Rianimazione
“Pronto soccorso, cinque ore per un’urgenza”. È questo il titolo a tutta pagina utilizzato dal quotidiano “L’Arena” in riferimento all’accesso di una paziente di 93 anni che, inviata dal medico di una casa di riposo cittadina, ha atteso per questo tempo la visita medica.
Botta e risposta tra il medico inviante e la Simeu
L’invio era avvenuto per mezzo di un’impegnativa urgente per ittero ostruttivo e, una volta giunta al pronto soccorso di Borgo Trento, l’infermiere di triage le ha assegnato un codice verde. È qui che il medico inviante, il dottor Adami (peraltro presidente provinciale della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale), si scontra con le modalità operative proprie del pronto soccorso. Chi effettua il triage per l’assegnazione del codice di accesso deve tener conto della valutazione del medico di base
afferma Adami, aggiungendo che se una persona arriva con una prescrizione di urgenza firmata dal proprio medico, deve essere subito vista da un dottore e non da chi fa il triage. Questa deve diventare la prassi e vorrei che il responsabile della sanità regionale ne prendesse atto
.
A seguito di queste dichiarazioni non si è fatta attendere l’altrettanto decisa presa di posizione della Simeu, la Società italiana di medicina di emergenza ed urgenza. In un comunicato dei giorni scorsi, il presidente della sezione Veneto e Trentino Alto Adige, Biagio Epifani, si lancia in una doverosa difesa dell’organizzazione del pronto soccorso. Epifani ribadisce che l’attività di triage viene quotidianamente svolta da un infermiere che, secondo ampia normativa nazionale e regionale, possiede competenza, autonomia e responsabilità
.
Un processo che non può essere messo in dubbio e, prosegue Epifani, l’organizzazione dei percorsi in emergenza è e deve rimanere in capo ai direttori di dipartimento e di pronto soccorso
. In un momento storico di elevata conflittualità sociale – continua – troviamo poco opportuno porre in discussione sulla stampa l’operato di altri medici e addirittura l’impianto generale di modelli invece ben consolidati. L’idea di “smistamento” non è francamente accettabile senza immaginare scenari caotici dove la decisione sia esterna ai responsabili di processo
.
Ai pazienti e ai loro familiari che talvolta affrontano questo disagio – conclude Epifani - rivolgiamo la nostra comprensione umana e professionale, confermando il nostro costante impegno, in tutti i momenti e in tutte le condizioni, per il miglioramento della qualità dell’assistenza
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