Leggendo il titolo di questo dossier del futuro molti di voi penseranno: “ecco il solito elenco di leggi, decreti, ecc...” ed invece no. Non mentirò dicendo che qualche legge non sarà citata, ma il mio scopo è ben diverso. Cercare di capire chi è l'infermiere nel 2013, da dove sono partiti i nostri predecessori per arrivare ad essere i professionisti che oggi siamo e soprattutto quale sarà la strada che intraprenderemo nel prossimo futuro, è l'obiettivo di questo articolo.
Dalle scuole convintto al numero uni 118
Tutto parte nel lontano 1940 con il R.D. 1310, che istituiva le scuole convitto. Aperte solo alle donne di indiscussa moralità e caratterizzate da una forte connotazione religiosa, vedevano le allieve infermiere impegnate in un iter formativo con una preponderante parte pratica. La dipendenza dal medico era quasi assoluta e tutto ciò che non era espressamente ricompreso nel mansionario non poteva essere svolto.
Un secondo step viene compiuto con il DM.M. 225/1974, che modifica il regio decreto del 1940, ampliando le competenze infermieristiche e riconoscendo l'importanza dell'organizzazione di piani di lavoro e di riunioni periodiche dello staff infermieristico. Viene in qualche modo riconosciuta anche un prima sorta di specializzazione infermieristica, ovvero il nurse d'anestesia.
Prima di giungere alla tanto agognata autonomia professionale, meritano una citazione le fonti extramansionariali. Se pur relegate in un ambito specifico della professione (area dell'emergenza-urgenza) hanno rappresentato sicuramente un passo in avanti importante. Tra queste ricordiamo l'istituzione del numero unico per l'emergenza sanitaria 118 (1992), il quale prevedeva che la responsabilità operativa della centrale 118 era affidata a personale infermieristico preparato e formato, e l'attribuzione della responsabilità dell'attività di triage all'interno del Dipartimento di Emergenza Accettazione a personale infermieristico con almeno 6 mesi di esperienza in Pronto Soccorso ed adeguatamente formato.
L'autonomia raggiunta
Detto ciò, nel 1994 con il D.M. 739, si arriva finalmente ad un'autonomia professionale lungamente ricercata. Viene sancito che l'infermiere è l'operatore sanitario responsabile dell'assistenza infermieristica generale e che il servizio di assistenza alla persona e alla collettività viene realizzato attraverso interventi specifici, autonomi e complementari di natura tecnica, relazionale ed educativa.
Vengono inoltre stabilite le 5 aree della formazione post base :
- area critica,
- area geriatrica,
- area pediatrica,
- area salute mentale,
- area sanità pubblica.
Ma la vera e piena autonomia viene raggiunta nel 1999 con la legge n.42 che sostituisce la dicitura "professione sanitaria ausiliaria" con "professione sanitaria", abolendo di fatto quella "ausiliarità" che la professione infermieristica aveva fino ad allora mantenuto nel confronti di quella medica. Nella medesima legge inoltre,viene stabilito il campo proprio di responsabilità dell'infermiere, che sarà lo spunto per successive riflessioni in merito alle competenze.
Last but no least, come direbbero gli inglese, la legge sull'istituzione della dirigenza (251/2000), che prevedeva appunto che il ruolo di dirigente infermieristico fosse ricoperto da un'infermiere con adeguata formazione (Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche) ed un esperienza almeno quinquennale nel profilo di appartenenza.
L'infermiere nel 2013 e oltre: T.N.C. e Beb manager
Terminato questo rapido ma doveroso excursus, che spero non vi abbia annoiato troppo, torniamo alla domanda che ponevo nelle prime righe dell'articolo: chi è l'infermiere del 2013? L'infermiere del 2013 è un professionista, che ha raggiunto un buon livello di autonomia, con un'adeguata formazione in ambito universitario. Detto ciò, sicuramente vi sono molti ambiti in cui la risorsa infermieristica deve essere maggiormente presente, con una formazione di livello sempre più elevato sotto il profilo clinico-assistenziale ma anche relazionale.
Uno di questi ambiti è sicuramente l'assistenza domiciliare integrata. La gestione delle patologie croniche sul territorio come diabete, BPCO, scompenso cardiaco, ecc.., permettono l'infermiere, attraverso la stesura di un'adeguato piano assistenziale, di valutare costantemente la compliance del paziente al piano stesso, riconoscendo tempestivamente l'insorgenza di complicanze, allorquando queste siano ancora trattabili a domicilio, evitando cosi ospedalizzazioni inutili, stressanti per il paziente e costose per la comunità.
Spostandosi in un'altro ambito completamente diverso, quale quello dell'emergenza-urgenza, in ambito intraospedaliero nel D.E.A., sarebbe auspicabile una sempre maggior presenza del T.N.C. (Trauma Nurse Coordinator). Da anni presente nelle realtà del mondo anglosassone, il T.N.C., che in Italia non esiste ancora, potrebbe essere identificato come un'infermiere esperto (avanzato senior).
Il T.N.C. dovrà trovare collocazione all'interno del Sistema Traumi attraverso il monitoraggio del processi assistenziali dei pazienti supportato da conoscenze scientifiche e dalla letteratura nazionale ed internazionale. Dovrà sapere analizzare i dati e da quelli proporre risposte adeguate tenendo conto dei tempi, dei costi, delle risorse umane disponibili e soprattutto valutare se il percorso individuato rappresenta il miglior compromesso possibile per quel paziente ed eventualmente individuare percorsi alternativi.
Come si può vedere, il T.N.C. È una figura ibrida, cioè affianca ad una connotazione gestionale ed organizzativa una più prettamente clinico-assistenziale. Inoltre sempre il T.N.C. Svolge un importante attività di consulenza per “l'infermieristica del trauma” e partecipa a periodiche riunioni, a livello di direzione sanitaria, per migliorare i percorsi clinico-assistenziali per il paziente traumatico.
In ambito invece più strettamente gestionale, l'infermiere Bed-Manager rappresenta sicuramente un'importante opportunità per la nostra professione. A braccetto con la figura del Bed-Manager vi dovrebbe essere un nuovo concetto di ospedale, non più rigidamente separato in Unità Operativa, ma organizzato per livelli di intensità di cura.
In questo contesto l'infermiere Bed-Manager, ha il compito di effettuare la corretta presa in carico del paziente a partire dal ricovero fino al rientro a domicilio o in struttura, garantire maggior sicurezza e comfort al paziente durante il ricovero con la garanzia di un percorso protetto fino alla dimissione gestire in maniera fluida la dimissione ospedaliera.
In sostanza non sarà più l'unità operativa a gestire e trasferire il paziente da un reparto all'altro, bensì il B.M., in relazione ai flussi di entrata e di uscita dei pazienti dall'ospedale, in collaborazione con il personale infermieristico e medico, attuando scelte diverse giorno per giorno.
In un articolo pubblicato nel 2007 su Journal of nursing managment, una corretta gestione dei flussi dei paziente non solo contribuisce all'ottimizzazione delle risorse disponibili ma anche a migliorare l'esperienza di degenza del paziente. Il B.M. Ricopre chiaramente questo importante ruolo dopo un adeguato percorso formativo ed una consistenza esperienza assistenziale e gestionale. Non va infine tralasciata l'importanza di focalizzare la formazione su aspetti di natura relazionale e di leadership.
In conclusione come si è potuto vedere dagli esempi sopra descritti, l'infermiere ha un'ambito di competenze molto ampio, che è sancito dal profilo professionale, dal codice deontologico e dai contenuti didattici dei corsi di base e post-base, salvo fatto sempre il rispetto delle competenze in seno alle altre professioni. L'infermiere di oggi dovrebbe sempre più incrementare le proprie competenze e conoscenze nell'ambito assistenziale a lui più affine, per giungere ad un futuro di piena e consapevole autonomia che si traduca in un incremento della qualità dell'assistenza erogata ai paziente.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?