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Testimonianze

Nel nome dei bambini

di Redazione

Caterina ha sempre avuto un sogno: quello di lavorare con i bambini. Per questo è diventata un’infermiera pediatrica. È laureata da qualche mese e ha tante speranze e tante aspettative, che però si scontrano con la dura realtà dei fatti.

La specializzazione non riconosciuta

Non è possibile che in questo paese non si riesca a lavorare - lamenta -. Non si può nemmeno partecipare ai concorsi, perché gli infermieri pediatrici non vengono assunti.

E sbotta: La cosa assurda è che in un paese dove si tutelano i bambini in ogni mondo (dalla tv alla scuola, passando per la famiglia), proprio nella sanità i piccoli vengano affidati a cure sommarie, cure senza specializzazione, senza esperienza, senza averlo studiato, attuato e imparato.

Dopo tre anni a contatto con pazienti di qualsiasi reparto, dopo tre anni in cui abbiamo imparato ad assistere a 360 gradi il neonato come l'adolescente, noi professionisti non possiamo agire

Motivo? Troppo spesso ci siamo sentiti rispondere che non essendo un ospedale pediatrico, non possono assumerci. Perché il rischio è quello di tenere personale fermo solo nei reparti pediatrici. Il problema è che la nostra figura non è ancora riconosciuta come tale.

Il tutto condito da una battaglia quotidiana in cui la professione dell’infermiere è sempre più screditata. Tante volte abbiamo pensato di aver sbagliato corso di laurea - dice ancora Caterina - perché addirittura per il nostro ordine siamo ancora vigilatrici d’infanzia.

Perché? Perché i pediatri sono comunque medici e noi non siamo altro che vigilatrici? Non siamo infermieri anche noi? Perché non siamo riconosciuti? Siamo specialisti e dovremmo riservare ai bambini una cura specifica, basata su competenze specifiche appunto. Purtroppo però tutto questo non viene affatto riconosciuto e io credo che questo vada un po’ anche a discapito degli stessi piccoli pazienti.

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