Riccardo è un infermiere clinico, da molti anni. Da quando ha deciso di specializzarsi in rianimazione e lavorare esclusivamente in quel tipo di reparto, nonostante abbia cambiato più volte struttura ospedaliera. Oggi – ci scrive – non ha un titolo particolare né un ruolo particolare. Però ha un’idea, un’idea che ha trovato non pochi ostacoli, ma che non può più rimanere nel cassetto, dove invecchierebbe e morirebbe senza portare innovazione. È per questo che ha deciso di condividerla, con la speranza che qualcuno la trovi interessante quanto lui e trovi il coraggio di indagarla, magari insieme, per un’eventuale pubblicazione.
La mia idea di competenze infermieristiche evolute
Esempio di ventilazione meccanica
La IMV (ventilazione meccanica invasiva ) è la ventilazione che avviene attraverso presidi invasivi ed in quanto tale, provoca una serie di complicanze che ne suggeriscono un uso mirato, accurato e limitato nel tempo.
La necessità di abbreviare il tempo in cui il paziente è sottoposto a IMV ha fatto sì che si ideassero e validassero metodi e calcoli per prevedere il successo futuro di un tentativo di svezzamento, per il ripristino completo dell’autonomia respiratoria.
Questi algoritmi, alcuni complessi, altri molto più semplici, vengono definiti predittori positivi dello svezzamento . Il numero risultante da questi calcoli suggerisce, insieme ad altri valori (emogasanalitici, emodinamici etc…) se può essere attuato, con probabile successo, lo svezzamento del paziente.
Mi spiego meglio: se in una scala da 1 a 10 in cui 5 è il valore soglia sotto il quale non posso pensare di tentare uno svezzamento, se ottengo un risultato di 7 ho una predizione positiva che mi può far pensare che lo svezzamento possa riuscire.
Se avete compreso il concetto di predittore positivo tenetelo a mente, ma un attimo in disparte.
La NIV (ventilazione non invasiva) nasce proprio dal presupposto di ridurre le complicanze di una ventilazione meccanica invasiva. Essa però non necessita dell’uso di presidi invasivi per la ventilazione, nonostante possa usare molte modalità di ventilazione di una IMV.
È stato ampiamente dimostrato che l’outcome di successo di un trattamento non invasivo dipende direttamente dalle competenze infermieristiche. Nella NIV non esistono predittori positivi di ventilazione.
D’altro canto, a cosa mi servirebbe un numero che mi dice se, una volta posizionata una NIV, questa può essere effettuata? La sto già facendo!
No, nella NIV non occorrono predittori positivi . Ciò che occorrerebbe nella NIV è un predittore che, prima di iniziare ad effettuare la ventilazione, mi indichi se il paziente ha la capacità di portare avanti questo tipo di ventilazione o se, al contrario, conviene procedere ad intubazione endotracheale e ad IMV evitando così un esaurimento delle già scarse risorse respiratorie. Quindi mi servirebbe un predittore che mi predica l’insuccesso della NIV , non il successo.
Riprendiamo adesso il concetto di predittore positivo : una scala da 1 a 10 in cui il valore soglia è 5 e sotto al quale non posso pensare di attuare uno svezzamento.
Ragioniamoci: se con lo stesso predittore positivo ottengo un valore di 3 posso dire che il paziente non è in grado di respirare autonomamente per molto tempo? Sì.
Quindi, in questo caso, il predittore positivo diventa un predittore negativo di ventilazione , cioè predice l’insuccesso di una ventilazione spontanea.
Quindi se calcolo un predittore negativo ad un paziente al quale credo possa essere applicata una NIV posso ragionevolmente pensare che il predittore negativo mi indichi il futuro fallimento della ventilazione non invasiva?
Ecco, la strutturazione dell’idea nasce così. L’indagine della stessa risulta oggi molto parziale e poco affrontata, eppure la NIV è una ventilazione che sta prendendo sempre più campo nel mondo sanitario e che non è legata a nessun tipo di predittore, ma solamente alla sensazione ed alla sensibilità del medico e dell’infermiere ed ai valori emogasanalitici , emodinamici, etc.
Inoltre, se fosse validato un tale predittore per la NIV, esso potrebbe essere indice di evoluzione di patologia, per esempio BPCO ?
Al ridursi del valore del predittore negativo potrebbe corrispondere un’evoluzione della patologia?
Queste io credo siano competenze infermieristiche evolute.
Riccardo Corsaro , infermiere
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