambiano le organizzazioni.
I dirigenti e direttori cambiano ma l’organizzazione deve rimane se è buona ovviamente.
Le Asl sono dodici, ma nel momento in cui diventeranno tre dobbiamo puntare a un sistema organizzativo basato sull’organizzazione e sulle risorse come opportunità della riforma che non è soltanto una modalità territoriale della ASL, ma deve essere un qualcosa di più strutturato. Le nuove Asl devono essere un qualcosa di nuovo non possiamo avere tre ASL con il pensiero della vecchia organizzazione.
Il sistema deve essere basato su organizzazioni per processi e sulla standardizzazione dei processi con una valutazione ben definita. Ci saranno ovviamente dei limiti di libertà che ogni Asl deve adattare alle proprie esigenze .
Dobbiamo lavorare sull’organizzazione dei processi, sulla filiera ospedale territorio e pensare a una giusta e diversa evoluzione delle carriere.
Standardizzazione e linearizzazione dei processi anche se può sembrare un concetto troppo “ingegneristico” ci deve permettere di disegnare qualcosa di nuovo come se fosse una lavagna bianca in cui poter ri modellare le risorse già esistenti.
Stiamo creando dei gruppi di lavoro specifici che faranno afferenza a una rete di condivisione con programmazione regionale sui vari temi di interesse nella nuova riorganizzazione (esempio: modello integrazione ospedale territorio, nuove tecnologie, cronicità ecc. ) dove la parte infermieristica avrà ovviamente il suo ruolo. Successivamente pensiamo anche alla creazione di gruppi di ascolto con panel di confronto e assemblee aperte e interattive con i professionisti coinvolti
Come si organizza il lavoro degli infermieri?
Non è detto che in futuro un dipartimento di chirurgia o medicina non possa essere diretto da un infermiere, ma dobbiamo creare le condizioni giuste. Serve poi un'organizzazione sulle carriere professionali che devono essere misurate e mappate.
La questione anche dell’integrazione con gli Oss è molto importante, come figura di supporto agli infermieri per una corretta gestione della complessità assistenziale.
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