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Luisa, l'infermiera atleta che corre in handbike

di Leila Ben Salah

Quando si è svegliata in quel letto di rianimazione con la testa confusa e i colleghi attorno, Luisa Pasini è come piombata da un altro mondo. Lei, infermiera di 43 anni amante dello sport, fino al giorno prima si prendeva cura dei pazienti e adesso invece era diventata lei stessa la paziente. E non una paziente in qualsiasi reparto: una paziente ricoverata in rianimazione.

La storia di Luisa, l’infermiera atleta rinata grazie allo sport

luisa pasini

Luisa Pasini con le colleghe

Era marzo del 2013 quando Luisa ebbe un tragico incidente stradale. Ero in macchina – racconta – e non ricordo molto. Tranne che a un certo punto mi sono svegliata nel letto della rianimazione dove lavoravo. In seguito a quell’incidente Luisa riportò una lesione midollare e un trauma cervicale alto che le causarono una tetraplegia. In pratica, da quel momento Luisa rimase paralizzata dal petto in giù, con una ridotta capacità motoria delle braccia e delle mani.

Fino al giorno prima lavorava in rianimazione al Policlinico di Pavia come infermiera. Poi all’improvviso tutto cambiò. Mi sono trovata di punto in bianco a vedere il mondo da un letto d’ospedale – dice Luisa – ed è stato un impatto molto forte. Mi sono affidata completamente nelle mani dei miei colleghi, di cui mi fidavo ciecamente. Ho avuto la fortuna di essere assistita da personale che conoscevo e quindi di essere super-coccolata e seguita come un familiare. Dalla rianimazione, Luisa fu spostata dopo una decina di giorni al Niguarda per la riabilitazione. Ed è lì che avvenne la svolta.

Per lei abituata a correre in bici, l’idea di dover ricorrere all’aiuto di altre persone per ogni più piccola attività rappresentava un incubo. Ma al Niguarda, Luisa ha scoperto una nuova realtà. Lì associavano alla terapia convenzionale la sport-terapia – racconta Luisa -, in pratica lo sport inteso come forma terapeutica integrante, perché contribuisce al miglioramento della forma fisica, migliora la postura e rafforza la muscolatura. Mi hanno aperto un ventaglio di possibilità di approccio allo sport, che non credevo possibile. Per me è stata un’emozione indescrivibile. E mi ha permesso di vedere delle prospettive future e di ritorno alla pratica sportiva che amo tanto.

Florence Nightingale

Così Luisa si è messa a praticare handbike ed è diventata così brava che si sta preparando per i mondiali dell’anno prossimo che si terranno in Italia. Ma non è detto che non riesca ad andare a quelli di quest’anno, a settembre in Sudafrica. Sono uscita dal Niguarda – dice - i primi di novembre e a metà novembre ho avuto la fortuna di conoscere una società sportiva appena nata in una zona vicino Pavia. Il fondatore è Ercole Spada e mi ha stimolata a entrare nel loro team. Da qui è iniziata mia avventura come sportiva, non più a livello amatoriale come prima dell’incidente.

Insomma, una vera e propria rinascita. E non solo sportiva. Infatti, Luisa dopo un anno e mezzo è tornata anche a lavorare. Sono ritornata in rianimazione a Pavia – dice –. Il mio rientro è stato fortemente voluto da me, ma anche da tutto il personale, dai miei superiori, dalla dirigenza medica e infermieristica. Tutti mi hanno aiutata e supportata molto, hanno creato tutte le condizioni per permettermi un rientro agevole al lavoro. Adesso Luisa si è trasferita in medicina del lavoro. Sta bene. Tra alti e bassi dice lei, ma ha ricominciato a vivere e quella che ha davanti adesso è una vita tutta nuova, inevitabilmente diversa, ma con tante soddisfazioni che l’aspettano dietro l’angolo.

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