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cardiologia

Stent coronarico

di Sara Pieri

Lo stent coronarico è un presidio medico a forma di cilindro, metallico, a maglie, espandibile, in grado di mantenere la pervietà di un vaso arterioso coronarico occluso; viene utilizzato come pratica complementare negli interventi di angioplastica coronarica percutanea (PTCA), come una sorta di sostegno alle pareti della coronaria occlusa dopo che, grazie alla forza esercitata dal pallone espanso durante la procedura, si è ripristinato il lume vasale.

Indicazioni allo stent coronarico

L’intervento combinato di PTCA con posizionamento di stent viene chiama angioplastica con stenting coronarico.

Lo stent coronarico risulta essere un presidio “intermedio” nei pazienti in cui la terapia puramente farmacologica non è più indicata e il posizionamento di bypass coronarico non ancora necessario.

Confronto tra pre e post intervento coronarico percutaneo con stent a rilascio di farmaco (DES)

Ad oggi gli Stent Medicati (DES) sono considerati il gold standard per interventi di rivascolarizzazione coronarica considerando le loro potenti proprietà antiproliferative, nonostante presentino ancora delle limitazioni, specialmente per quanto riguarda il loro utilizzo in alcuni distretti anatomici particolari come biforcazioni o vasi di piccolo calibro, l’aumentato rischio emorragico a causa della terapia antiaggregante prolungata.

A livello europeo, già dal 2007, si inizia ad impiegare la tecnologia a Pallone Medicato (DCB) allo scopo di fornire una terapia combinata:

meccanica con la dilatazione del pallone e biologica con il rilascio di farmaco nella parete vasale, il tutto per evitare l’impianto di una protesi permanente

I DCB di ultima generazione sono stati implementati proprio per superare i limiti dei DES sopraelencati, indicandoli in letteratura come trattamento di prima scelta per i casi di restenosi intrastent (ISR); risultano efficaci anche nel trattamento in altri contesti, specialmente nei piccoli vasi e nelle biforcazioni considerando che l’impianto dello stent implicherebbe una rigidità vasale pericolosa in relazione alle forze di torsione, compressione, flessione dei distretti anatomici sopra citati. Il taxolo (paclitaxel) è il farmaco lipofilico maggiormente impiegato nei DCB.

Rischi e complicanze correlati allo stent coronarico

L’intervento di applicazione di stent coronarico è una procedura comune, rapida, che comunque non resta esente da complicanze più o meno comuni, tra le quali:

  • Restenosi causata da crescita eccessiva di tessuto in corrispondenza dello stent posizionato
  • Ictus o infarto a causa di trombi formatisi in corrispondenza dello stent: a tal proposito viene prescritta una terapia con doppio antiaggregante a base di aspirina e inibitore piastrinico P2Y12 (es. clopidogrel) da scegliere in base al diverso rischio trombotico paziente dipendente
  • Emorragia nel punto di inserimento del catetere per eseguire la procedura
  • Lesione della parete vasale durante il passaggio del catetere
  • Insorgenza di aritmie durante la procedura
  • Reazioni avverse al mezzo di contrasto utilizzato durante la procedura radioguidata
  • Infezioni locali/sistemiche
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