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Emergenza-Urgenza

Infermieri e medici di Ps e 118 in piazza il 17 novembre

di Redazione

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I medici e gli infermieri del Pronto Soccorso e del 118 della Società italiana medicina di emergenza urgenza (Simeu), scendono nuovamente in piazza, a un anno di distanza, per sollecitare provvedimenti urgenti indispensabili a sanare le attuali difficoltà strutturali del Sistema.

I professionisti presenteranno le loro istante davanti a sede Ministero

Salvare il pronto soccorso per salvare un Ssn universalistico, equo e sostenibile è l’appello che i professionisti dell’emergenza urgenza Simeu rivolgono al nuovo Ministro Orazio Schillaci

Giovedi 17 novembre i medici e gli infermieri del Pronto Soccorso e del 118, saranno di nuovo presenti in piazza, ad un anno esatto della prima volta per una società scientifica: Simeu, società italiana medicina di emergenza urgenza, apolitica, apartitica, senza scopo di lucro, soggetto civile, voce attiva di professionisti sempre più in difficoltà nel rispondere alle reali esigenze di aiuto dei cittadini.

La condizione di estrema e pericolosa sofferenza dell'Emergenza Urgenza italiana esige purtroppo ancora di essere testimoniata pubblicamente: le istanze dei professionisti verranno rappresentate di fronte alla sede di lavoro del nuovo ministro della Salute, in Piazza Castellani sul Lungotevere Ripa. I tempi della politica purtroppo sono molto più lenti dei tempi delle necessità: occorre essere decisivi. C'è ancora tempo per salvare l'emergenza urgenza dalla crisi nella quale è sprofondata a causa di decenni di errori di programmazione? Occorrono decisioni tanto rapide quanto importanti. Lo comunica la Simeu in una nota.

Nell'ultimo anno abbiamo ottenuto il giusto riconoscimento identitario della nostra disciplina, grazie al Decreto su denominazione ed equipollenze - afferma il presidente Nazionale Fabio De Iaco - ma non può che essere un punto di partenza di una riforma sostanziale. Per scongiurare lo smantellamento dei servizi cui stiamo assistendo impotenti è necessaria una nuova visione strategica, che tenga conto delle mutate condizioni e delle nuove necessità e intervenga in tempi brevi e con decisione, per salvare il Pronto Soccorso italiano, partendo dalle proposte dei professionisti ma soprattutto dalle esigenze dei pazienti.

Sta infatti prendendo vita un'inedita alleanza con i cittadini, sempre più consapevoli della condivisione degli obiettivi con i professionisti della Sanità, soprattutto coloro che nelle moltiplicate difficoltà attuali continuano a garantire l'assistenza, 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno. Secondo Antonio Voza, segretario nazionale Simeu, amore e passione per una disciplina così incisiva sulla vita dei cittadini non mancano. Sono carenti le condizioni nelle quali operiamo che debbono assolutamente essere rifondate.

La medicina di emergenza urgenza è la 'golden medicine' in quanto opera in quella che tecnicamente è considerata la 'golden hour', il preziosissimo tempo che va da pochi minuti a poche ore che può fare la differenza tra la vita e la morte di un paziente. Un compito cruciale e difficile, che richiede specialisti preparati e non lascia spazio all'improvvisazione e all'approssimazione. Bisogna saper usare le mani come un chirurgo, la testa come un internista, avere presenti gli scenari possibili come un rianimatore - dice Giorgio Carbone, già presidente Simeu - tutto questo non può che tradursi in grande professionalità e corretta formazione. Non ci si può improvvisare specialisti di una materia non propria.

La mercificazione della salute non può far bene ai pazienti - aggiunge Beniamino Susi, vicepresidente Simeu - l'esternalizzazione di competenze cliniche penalizza gravemente la qualità delle prestazioni offerte, che in emergenza-urgenza rappresentano uno snodo vitale per i cittadini. E non dobbiamo dimenticare l'altro gravissimo problema che paralizza i servizi di emergenza e cioè la difficoltà al ricovero per mancanza di posti letto. Sempre secondo Susi oltre ai tanti indicatori fino ad oggi presentati sulle conseguenze dei pazienti che attendono per giorni in barella, è molto significativo il dato che nel giro di 10 anni l'indice di mortalità in Ps si è moltiplicata in quanto sono aumentati per numero i pazienti critici che un tempo avrebbero trovato posto nei reparti di degenza che purtroppo oggi invece attendono troppo a lungo un posto letto. Questo è indegno per una nazione evoluta.

Noi ci sentiamo golden doctors - afferma Angela, un'entusiasta specializzanda MEU - vogliamo fare il nostro lavoro, lo vogliamo fare bene! Siamo bravi e preparati, non abbiamo niente da invidiare ai nostri colleghi stranieri, siamo pronti a lavorare nei dipartimenti facendo la nostra parte. Resistere alla tentazione di lasciare l'Italia in queste condizioni è difficile ma dobbiamo farlo a difesa di una disciplina meravigliosa, bistrattata e non compresa. È come un paziente che ha bisogno di ossigeno: è come se il SSN fosse anch'esso in 'golden hour'. Io decido di lottare qui e di svolgere la mia professione nel tentativo di salvare il pronto soccorso dal rischio estinzione e di essere un esempio per i colleghi della mia generazione.

Anche gli infermieri vivono gli stessi disagi, oppressi da un numero fuoriscala di pazienti da assistere a causa del fenomeno del boarding. Secondo Franco, infermiere esperto da sempre in Pronto soccorso, le nostre competenze troppo spesso vengono messe in discussione senza avere consapevolezza del ruolo concreto e cruciale che esercitiamo quotidianamente nei Pronto Soccorso e sui mezzi del 118. Una condizione faticosa e frustrante che ci toglie il fiato. Il team in emergenza urgenza è fondamentale, il nostro supporto ha il grande valore che i medici ci riconoscono.

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